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L’UE critica la manovra finanziaria di Italia e Germania

Da gennaio torna il patto di stabilità e la Commissione Europea mette in guardia

Secondo la Commissione europea, il documento programmatico di bilancio dell’Italia per il 2024 non è pienamente in linea con le raccomandazioni del Consiglio.
Una manovra di correzione dei conti pubblici potrebbe essere necessaria nella prossima primavera.
Molto dipenderà dalle decisioni sulle nuove regole del Patto di Stabilità e Crescita che, a meno di fatti nuovi, tornerà in vigore all’inizio dell’anno venturo.
Un giudizio analogo a quello sulla manovra finanziaria dell’Italia è stato formulato per altri otto Stati membri, tra i quali la Germania.
 
Prosegue, intanto, il negoziato sulle proposte della Commissione per la revisione intermedia del bilancio pluriennale dell’Unione.
L’Esecutivo della Ue ha chiesto agli Stati membri maggiori risorse finanziarie per un ammontare di 66 miliardi di euro fino al 2027, di cui 50 destinati al sostegno dell’Ucraina.
La parte restante servirebbe a finanziare i maggiori costi dovuti all’aumento eccezionale dell’inflazione.
La Commissione non ha previsto maggiori stanziamenti per il bilancio agricolo.
 
Resterebbe, quindi, invariata anche la dotazione - che ammonta a 450 milioni di euro - della riserva di crisi della Politica Agricola Comune (PAC) che è stata utilizzata per compensare in misura assolutamente inadeguata rispetto ai danni provocati dal cambiamento climatico.
Va ricordato che i fondi della UE assegnati all’agricoltura dal 2021 fino al 2027 hanno già subito una riduzione di circa il 15% in termini reali rispetto al precedente periodo di programmazione.
Il taglio è stato reso più profondo da un aumento senza precedenti dei costi di produzione, a partire da quelli energetici, per le conseguenze economiche della pandemia e dell’aggressione russa all’Ucraina.
 
L’elevato ricorso alle importazioni di gas naturale dalla Federazione di Russia ha messo in crisi il sistema produttivo europeo.
È stata necessaria una rapida diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ma la dipendenza dall’import resta ovviamente elevata in attesa della crescita delle energie rinnovabili.
È alta anche la dipendenza dai paesi terzi per le materie prime – a partire dalle terre rare cinesi – che sono indispensabili per conseguire la neutralità climatica alle scadenze prefissate.
 
Sono stati varati una serie di provvedimenti per migliorare la situazione, ma servono tempo e investimenti. Secondo le stime della Commissione, la transizione energetica e digitale richiede investimenti aggiuntivi nell’ordine di 650 miliardi di euro fino al 2030.
Per le produzioni agricole di base, con l’eccezione delle proteine vegetali, l’Unione europea è autosufficiente.
Non solo, la Ue è anche il primo esportatore mondiale di prodotti agricoli alimentari. Nel 2022, le vendite sui mercati dei paesi terzi sono ammontate a 230 miliardi di euro.
 
Cifre e risultati di assoluto rilievo, ma il «Green Deal» dell’Unione europea applicato all’agricoltura non può essere realisticamente realizzato senza maggiori assegnazioni di bilancio.

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