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Giappone, un viaggio sorprendente/ 2 – Di Luciana Grillo

La prima tappa è Kobe, la città famosa per le sue mucche dalla carne pregiata, noi però preferiamo andare a Osaka

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(Link alla puntata precedente)
 
L’imbarco è di solito un momento piuttosto caotico: tutti hanno fretta di salire a bordo perché sono stanchi dopo un lungo viaggio, mentre i bagagli, lasciati in custodia agli addetti, vanno per la loro strada e raggiungono le cabine.
Ma in Giappone sono ben organizzati: ci fanno accomodare in un capannone, portano altre sedie per far sedere tutti, consegnano un numero per l’imbarco e, dopo una ventina di minuti di attesa (avevamo il numero 1 perché siamo crocieristi abituali e abbiamo molti «punti»), ci precedono verso la nave.
L’accoglienza della hostess addetta all’ospitalità - Lidia - è ottima. Comincia così la vita a bordo, con un pranzo veloce al self service e con le nostre valigie già pronte per essere aperte in cabina, dove ci attendono (sempre per via dei «punti») una bottiglia di Ferrari ed un cesto di frutta, insieme a prodotti da toilette firmati Trussardi.
Tutti i pomeriggi arriveranno deliziosi pasticcini, inviti a cocktail e gala; in cabina disponiamo di bollitore e buste di the e tisane a cui ricorriamo quando rientriamo dalle escursioni.
 

 
Prima tappa, Kobe, la città famosa per le sue mucche dalla carne pregiata. Noi però preferiamo andare a Osaka, guidati da un gentile professore dal nome rombante Suzuki che ci è stato consigliato da Chen e che ci accompagna in metropolitana e poi in treno in città.
Abbiamo scelto di servirci di mezzi pubblici per non rischiare di perdere la nave in caso di traffico. Tutto è semplicemente perfetto: i treni sono in orario, i posti a sedere ci sono sempre. C’è chi legge e chi maneggia lo smartphone, gruppi di ragazzi parlano a voce bassa.
Osaka è una città moderna, vivacissima. È un porto commerciale importante e un centro di affari. Gli abitanti sono circa 2.500.000.
Gli shogun (i samurai) hanno lasciato una traccia visibile nel Castello che si innalza su una collina, circondato da un parco ricco di ciliegi e da un canale.
È stato ricostruito nel 1931, sono state recuperate alcune strutture, moderna è chiaramente una torre con tigri rivestite in foglia d’oro.
Vegetazione ricca, caldi colori autunnali.
 

 
Un taxi veloce, con impeccabile autista in nero e guanti bianchi che si inchina ogni volta che saliamo e scendiamo ci porta allo Sky Building, un edificio di 40 piani costituito da due torri gemelle.
Interessante è il giardino pensile, da cui si vede un panorama affascinante, dove tante persone si fermano a leggere o a prendere l’aperitivo.
Ultima e imprescindibile tappa è Dotonbori, un quartiere vivo, molto frequentato a tutte le ore del giorno e della notte, dove si ritrovano a mangiare o a fare compere sia i residenti che i turisti.
Interminabili e ordinate file indicano l’ingresso dei negozi e dei ristoranti più frequentati: insegne vistose propongono la carne di Kobe o i granchi o le polpette di polpo (tako).
Suzuki ci invita a provarle, sono palline morbide che mangiamo con le bacchette… con non poche difficoltà.
Non sappiamo bene cosa ci sia dentro oltre qualche tentacolo… ma sono gustose, così calde che rischiamo l’ustione.
Suzuki ci guarda sorridendo, seduto per discrezione un po’ in disparte.
 

 
La crociera continua, un giorno di navigazione ci permette di riposare, di leggere, di conversare con altri passeggeri e con il personale di bordo.
La nave è un grande albergo galleggiante diretto dall’Hotel Director: Benedetto Minuto, di origine calabrese, cortese e disponibile mi racconta la sua esperienza di navigante, ma anche di marito e padre.
I lunghi mesi di imbarco, durante i quali sente un po’ di nostalgia, sono sempre impegnati in mille incombenze.
Il personale appartiene a diverse nazionalità, bisogna coordinarlo, far in modo che tutti, collaborando, possano offrire il servizio che i passeggeri si aspettano. In sostanza, devono offrire ciò che loro stessi vorrebbero, se fossero passeggeri!
L’Hotel Director cerca un contatto diretto, sia con il personale che con gli ospiti; per loro organizza incontri - ora il the, ora il cocktail - durante i quali conversa con tutti, per comprendere al meglio esigenze e aspettative.
 

 
Un’altra figura importante è la direttrice (o il direttore) di crociera che si occupa dell’intrattenimento e delle escursioni: dunque pensa ai bambini che possono ritrovarsi in un miniclub, agli adulti che amano ballare, a quelli che preferiscono spettacoli di giocoleria o concerti.
E ogni spazio è dedicato a queste attività: il bar dove si fanno i quiz, la sala dell’Art&craft, le piste per le lezioni di danza e il karaoke, palestra o bordo piscina per le attività ginniche, sala per proiezioni cinematografiche (in più lingue).
Le escursioni sono gestite dal Tour office e scelte dai passeggeri fra varie proposte.
Ogni sera, sul letto, il Today ci fornisce notizie utili sul giorno successivo, dall’ora di sbarco alla temperatura, alle attività.
La reception è aperta 24 ore su 24, distribuisce pillole contro il mal di mare, cambia euro con dollari o yen, gestisce gli estratti-conto e ascolta proteste, suggerimenti, richieste senza stancarsi.
In navigazione si possono anche prenotare altre crociere, con uno sconto: peccato che sulla Neo Romantica la responsabile fosse una signorina cinese il cui inglese era incompatibile con il nostro!

Luciana Grillo
(Continua)

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