Domani inizia il Festival dell’Economia «della Depressione»
Ecco lo scenario in cui il fiore degli economisti mondiali viene chiamato ad esprimersi. E la legittima domanda: «Lei aveva previsto la crisi?»
C'è da fare qualche ragionamento
sulla situazione che si è andata a creare a ridosso del Festival
dell'Economia, perché nessuno crede alle coincidenze, neanche a
quelle veramente tali.
Partiamo dal Governo italiano che ha bocciato l'iniziativa della
Provincia autonoma di Trento di abbassare di un punto l'Irap, così
come «consentiva» la legge. Cosa è cambiato, se solo dopo nove anni
lo stato ha bocciato tale riduzione? Semplice: la legge ha passato
la fase definita «transitoria» ed è diventata esecutiva in tutti i
suoi effetti.
E secondo noi l'Irap non sarà più riducibile.
Ma cosa cambia? Non molto, in termini di corrispondenza fiscale,
dato che l'impianto del «Pacchetto» ci fa tornare i nove decimi
delle imposte. Lo stato cioè si porta a casa in più solo il 10% di
quell'1% di bonus concesso dalla Provincia. In questa maniera però
ottiene tre risultati.
Il primo è che, fosse anche una quisquiglia, non può permettersi di
lasciare un centesimo a chicchessia, tanto meno all'«opulento»
Trentino.
Il secondo è che in questa maniera ha lanciato un messaggio chiaro
e forte sul federalismo fiscale appena approvato.
Il terzo è che ha riaffermato la sua centralità in tutti i campi
che gli competono.
Insomma, la Provincia ha capito che i tempi dei rapporti di buon
vicinato tra funzionari provinciali e funzionari statali è finito e
che saranno sempre più i ragionieri a reggere i cordoni della
borsa, e di questo si dovrà tenere conto quando si arriverà al
tavolo delle trattative per il terzo statuto (senza il quale ci
sembra difficile addirittura sbloccare il credito derivante dalle
«quote variabili» che ci spettano per legge).
Già che abbiamo parlato dei nostri «nove decimi», vediamo di
affrontare il secondo argomento.
La Provincia si è accorta che il settore dell'Edilizia ha perso
ultimamente un valore aggiunto del 20%. Insomma c'è stato un
crollo, rilevato dal meccanismo più preciso delle nostra pubbliche
amministrazioni: i versamenti IVA (Imposta sul Valore
Aggiunto).
Il dato certo che ne segue è dunque che la Provincia avrà un minor
introito fiscale per il prossimo esercizio pari al 90% del 20%
perduto.
E qui è scattato il ragionamento che ha spinto la Provincia ad
aumentare le provvidenze previste per coloro che intendono
effettuare lavori alle proprie abitazioni. Portando il fondo dai 10
agli 85 milioni, la Provincia ha innescato un giro d'affari per
quasi 300 milioni. I nove decimi dell'Iva sui 300 milioni sono 54
milioni: si è quasi ripagata l'investimento fatto per combattere la
crisi. Chapeau!
Se questo è il legittimo ragionamento da fare, vogliamo citare un
esempio che ci è stato raccontato da una ditta trentina che voleva
fare una fornitura alla provincia di Bolzano. Precisiamo però che
non siamo in grado di dimostrarlo; ma, comunque sia, un
imprenditore trentino ci ha raccontato che la Provincia autonoma di
Bolzano gli ha fatto presente che se vuole aggiudicarsi un appalto,
deve essere più basso del 20% delle aziende altoatesine, per via
dell'Iva che la Pubblica Amministrazione locale andrebbe a perdere
nella misura del 90 percento.
Non sappiamo quanto questo sia legittimo, per quanto corretto, ma
indubbiamente fa pensare.
E qui abbiamo lo spunto per affrontare l'aspetto successivo. Quando
Dellai si permise di rivolgere un invito ai Trentini di consumare
prodotti locali, ci si era domandati se non ci si trovasse di
fronte ad una nuova era autarchica per il Mondo Occidentale. Ma era
stato lo stesso Presidente a smentire qualsiasi iniziativa
provinciale che andasse più in là del semplice invito.
Poi abbiamo assistito a scene pietose in tutta l'Europa, quando a
Londra hanno impedito a dei lavoratori italiani di lavorare per un
appalto petrolifero britannico, quando abbiamo visto le banche
tedesche licenziare i propri dirigenti sulla base della nazionalità
di appartenenza, o il governo francese che voleva aiutare le sole
imprese che acquistavano da fornitori francesi.
Ultimamente, poi, abbiamo assistito al capolavoro di protezionismo
indebito, quando un commissario europeo (che dovrebbe essere
super-partes per definizione) si era ribellato alla sola ipotesi
che la Fiat potesse pensare di acquisire la Opel.
Saremo tutti d'accordo, a questo punto, che l'idea di Lorenzo
Dellai di invitare la sua gente a consumare prodotti della Val di
Gresta, in confronto a tanta sfacciataggine, sia addirittura
patetico.
Da qui all'iscrizione del nostro presidente nel registro degli
indagati per concussione «per aver chiesto di invitare all'appalto
anche aziende trentine» il passo è davvero clamoroso.
«È un atto dovuto.» - È corso a dichiarare il Procuratore della
Repubblica Stefano Dragone. Ma dobbiamo porci lo stesso alcune
domande.
La prima è per quale motivo un atto debba essere definito «dovuto»,
dato che non ci sono alternative: tutte le ipotesi di reato
impongono azioni obbligatorie.
La seconda è che, per quanto ci proviamo a ragionare, ci è
difficile individuare una qualsiasi ipotesi illegale nella
famigerata telefonata. Ma anche volendo fare i maliziosi, non
riusciamo ad andare più in là di (non esercitato) abuso
d'ufficio.
A questo punto ci si domanda che cosa avrebbe dovuto fare la
magistratura tedesca di fronte alle dichiarazioni del citato
commissario europeo e al ministro tedesco Karl-Theodor zu
Guttenberg. Le pressioni psicologiche che hanno fatto loro sono bel
più imponenti di una raccomandazione generica ad usare il
buonsenso…
Manca un giorno all'inizio del Festival dell'Economia 2009, quello
della Grande Crisi. La Provincia autonoma di Trento presenterà
ufficialmente l'elenco delle iniziative attivate da quasi un anno
per prevenire e combattere la Crisi, e verso le quali noi abbiamo
quasi sempre speso belle parole.
Ma noi siamo fieri non tanto di quello che Dellai ha fatto in
questo campo, quanto perché ha intuito con largo anticipo sul resto
del Paese (e forse più in là) lo scenario terribile che stava
andando a comporsi in tempi ancora non sospetti.
Per quattro giorni ospiteremo il fiore dei cervelli dell'economia
mondiale, dei quali - è bene ricordarlo - solo pochi avevano
previsto la crisi mondiale con la dovuta chiarezza. Sappiamo anche
che riusciranno a dimostrare con scientifica precisione «perché»
avevano sbagliato le previsioni.
Comunque sia, noi alle conferenze stampa cui andremo a partecipare,
porremo a tutti una medesima domanda: «Lei aveva previsto la
crisi?».
GdM