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Arriveranno oggi in tarda serata, accolti in strutture diocesane

Siria chiama Trento: un corridoio umanitario porta 29 profughi in località S. Nicolò

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E’ tutto pronto in località S. Nicolò, sulla collina ovest di Trento, per accogliere, in strutture messe a disposizione dall’Arcidiocesi, ventinove dei novantatre profughi siriani arrivati questa mattina a Roma grazie al «corridoio umanitario» aperto dall’Italia in risposta all’emergenza migranti, il primo in assoluto in Europa.
Il volo Beirut-Fiumicino è atterrato pochi minuti prima delle 8.00 con un gruppo di ventiquattro famiglie, accolte nel nostro Paese in sicurezza e in modo pienamente legale.
Una soluzione resa possibile dall’accordo sottoscritto a metà dicembre dal Governo italiano con la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e la Tavola valdese.
Sette di queste famiglie, in tutto ventinove persone imparentate tra loro (undici adulti e diciotto bambini, quattordici dei quali sotto i sette anni), proseguiranno il viaggio in pulmann verso Trento, dove sono attesi in tarda serata per essere ospitati in due case di proprietà dell’Arcidiocesi di Trento nella località San Nicolò, nei pressi di Ravina, un tempo residenza estiva dell’Arcivescovo.
 

 
Gli stabili, attualmente inutilizzati, sono stati ristrutturati e messi a norma a spese dell’Arcidiocesi, ricavandone alloggi autonomi in grado di ospitare al meglio le famiglie profughe.
A loro sostegno – come prevedeva un ordine del giorno approvato con maggioranza trasversale dal Consiglio Provinciale lo scorso 18 dicembre, primo firmatario Mattia Civico – interverrà economicamente la Provincia garantendo lo stesso trattamento previsto per i profughi inseriti nel progetto di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale.
La maggior parte delle famiglie proviene da Homs, città siriana ormai rasa al suolo: dal 2012 erano sfollati nel campo profughi libanese di Tel-Abbas, nella regione dell’Akkar, poco oltre il confine con la Siria.
Davanti a loro un vicolo cieco: vana la speranza di tornare in patria; impossibile anche rimanere in Libano, uno Stato di quattro milioni di abitanti non più in grado di reggere la pressione di 1 milione e mezzo di profughi.
 

 
Nel campo di Tel-Abbas hanno conosciuto i volontari dei corpi civili di pace dell’Operazione Colomba promossa dall’Associazione Papa Giovanni XXIII.
Tra loro anche i giovani lagarini Giacomo Postinghel e Marta Matassoni, quest’ultima ora in viaggio insieme ai siriani, accanto al consigliere Civico.
I profughi ammessi al corridoio umanitario, alternativa allo spettro di un viaggio disperato in mare, sono stati scelti in base a criteri di vulnerabilità (a cominciare dalle loro condizioni di salute, più di un minore da anni non vede un medico) ed hanno ottenuto un visto umanitario a territorialità limitata rilasciato dall’ambasciata italiana in Libano.
Una procedura che dovrebbe ora velocizzarne il riconoscimento dello status di rifugiati.
 

 
A San Nicolò gli ospiti siriani saranno seguiti da operatori e volontari di Fondazione Comunità Solidale, in collaborazione con l’associazione Papa Giovanni XXIII.
Oltre a Trento, gli altri profughi arrivati oggi in Italia saranno ospitati a Reggio Emilia, Torino, Aprilia.
Una famiglia era già partita per Bologna lo scorso 4 febbraio.
Il corridoio umanitario aperto dall’Italia prevede complessivamente l’arrivo di un migliaio di persone in due anni non solo dal Libano, ma anche da Marocco ed Etiopia.

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