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Siamo «Europe diverse», l’utopia di una coesione sociale

Concluse le presentazioni dei progetti finanziati dall’Europa in Trentino la discussione si è soffermata su Stati Uniti, Russia, Turchia, mondo arabo


 
Mario Delpero, professore di storia americana a Parigi, ha esordito parlando dell’eurofobia del presidente americano Trump.
«L’America è in antitesi rispetto all’Europa e sta seguendo una politica più transpacifica che transatlantica. Trump sulla scena internazionale si muove in maniera un po’ anarchica e la sua “eurofobia” ha una componente germanofoba.»
Fazila Mat, collaboratrice dell’Osservatorio Balcani Caucaso dalla Turchia, ha mostrato attraverso le pagine dei giornali turchi l’amore-odio fra Unione Europea e Turchia, dalle speranze dell’accordo commerciale del 1995 fino allo «stupidi» inviato agli europei sui media dopo lo stop ai negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione.
Federico Petroni di Limes ha mostrato le tipiche cartine della rivista geopolitica, indicando come la «cortina di ferro» si sia spostata sulla linea San Pietroburgo-Rostov.
«I russi – ha spiegato – vedono minacce di accerchiamento a ovest dalla Nato, da sud la minaccia del ritorno jihadista, a sud-est il “pericolo giallo” di Giappone e Cina».
 
Leila El Houssi, che insegna storia dei paesi islamici all’Università di Padova, ha voluto sottolineare come nel mondo dopo l’11 settembre 2001 «i ragazzi di seconda generazione percepiscano ostilità nei loro confronti e si interroghino profondamente sulla propria identità».
Mat ha ricordato come in Turchia 150mila persone abbiano perso il loro posto dopo il «golpe», tra i quali 4mila accademici, due dei quali sono al 67esimo giorno di sciopero della fame. In Turchia attualmente oltre 150 giornalisti sono in prigione.
Delpero ha ribadito la debolezza interna di coesione europea ricordando come «gli anni Novanta siano stati un’occasione perduta per i Balcani, in quell’area l’assenza dell’Unione Europea è stata dolorosa».
 
Ai media è stato dedicato l’incontro delle 16.30 con Thierry Vissol, già consigliere speciale della rappresentanza italiana della Commissione europea, che ha sottolineato come vi sia «un’utopia di coesione sociale in Europa, dove non c’è un contratto sociale e spesso non vi sono veri corsi di cittadinanza europea».
Claudio Giunta, professore dell’Università di Trento, ha spiegato come «in altri contesti come quello del Nord Europa ci sia stata più “barriera” nei confronti dei social media, mostrando un atteggiamento più maturo».
Chiara Sighele, direttrice area progetti dell’Osservatorio Balcani Caucaso, ha sottolineato come nell’eurobarometro di novembre 2016 il grado di fiducia verso i media fosse al 53%. Nicolò Carboni, admin della pagina Facebook «Gli eurocrati», ha spiegato la scelta della pagina Facebook di spiegare l’Europa ribaltando il punto di vista e cercando però allo stesso tempo di «smontare» alcuni dati pressapochisti dei media italiani.

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