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Ucraina, decimo giorno di una guerra che non ha senso

Putin non può perdere e questo potrebbe portare a conseguenze catastrofiche

Non scriviamo tutti i giorni della guerra in Ucraina, perché non vogliamo ingenerare presso i lettori quel processo di rigetto dovuto a troppe informazioni su un medesimo argomento.
Eppure non si può restare indifferenti di fronte a scene e situazioni che credevamo appartenessero alle generazioni della prima metà del Novecento.
Il concetto stesso di guerra in Europa è di per sé qualcosa che ancora facciamo fatica ad assimilare.
Ma è possibile che la popolazione non si sia resa conto che il benessere europeo è dovuto alla mancanza di guerre? Beh, la gente immaginiamo di sì, ma evidentemente i capi di stato no.
La guerra dei Balcani, che pure è stata in Europa nella seconda metà del secolo scorso, fu causata dalla mancanza di un giusto confine in un paese che non esisteva più, la Jugoslavia. Dove doveva essere tracciato il confine dei vari stati ora indipendenti? Andava privilegiata la lingua? La religione? La cultura?
Ci volle una guerra prima che accettassero l’idea che un paese è unito da qualcosa che va al di sopra di tutte le differenze. E comunque non è stata la forza delle armi la soluzione.
 
L’Ucraina, l’abbiamo scritto più volte, è uno di quegli stati che hanno preferito staccarsi dalla Russia quando Gorbaciov diede loro la possibilità di scelta.
Tutti gli stati dell'Ex URSS preferirono una vita propria e, se ben ricordate, Gorbaciov si dimise di fronte a tale disfacimento.
Ma ormai la frittata era fatta e i paesi «liberi» iniziarono a costruire la loro vita. La Germania unita, i Paesi orientali, le Repubbliche Baltiche, trovarono quasi naturale l’appartenenza all’Unione Europea.
La Russia però non ha mai rinunciato alla supremazia sulle ex repubbliche sovietiche. Con la periodicità di un fiume carsico - che appare e scompare - un conflitto, una rivolta, una crisi, hanno sempre trovato facile innesco in quegli stati dove l’Europa non aveva rapporti di una certa importanza.
E Putin non ha mai distolto gli occhi da Kiev, come se fosse sempre stata da sempre la sua missione alla guida del Kremlino. L’Ucraina si è pian piano orientata all'Europa e questo ha fatto superare il limite di Putin.
Come dice qualche politico, si tratta di una guerra premeditata, dato che Putin ha concordato con la Cina l’operazione militare (dopo le Olimpiadi), sicuramente offrendo qualcosa in cambio. Magari l’appoggio nell’analoga pretesa di Xi Jinping su Tiwan...
 
Ma una guerra è una guerra, si sa come inizia e non si sa mai come finisce. Quella che doveva essere una guerra lampo, dopo 10 giorni è ancora lì che produce morti e macerie, ma non porta risultati.
L’arroganza di Putin sta crescendo giorno per giorno perché non può accettare nulla di meno che gli obiettivi che si è posto. Non ne va del suo onore, che già non c’è più, ma della sua credibilità e quindi del suo potere.
Ogni giorno di guerra costa una follia. In termini di morti da entrambe le parti (non conosciamo i dati reali, ma di solito l’attaccante ha le perdite peggiori), in termini di atrocità (abbiamo visto l’uccisione della mamma con i due bambini), in termini di esodo (siamo a un milione e mezzo di sfollati), in termini di economia mondiale (tra sanzioni e contro sanzioni, tutto il mondo sta molto peggio di prima).

Ma il rischio peggiore sta nel fatto che i conflitti innescano spirali che possono sfuggire ad ogni controllo.
Putin è arrivato a palesare la minaccia atomica. Verrebbe da pensare che si è trattato di una mossa puerile, ma il leader russo ha già e più volte superato soglie che ritenevamo invalicabili. E parlare di bombe atomiche in un mondo che ne ha disponibili almeno 15.000, è semplicemente folle. Dovessero esplodere tutte, il mondo che conosciamo oggi scomparirebbe. Peggio che ai tempi della scomparsa dei dinosauri, 64 milioni di anni fa.
Ma dato che UE e USA stanno pensando seriamente ad aiutare l’Ucraina, anche se Putin ha avvisato che considererebbe gli aiuti atti di guerra, francamente siamo preoccupati. Molto preoccupati.

Per affrontare pragmaticamente la situazione, sarebbe meglio che l’Ucraina si arrendesse, che accettasse tutte le clausole assurde imposte nei negoziati, che la Russia concluda la sua folle corsa alla conquista delle ex repubbliche.
Sembra inaccettabile, e fors elo è. Ma l’alternativa è il rischio di una guerra mondiale. Dio ci scampi.
Tanto, prima o poi anche Putin scomparirà e magari si potrà ragionare, davvero ragionare.

GdM

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