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Fisco e pubblica amministrazione hanno in comune l'inefficienza

Dino Pesole: «Far valere un diritto in Italia è faticoso quanto correre la Maratona di New York»

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Il tempo medio necessario è lo stesso: 4 ore circa. Ma mentre nella Grande Mela si è consci di quello a cui si va incontro, nel nostro Paese no. Sballottati tra un piano e l'altro degli uffici, maciniamo chilometri prima di vederci riconoscere quanto ci spetta per legge.


La pubblica amministrazione è un muro di gomma. La prima risposta che dà ai cittadini è sempre la stessa: «Non è di nostra competenza.»
A dichiararlo Luigi Guiso, docente di Economia allo European University Institute di Firenze.

Il meccanismo che sta alla base di questo atteggiamento è un vero e proprio circolo vizioso. Il legislatore produce le leggi ma non le dota di efficacia. Sono parole che rimangono lì, prive di valore. Nessuno pensa a come farle applicare alla loro l'amministrazione e chi dovrebbe attuarle fa spallucce. Da qui lo scaricabarile.
In ultimo gli utenti: anticipando i comportamenti della pubblica amministrazione non fanno pressione per reclamare i propri diritti. Risultato: la soluzione diventa privata.

Sul punto fiscale accade la medesima cosa: assistiamo a un balletto di norme che non portano a nulla. Anzi, a qualcosa sì: confondono letteralmente le idee.
C'è una via d'uscita a tutto ciò oppure, visto che la macchina non funziona, al volante dobbiamo metterci noi?
Dell'inefficienza che lega fisco e pubblica amministrazione, dei tentativi di riformare quest'ultima nel corso dei decenni e delle perduranti distorsioni che caratterizzano la «macchina delle tasse» ne hanno parlato Dino Pesole e Francesco Piu nel libro «Il Patto. Cittadini e Stato dal conflitto a una nuova civiltà fiscale», a cura del Sole 24 Ore.

Sollecitatore di un disegno di legge a firma del senatore Barbolini del PD il testo, definito vera e propria provocazione etica, si fonda sulla seguente idea: dare vita ad un "Patto" che richiami cittadini e Stato alle proprie responsabilità. Più efficienza e trasparenza da parte dello Stato in cambio di una nuova coscienza civica e fiscale da parte dei cittadini.
Un «Patto dunque vantaggioso per tutti, che premi onestà, efficienza, responsabilità all'insegna di un nuovo principio, di cui si auspica l'affermazione «paga meno chi paga tutto».

Promessa ricorrente di ogni campagna elettorale, il fisco è la grande questione irrisolta del nostro Paese, motivo di perdurante conflitto tra amministrazione pubblica e contribuenti. La strada, già di per sé accidentata, è resa oggi ancor più impervia a causa della crisi finanziaria in atto. L'anomalia resta un'evasione da record mondiale, stimata in oltre cento miliardi di euro l'anno.
L'handicap è il costo che popolazione ed imprese devono sostenere per la proverbiale inefficienza della macchina pubblica. Il debito dello Stato, il più alto d'Europa, il vero macigno.

Per cambiare lo stato dell'arte, la ricetta - suggeriscono gli autori - è una sola: tentare di scardinare l'attuale circolo vizioso.
«Se siamo arrivati a questo punto - puntualizza Dino Pesole, giornalista del Sole 24 Ore - è anche perché la lotta all'evasione non è mai stata considerata un obiettivo ordinario.»
I meriti principali dello scritto di Pesole e Piu sono due. secondo Pier Paolo Baretta, deputato del Partito democratico.
Il primo: crede nella possibilità di riformare il fisco.
Il secondo: ci dice anche come poterlo fare.

«Paga meno chi paga tutto è uno slogan che condivido, commenta l'onorevole Baretta. Un obiettivo che a mio avviso si può raggiungere attraverso le seguenti parole d'ordine: ridurre le aliquote; realizzare il contrasto di interessi; lasciare ai Comuni il risultato della lotta all'evasione; attuare una compensazione tra quanto devo e quanto devo avere; coinvolgere, nell'ambito della certificazione del contribuente, le associazioni di rappresentanza facendole diventare meno corporative.»

Promotore dell'idea di istituire, per i non evasori, un patentino di buon cittadino che dia diritto a bonus fiscali, il libro presenta in appendice un «Manuale di autodifesa».
«Finché non saremo consci dei nostri diritti - conclude Dino Pesole - non potremo farli valere.»
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