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L'«Holodomor» citato da Raffaelli nell’intervista sull’Ucraina

Fu la prima «Operazione speciale» provocata da Stalin nel 1932-33 per eliminare i piccoli agricoltori ucraini che si opponevano alla collettivizzazione forzata


Moneta da 5 hryven emessa in commemorazione dell'Holodomor.

Nell’intervista rilasciata da Mario Raffaelli alla nostra Nadia Clementi, c'è un preciso ma breve riferimento ad una «Operazione speciale» ante litteram voluta da Stalin per punire i piccoli imprenditori agricoli che si opponevano alla collettivizzazione forzata delle terre.
Holodomor è il nome attribuito alla carestia provocata da Stalin nel territorio dell'Ucraina dal 1932 al 1933, causando diversi milioni di morti.
Nel marzo 2008 il parlamento dell'Ucraina e diciannove nazioni indipendenti hanno riconosciuto le azioni del governo sovietico nell'Ucraina dei primi anni trenta come atti di genocidio.
Il 23 ottobre 2008 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione nella quale ha riconosciuto l'Holodomor come un crimine contro l'umanità.
In Ucraina, dopo il riconoscimento dell'Holodomor, fu deciso di commemorarlo ufficialmente ogni anno al quarto sabato del mese di novembre.
Dal 2008 è stato aperto il Museo nazionale del Genocidio dell'Holodomor.
L’URSS prima e la Federazione Russa dopo negarono l'affermazione che il genocidio del 1932-1933 si fosse verificato e, nel caso venisse accertato, non sarebbe stato un atto premeditato.
 
 I fatti  
Nella seconda metà degli anni Venti del secolo scorso, Stalin decise di avviare un processo di trasformazione radicale della struttura economica e sociale dello Stato sovietico, allo scopo di fondare un'economia e una società completamente regolate.
L'Ucraina, assieme ai territori meridionali russi sul Mar Nero, dopo la prima guerra mondiale, aveva confermato la sua vocazione agricola.
Secondo il progetto del governo, la ricchezza prodotta dall'agricoltura doveva essere interamente reinvestita nell'industria, il nuovo motore dell'economia pianificata.
A partire dal 1927 Stalin dispose che le terre venissero unificate in cooperative agricole (Kolchoz) o in aziende di Stato (Sovchoz), che avevano l'obbligo di consegnare i prodotti al prezzo fissato dallo Stato.
Affinché il processo si realizzasse compiutamente, le terre e tutta la produzione dovevano passare sotto il controllo dello Stato.
 
Ma l'Ucraina aveva una lunga tradizione di fattorie possedute individualmente da piccoli piccoli imprenditori agricoli (kulaki). Questi costituivano la componente più indipendente del tessuto sociale ed economico locale.
L'azione di Stalin ebbe così in Ucraina effetti particolarmente drammatici.
Sulla popolazione contadina ucraina si concentrò l'azione coercitiva dello Stato sovietico, che non rinunciò al sistematico ricorso alla violenza per attuare il suo piano di trasformazione della società.
La strategia fu attuata in due periodi successivi: dal 1929 al 1932 furono varate due misure, dette «collettivizzazione» e dekulakizzazione».
La prima comportava la fine della proprietà privata della terra. Tutti gli agricoltori dovettero trovare un impiego nelle fattorie collettive create dal partito.
La «dekulakizzazione» consisteva nell'eliminazione fisica o nella deportazione (nelle regioni artiche) di milioni di contadini piccoli proprietari terrieri.
 
I contadini, compresi i kulaki, si opposero fermamente alla collettivizzazione, occultando le derrate alimentari, macellando il bestiame, e ricorrendo perfino alle armi.
Stalin reagì ordinando eliminazioni fisiche e deportazioni di massa nei campi di lavoro forzato.
Con l'accusa di rubare il grano ed opporsi alle misure del regime, migliaia di kulaki vennero arrestati e poi deportati insieme alle loro famiglie nei gulag siberiani. Si contano più di 1.8 milioni di contadini deportati nel 1930-1931.
Scrisse Stalin: «Per eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki [...] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo».
Negli anni quaranta Stalin si vantò col primo ministro inglese Winston Churchill che erano stati messi sotto accusa 10 milioni di kulaki e che «la gran massa era stata annientata», mentre circa un terzo era stato mandato nei campi di lavoro.
 
 La carestia del 1932-1933  
In pochi mesi la campagna ucraina, una regione storicamente molto fertile, si trasformò in uno scenario nel quale imperversava una terribile carestia.
La penuria alimentare colpì soprattutto la popolazione che viveva nelle campagne.
Esistono centinaia di fotografie di persone morte di fame nelle città e nelle campagne in quei due anni, che non vogliamo pubblicare.
Fu un genocidio pianificato a tavolino.
Eppure un alto funzionario sovietico ebbe modo di scrivere: «Ci è voluta una carestia per dimostrare agli ucraini chi è il padrone qui. È costata milioni di vite, ma il sistema delle fattorie collettive deve restare. Noi abbiamo vinto la guerra».
 
 Stime delle vittime  
Il congresso Canadese-Ucraino del 2005 riconobbe l'Holodomor come genocidio di oltre 7 milioni di persone.
L'Unione Sovietica ha taciuto a lungo sugli effetti della carestia, cominciando a parlarne solo negli anni '80 durante la perestrojka.
Non sapremo mai esattamente quante furono le vittime ucraine in quella carestia pianificata dallo Stato Sovietico, ma in questo momento di conflitto tra Russia e Ucraina suona con il terribile termine di olocausto.

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