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Crisi e Agenzie di Rating, responsabilità e prospettive

G. Ferri e P. Lacitignola hanno tracciato un'analisi critica e obiettiva su storia, funzione e limiti delle agenzie di rating

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Moody's, Standard&Poor's e Fitch. Sono le tre agenzie di rating più famose del mondo il cui ruolo è determinante per decidere le sorti dei mercati finanziari internazionali.
Hanno il compito di attribuire con un semplice indice (da AAA a D) una serie di informazioni economico-finanziarie e un giudizio complessivo su solidità e solvibilità di chi emette titoli. E sono ritenuti da molti le principali responsabili della crisi economica che ha stravolto l'ultimo biennio.

Ma cosa sappiamo davvero delle agenzie di rating? Fatto il quadro della situazione e accennato brevemente a storia ed evoluzione delle agenzie di rating, Tonia Mastrobuoni ha lanciato la palla al professor Ferri, che ne ha subito preso le difese.
«Non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca - ha esordito. - Le agenzie di rating servono al mercato ed è impensabile ipotizzare un loro annullamento.»

Quel che occorre, a detta di Ferri e di tutti i relatori, è una regolamentazione accompagnata da un meccanismo di supervisione in grado di aiutare le agenzie a migliorare la propria efficienza.
Passando in rassegna i contenuti del testo, non paiono però mancare punti critici. Su tutti, recupero della credibilità, regolamentazione, asimmetrie informative e possibili conflitti di interessi.

La recente crisi finanziaria ha riacceso il dibattito sulla regolamentazione delle agenzie di rating. Il nuovo regolamento europeo su queste realtà potrebbe essere un passo importante per riconquistare la fiducia degli investitori e dei regolatori.
«Nonostante le critiche - commentano i due autori - la nostra è un'analisi non ideologica sulle agenzie, a cui non sono imputabili la totalità delle responsabilità della crisi economica e dei tumulti europei di questi mesi.»

Anche se Maria Pierdicchi ammette come «in Usa, con i mutui subprime, non siamo stati in grado di cogliere la rapida evoluzione che ha riguardato il mercato immobiliare».
La managing director di Standard&Poor's Italia individua però anche nel comportamento degli attori sul mercato la causa del brusco andamento finanziario.
«Se è vero che lo scopo del rating è quello di offrire una stima sintetica del rischio di credito di un titolo, è anche vero che investitori e intermediari dovrebbero affiancare al rating altre stime della probabilità di default, utilizzando anche altri indicatori capaci di misurare il rischio di liquidità e quello di mercato.»

Altra opinione invece, quella dell'ex sottosegretario Gianni Alfonso che individua nel «fallimentare modello si sviluppo» le crisi dei mercati finanziari.
«L'attuale sistema economico, caratterizzato da bassa retribuzione, precarizzazione del lavoro e una progressiva assenza di welfare state, ha di fatto impoverito le famiglie costringendole ad indebitarsi oltre le proprie possibilità di solvibilità e le necessarie garanzie.»

Quel che serve e che si auspica, anche alla luce del regolamento europeo in materia, è «la nascita di una agenzia europea, una public company sovranazionale che garantisca gestione, controllo e regolamentazione delle singole agenzie di rating.»

Conclude capovolgendo del tutto la prospettiva Giulio Trigilia.
«Occorre un cambio di paradigma. Immagino a un sistema davvero efficiente, privo di ogni regolamentazione, dove a pagare i servizi delle agenzie tornino ad essere gli investitori e non gli emittenti.»

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