Home | Esteri | Libano | Il disastro di Beirut: quale impatto sull'economia italiana?

Il disastro di Beirut: quale impatto sull'economia italiana?

Anche se gli scambi con l’Italia non sono particolarmente intensi, merita comunque individuare i settori e le regioni italiane più colpite da questo dramma

Una ricerca condotta da Cnr-Ircres mostra che le esportazioni italiane verso il Libano sono concentrate nel trasporto via mare e che il settore più colpito è quello della raffinazione petrolifera, a cui seguono i tipici prodotti del made in Italy (macchinari, arredamento, chimica).
La localizzazione delle raffinerie determina che le regioni più coinvolte siano Sardegna e Sicilia, a cui seguono le aree dei distretti industriali.

Il dramma del Libano, che concentra il 90% delle importazioni nelle attività portuali, ha dei pesanti effetti sull’economia del Paese dei Cedri e sull’economia dei suoi paesi partner.
Anche se gli scambi con l’Italia non sono particolarmente intensi, merita comunque esaminarne la composizione settoriale e territoriale, per individuare i settori e le regioni più colpite da questo dramma inatteso.
 
A livello aggregato, nel 2019 si sono registrate quasi 1,2 miliardi di euro di esportazioni e solo 40 milioni di euro di importazioni.
L’asimmetria commerciale a nostro favore induce ad analizzare soltanto la componente in uscita dal nostro Paese, che nella tabella 1 viene disaggregata sulla base del mezzo di trasporto utilizzato.
Si trova conferma del ruolo centrale esercitato dall’infrastruttura portuale di Beirut, che anche nel caso italiano assorbe quasi tutte le importazioni del paese.
 
Tabella 1: Esportazioni per mezzo di trasporto utilizzato (2019).

Elaborazioni Cnr-Ircressu dati Istat.

L’analisi dei settori più coinvolti nel commercio verso il Libano vede una elevata concentrazione dei prodotti energetici, che dalle raffinerie italiane localizzate sulle nostre coste imbarcano il prodotto per la consegna al porto di Beirut (Tabella 2).
Circa mezzo miliardo di export riguarda questi prodotti, a cui seguono i tipici prodotti del Made-in-Italy, quali macchinari (con il 20% del totale esportato), chimica, alimentari e arredamento (con circa 7-8-% ciascuno).

Tabella 2: Esportazioni via mare per settore (2019).

Elaborazioni Cnr-Ircressu dati Istat.

A livello territoriale, la localizzazione delle raffinerie determina gran parte della provenienza regionale delle esportazioni italiane, con la Sardegna e la Sicilia che assorbono un quinto ciascuna dell’impatto negativo del disastro al porto libanese, a cui seguono le aree tipiche distrettuali de Made-in-Italy, quali Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana (Tabella 3).

Tabella 3: Esportazioni* per regione (2019).

Elaborazioni Cnr-Ircressu dati Istat
*Export con ogni mezzo di trasporto.

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande