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Reti, gruppi, movimenti di donne e uomini: Le relazioni sociali secondo Anna Bravo

La studiosa - che si è occupata di storia delle donne, resistenza armata e civile - discute questa tematica, davanti ad un numerosissimo pubblico, con Caterina Soffici de «Il Giornale».

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Che cosa sono le relazioni sociali? «Sono reti, gruppi intermedi tra persone e Stato, possono assumere diverse forme: reti parentali, di lavoro, di vicinato, per esempio». Così le definisce Anna Bravo, storica e docente universitaria, che ha insegnato a lungo Storia sociale all'Università di Torino ed è membro della Società italiana delle storiche.
Ne discute, in un incontro che diviene una sorta di dialogo, con Caterina Soffici de «Il Giornale».
Ed è quest'ultima ad introdurre il dibattito. «Come si può scrivere la storia?» si chiede.
«Ci sono due modi: si può guardare alla storia del potere o alla storia delle relazioni sociali».
La parola passa dunque ad Anna Bravo che, davanti ad un pubblico numeroso e partecipe, dopo aver definito le relazioni sociali, discute alcuni esempi storici. Si tratta di reti che hanno cambiato la storia di molte persone e in cui le donne hanno giocato un ruolo decisivo.

Il primo esempio ha come protagonista una signora di Torino che durante la seconda guerra mondiale, nel mezzo della tragedia seguita all'8 settembre del 1943, decide di aiutare nell'unico modo possibile i soldati che cercano di mettersi in salvo. E l'unico modo è fornire loro vestiti da civili, la sola speranza di sfuggire alla caccia all'uomo nel frattempo scatenatasi. Questa donna torinese raccoglie abiti e non lo fa in modo saltuario, estemporaneo.
«Lei - dice Anna Bravo - dà vita ad un "8 settembre" manageriale». Crea relazioni, organizza reti con le vicine e con le suore di un convento della zona per raccogliere i preziosi abiti. «Si tratta di un azione pienamente politica - spiega la relatrice - perché, prima di tutto salva vite, e poi perché cambia lo status degli individui, non più soldati ma civili. La storiografia politica in genere non vede queste storie, queste relazioni, ma esse ci sono e sono importanti».

Un altro esempio di forti e positive reti sociali nella storia ha luogo ancora nel territorio torinese durante la tragedia della persecuzione antisemita. In questo contesto, un gruppo di suore si organizzò per nascondere diverse famiglie ebree.
Relazioni dunque attive, forti e spesso anche in vista. «Un ambito in cui le reti sono ben visibili - dice Caterina Soffici - è il mondo dei movimenti per i diritti civili».
In questo mondo, secondo Anna Bravo, le relazioni sono davvero fondamentali. Ne sono un esempio i gruppi di donne di colore del Sud degli Stati Uniti che si battevano per ottenere migliori condizioni di vita per la propria gente e diritti. Spesso però gli attuali movimenti hanno dirigenze chiuse, che tendono ad escludere l'esterno e divengono in definitiva un fattore antidemocratico.

In seguito ad una domanda di Caterina Soffici, Anna Bravo analizza quindi un tema che era già emerso, attraverso i molti esempi: le relazioni sociali tra donne. Le donne che creano tra loro legami contatti, relazioni. Un campo in cui ciò è particolarmente visibile è il lavoro e qui è rilevante il fenomeno delle cooperative. Le donne negli ultimi anni costituiscono infatti sempre più spesso cooperative per realizzare iniziative di loro interesse e di ogni genere: dalla costruzione di un asilo, alle attività di artigianato o artistiche. E' raro che queste realtà divengano di grandi dimensioni, spesso queste lavoratrici preferiscono mantenere dimensioni relativamente ridotte, controllabili, «umane». Per Anna Bravo ciò non è un male, non è negativo voler mantenere la propria linea di azione nella sfera di ciò che è controllabile. Sono cooperative basate essenzialmente sulla fiducia. Questo fenomeno ha dei punti in comune con quello del microcredito, inventato da Yunus al quale è stato per questo conferito il premio Nobel per la pace. Anche in questo caso le relazioni si basano sulla fiducia e anche in questo caso hanno un ruolo fondamentale le donne.

Tutto ciò nel mondo del lavoro. E nella politica? «Sul piano politico le relazioni sociali tra donne sono meno presenti e hanno meno importanza».
Perché? E' difficile dirlo. Si possono avanzare diverse ipotesi. Per esempio, una causa potrebbe essere la storica lontananza delle donne da questo settore che rende tuttora difficile per loro avvicinarsi. Oppure perché il potere può essere visto negativamente come peso per il libero pensiero. O ancora, semplicemente perché le donne sono diverse dagli uomini. Si è comunque lontani dal potere dare una risposta definitiva.

Ma le reti sociali non sono solo fenomeni positivi. Possono avere effetti nefasti, deleteri. Soffici cita il libro di Roberto Saviano «Gomorra» pubblicato da Mondadori. In questo libro l'autore racconta come la camorra attraverso il suo capitale sociale - conoscenze, relazioni, piccoli favori e non solo violenza e denaro - riesca a controllare il territorio.

Anna Bravo fa un altro esempio. «In Danimarca, durante la persecuzione antisemita operata dei nazisti, i cittadini riuscirono attraverso le loro reti di conoscenza a salvare tutti gli ebrei danesi portandoli in Svezia». Relazioni sociali eroiche dunque? In questo caso, ma non in assoluto. Se è vero che, racconta Anna Bravo, gli stessi cittadini che avevano salvato i loro connazionali, non esitarono, sempre attraverso le loro reti, a «stanare» le ragazze che erano state con soldati tedeschi e a maltrattarle in modi assurdi.
E l'elemento negativo delle reti può essere fortissimo e addirittura prevalente in politica. Lo testimoniano i numerosi casi di clientelismo.

«Dunque - chiede Caterina Soffici - il bilancio sulle relazioni sociali è positivo o negativo?»
Secondo Anna Bravo, non è possibile dare una risposta netta. «Credo dipenda dal punto di vista in cui ci si pone. In ogni relazione sociale ci sono conflitti, tensioni diverse, bisogna lavorare per far vincere l'una o l'altra».

E questo punto, quello delle possibili soluzioni o linee di azione sembra interessare particolarmente il pubblico. Tanto è vero che una tra le numerose domande chiedeva proprio se è possibile volgere verso il positivo le relazioni che ora producono effetti negativi. «Non so - risponde Anna Bravo - ma credo valga la pena di provarci.»

(am)

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