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Le decisioni economiche tra logica ed emozione

Giochi, intuito, calcoli e scelte difficili: dibattito al Festival

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«Un treno lanciato su un binario sta per investire cinque operai. Azionando una leva è possibile scambiare il binario ed evitare di ucciderli, ma così facendo il treno travolgerà un'altra persona che si trova sul binario alternativo. Oppure si può arrestare la corsa del treno spingendo un'altra persona ancora sui binari».
Secondo le statistiche condotte dagli scienziati cognitivi, il 95% delle persone non ritiene giusta questa ultima soluzione (spingere un uomo sui binari uccidendolo). Ma sempre il 95% degli intervistati ritiene invece legittimo cambiare il binario e lasciare che un uomo solo venga ucciso dal treno. Per quale motivo? La risposta non è scontata e gli intervistati stessi non sanno spiegare le motivazioni delle loro decisioni.
Questo è uno degli esempi classici di giochi proposti dagli psicologi cognitivi e dai cosiddetti game theorists. Un esperimento pratico, che è stato proposto anche questo pomeriggio al pubblico numeroso che ha scelto di partecipare all'incontro «Calcoli e impulsi: cosa conta di più nelle scelte economiche», organizzato alla Facoltà di Economia nell'ambito del Festival dell'Economia di Trento.

Quanto contano razionalità e emozioni nelle scelte economiche? A discuterne, lo psicologo cognitivo Alfonso Caramazza, direttore del Centro Interdipartimentale Mente/Cervello dell'Università di Trento, e l'economista Massimo Egidi, oggi rettore della Luiss, già rettore dell'Ateneo trentino ed esperto di Economia dell'incertezza ed economia sperimentale, coordinati dal giornalista de Il Sole 24 ORE Armando Massarenti.

«I nuovi studi di neuroscienze e in particolare la risonanza magnetica funzionale - ha detto Armando Massarenti nella sua introduzione al dibattito - hanno aperto nuove prospettive per quanto riguarda la comprensione di cosa accade nel cervello quando l'individuo si trova a dover operare una scelta. Negli ultimi anni si è assistito ad un proliferare di nuove discipline (come la neurotica o la neuroeconomia) che partono da premesse diverse rispetto alle impostazioni tradizionali e che tentano di indagare nel loro complesso le diverse competenze morali, logiche, cognitive o etiche, patrimonio di ogni individuo.»

«Nel momento della decisione - ha spiegato Alfonso Caramazza - l'individuo si trova a dover risolvere il conflitto fra ragionamento freddo e calcolatore e dimensione emotiva e istintiva. E a volte si commettono errori. Paradossalmente, le persone che soffrono di autismo tendono a sbagliare di meno perché non basano le loro decisioni su reazioni emotive, ma puramente sul calcolo (nel caso del treno: l'importante è salvare la maggior parte delle persone). La reazione emotiva a volte blocca il calcolo cognitivo e questo porta a numerosi errori nelle decisioni, anche di tipo economico.»

«Un esempio evidente di questo - ha aggiunto Massimo Egidi - si ha quando si tenta di spiegare i comportamenti degli individui in situazioni di rischio finanziario (ad esempio negli investimenti o nel gioco del lotto). Vi è infatti spesso un conflitto fra il ragionamento logico e freddo (che farebbe evitare gli errori) e quello invece automatico, dettato dall'esperienza pregressa dell'individuo. Pensiamo a quante persone si sono rovinate giocando al lotto i cosiddetti numeri ritardatari, fidandosi di questo "intuito" pregresso secondo cui è più probabile che escano. La realtà è che, in questo caso, la teoria probabilistica corretta e logica (che smentisce questa convinzione e che non fa sbagliare) è molto complessa e viene ignorata.»

«Tuttavia in certi mestieri, come quello del chirurgo che deve prendere decisioni molto rapide - aggiunge Egidi - questo ragionamento automatico, frutto dell'esperienza, è assolutamente utile e necessario. Altrimenti, in condizioni critiche, se il medico perdesse tempo in calcoli e ragionamenti complicati, il paziente potrebbe rischiare la vita.»

«In un certo senso - completa Caramazza - la distinzione tra calcolo ed emozione è sbagliata. Le emozioni, infatti, sono esse stesse dei calcoli, molto veloci, istintivi, e a livello incosciente, che sono stati interiorizzati attraverso l'esperienza. Nella vita quotidiana tendiamo a confondere questo tipo di calcolo implicito, che avviene a livello di subconscio, con le giustificazioni che diamo successivamente, che noi chiamiamo erroneamente ragionamento logico. Le decisioni sono dunque frutto di tre componenti: il calcolo implicito, la dimensione emotiva e la coscienza. Non possiamo pensare di comprendere davvero i comportamenti di una persona fidandoci di quello che dice.»

Egidi concorda. «Il comportamento è inoltre condizionato da molti fattori, soprattutto il contesto socio-culturale e i modelli mentali. Inoltre, non è detto che il comportamento del gruppo sia necessariamente la somma del comportamento di ogni singolo». E lancia un invito. «Per essere razionali e ridurre così il rischio di errori nella vita e anche nelle decisioni economiche, dobbiamo imparare ad esserlo, sforzarci continuamente di essere razionali.»

«Ecco perché - aggiunge Caramazza - è così importante nell'apprendimento che l'insegnante offra degli esempi: perché questi abituano ad arrivare a decisioni proprie, proprio come accade nell'apprendimento motorio. Così come un allenatore continua a far ripetere ai suoi giocatori lo stesso esercizio: perché sa che poi, in partita, quando se ne presenterà l'occasione si comporteranno nel modo corretto e più utile. Occorre dunque creare un sistema della formazione basato sulla maggiore interazione, sull'apprendistato.»

«Nelle nostre convinzioni - chiarisce Egidi - tendiamo a cercare sempre delle conferme e evitiamo di dare ascolto a ciò che ci contraddice. Anche se questo ci permette di andare avanti, di non bloccarci, il problema è che non ci rende critici. Nell'apprendimento dunque va stimolata la capacità critica perché si apprende bene se a monte si è dovuto scegliere tra varie alternative, risolvendo un conflitto.»

(as)

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