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Alle origini del conflitto Russo-ucraino – Di Cesare Scotoni

«Uno scontro tra alleati dell'ovest, il tramonto delle ambizioni geopolitiche dell'Unione Europea a guida Franco-Tedesca»

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Cesare Scotoni, ingegnere esperto mercati Est & Central Asia.

L’intervista fatta a Mario Raffaelli, pubblicata da L’Adigetto.it domenica scorsa (vedi), ha suscitato l’interesse di molti sostenitori, ma anche le critiche dei detrattori.
Avevamo cercato di dare la parola a soggetti - diciamo - non allineati al pensiero diffuso in occidente sullo scontro armato tra Russia e Ucraina: ne abbiamo trovati, ma non disposti a esporsi in pubbliche dichiarazioni.
Ma l’intervista a Raffaelli ha suscitato la sensibilità dell’ing. Cesare Scotoni, esperto in questioni relative a Europa Orientale e Asia centrale, che ha accettato di inviarci il testo che proponiamo qui di seguito.

Son mesi ormai che sui giornali e in TV si piglia il sacco in cima per narrare al grande pubblico lo scontro iniziato nella NATO tra Germania e UK già subito dopo l’elezione nel 2010 di Viktor Janukovyč a Presidente dell’Ucraina con le sue immediate obiezioni ad un’adesione alla NATO prima e poi, nel novembre 2013, con la scelta annunciata al vertice del partenariato orientale a Vilnius di non firmare un accordo di libero scambio e di associazione politica con l'Unione europea.
 
In mezzo a quei due NO, vi era stata quella «sagra della corruzione» compiutasi in favore delle aziende tedesche in occasione del Campionato Europeo di Calcio del 2012, di cui tutto il mondo si era scandalizzato, operazione con la quale Berlino si era proposta di porre le ambizioni dell’Alleanza Atlantica in coda a quelle di un’Unione Europea a trazione Franco-Tedesca dopo che le vicende libiche ed il sorrisetto dell’ottobre 2011 a Nizza tra la cancelliera Merkel ed il Presidente Sarkozy avevano relegato in un angolo del processo di unificazione l’Italia, Paese Fondatore.
 
Così, con il famoso «Fuck Europe» pronunciato da Victoria Nuland e quella famosa sparatoria a metà febbraio 2014 sulla folla di manifestanti e poliziotti in piazza Maidan - sparatoria che poi Catherine Ashton per la UE e l’estone Urmas Paet per il gruppo di indagine nominato dalla UE, indicarono come una provocazione di terzi ai danni di Janukovyč - si giunse alla fuga di Janukovyč, al trasferimento delle riserve auree di Kiev negli Stati Uniti e al voto del 22 febbraio 2014 per nominare un Presidente sostituto.
 
Nei 20 giorni successivi le tesi del Partito di estrema Destra SVOBODA si trasformarono in norme finalizzate a «estirpare dall’Ucraina tutta la feccia russa, tedesca e giudea» per usare le parole del leader di quel Partito Oleh Tyahnybok.
E quelli cominciarono subito le iniziative per una «pulizia etnica» in Donbass, condannate subito dall’Europa come rigurgiti neonazisti e, con immediatezza, un referendum in Crimea per la secessione e, già il 18 marzo 2014, l’arrivo di forze militari senza insegne e l’annessione della Crimea alla Federazione Russa con lo Status di repubblica Autonoma e l’interruzione a quella parte del Paese di acqua, luce e gas.
 
Il 2 maggio 2014 la casa dei Sindacati di Odessa fu incendiata dai militanti di SVOBODA e oltre 80 civili furono bruciati vivi.
Questo il contesto in cui lo scontro, tutto interno alla NATO tra UK, Polonia ed USA da un lato e Francia e Germania dall’altra, si riversò su di un’Ucraina che, madre patria di tutte le genti russe, da sempre ambita per le sue terre fertili dalla Germania, cresciuta come amministrazione dopo la seconda guerra mondiale secondo il progetto di Stalin, allargata alla Crimea da Kruscev nel febbraio 1954, si era costituita autonomamente come soggetto statuale solo il 24 agosto 1991.
 
Ovvio che le faglie esistenti tra le due sponde dell’Atlantico nella NATO e che dagli anni ’70 periodicamente scuotono il progetto di unificazione europea a cui Berlusconi, con Pratica di Mare a maggio del 2002, aveva dato modo di esplicitarsi, pagandone poi personalmente le conseguenze, con la vicenda ucraina si son fatte palesi e che gli accordi di Minsk intestati all’Unione Europea e come tali inaccettabili, come l’estromissione della Gran Bretagna dal processo di unificazione europeo seguito al referendum sulla Brexit, o le vicende nordafricane che han così duramente riguardato l’Italia, quella stessa Turchia, che della NATO per numerosità è il secondo esercito e che dopo gli F16 NATO bombardavano l’hotel dove stava Erdogan, si sfilava dallo scontro in Siria e si forniva da Mosca di SS400 hanno in qualche modo obbligato gli USA a ricordare a Italia e Germania lo Status di Potenza Occupante che mantengono ancor oggi ed il ruolo di guida della NATO.
 
Il fallimento di Minsk 2 e con quello dell’Unione Europea soggetto geopolitico come in Kossovo prima di Dayton, una Germania costretta ad accettare che gli incursori Polacchi ed Inglesi tagliassero quella giugulare della Competitività Tedesca chiamata «Northstream2» sono la dura lezione dell’Alleanza a quel gigante dai piedi di argilla che si chiama Unione Europea.
Quel bluff che a Mosca han colto nel 2014 e che han deciso di sfruttare, usando lo scontro tra alleati che si vive in Ucraina per riaprire la via ad un passato fatto di accordi bilaterali tra Est e Ovest, approvati da Washington per evitare di dare un vantaggio a Pechino.
 
Poi c’è chi ha finto in passato e finge pure oggi, che spartiti già scritti possano essere interpretati al bisogno in modo diverso.
Ma è gente in malafede. Siria, Libia, Afganistan, Kossovo son lì a ricordarcelo.

Cesare Scotoni

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