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«Una riforma costituzionale fondamentale per il futuro del Paese»

Questo lo scontato messaggio della Ministro Boschi per le riforme costituzionali, improvvisamente paladina delle Autonomie speciali

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La Ministro per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi è intervenuta oggi al Festival dell’Economia dove, sostenuta da Michele Ainis e Roberto D'Alimonte, ha espresso il suo parere positivo nei confronti della riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi.
Parlando delle autonomie, il ministro ha evidenziato come la riforma abbia salvaguardato le regioni a statuto speciale.
«Cosa non scontata – ha detto – perché sapete che c'erano anche proposte che ne proponevano l'abolizione e invece abbiamo previsto che la riforma venga applicata alle autonomie in seguito a un intesa, nell'ottica di una piena collaborazione istituzionale.»

Francamente la battuta ci ha stupito non poco, perché la ministro Boschi era - appunto - tra quelli che volevano l’abolizione.
Il 24 ottobre 2014 aveva dichiarato all’Assemblea del Partito Democratico che «Le Autonomie speciali sono anacronistiche, vanno soppresse».
Lo si può leggere nel nostro servizio di allora (vedi).
C’è da dire che le Istituzioni trentine hanno preferito chiudere così il capitolo Boschi, dato che la Clausola di salvaguardia rinvia il problema a future modifiche «concordate», ma di fatto oggi un vero contradditorio non c’è stato. Insomma, quel che conta sono i risultati.
È venuta a fare campagna a favore delle riforme. Che noi condividiamo, sia ben chiaro, ma non certo per merito della ministro «per le riforme costituzionali».
 

 
«La crescita, per essere consolidata, ha bisogno di riforme strutturali, riforme annunciate, ma mai realizzate – ha detto la Ministro. – La riforma costituzionale è la base su cui appoggiare tutte le altre riforme, ne discutiamo da 30 anni.
«Adesso abbiamo un sistema legislativo complicato, lungo e farraginoso che non ci permette di rispondere alle famiglie e alle imprese nei tempi necessari.
«Con la riforma avremo un procedimento legislativo più semplice. Avremo un nuovo senato, con funzioni diverse, che rappresenterà le autonomie e i comuni, in un nuovo rapporto fra Stato e Regioni, con chiarezza sulle competenze.
«Questo – ha detto – può contribuire ad un maggiore sviluppo economico del Paese.»
E ci mancherebbe!
 

 
«Il voto per il referendum – ha proseguito la Boschi – è un voto per il futuro del Paese, per votare su di noi ci sarà il 2018, si tratta di un'occasione preziosa per riconquistare un ruolo di cittadinanza attiva, nelle istituzioni, nella politica in senso bello, di una comunità che prende la responsabilità del proprio futuro.»
«Non c'è un rischio di deriva autoritaria dal combinato tra riforma costituzionale e della legge elettorale. Le due riforme – ha detto infine la Boschi – daranno maggiore stabilità al Paese, necessaria per implementare le riforme, grazie al superamento del bicameralismo perfetto e al premio di maggioranza alla lista anziché alla coalizione che impedirà di avere governi balneari, governi tecnici o che durano un anno, un anno e mezzo.»

Utili sia l'intervento del costituzionalista Michele Ainis e del professor Roberto D'Alimonte, che hanno spiegato molti aspetti che nei dettagli non si conoscevano.
D'Alimonte ha fatto anche una piccola pressione terroristica, ricordando che, «se la riforma non passa, scoppia un casino» (parola usata da lui). Infatti, ci si troverebbe il parlamento con la nuova legge elettorale e il senato con la vecchia. 
Cioè due camere parlamentari uguali, distinte e... opposte, dato che la Camera avrebbe il premio di maggioranza e il Senato no. 
Ovviamente il parlamento provvederebbe ad estendere la legge elettorale anche al Senato, ma qusto non è stato detto. 
 
G. de Mozzi

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