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Rossi: «L’Autonomia non è un semplice insieme di norme»

Il concetto è stato esposto al termine del confronto con Sabino Cassese, Mauro Marcantoni, Innocenzo Cipolletta e Nadio Dellai

Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, chiudendo oggi il confronto sulla pubblica amministrazione fra Sabino Cassese, Mauro Marcantoni, Innocenzo Cipolletta e Nadio Dellai, ha evidenziato come l’Autonomia non sia un semplice insieme di norme, ma abbia l’ambizione di voler dare risposte ai bisogni e quindi di costruire il futuro.
«Questo – ha detto Rossi – deve essere l’obiettivo comune della classe politica, che ha la responsabilità di indicare la strada, e della dirigenza, che deve mettere in campo competenza, fantasia e creatività, al fine di mettersi in presa diretta con i cittadini.»
 
«La dirigenza della Provincia – ha detto Rossi – deve avere la consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo, in quanto espressione di un’Autonomia come la nostra. Un conto sono le norme, un conto è quello che dobbiamo fare. Abbiamo l’ambizione di voler dare risposte ai bisogni dei cittadini, le norme arrivano dopo.
«Ribaltiamo l’approccio: c’è un problema che dobbiamo risolvere, cerchiamo di affrontarlo e chiarirlo, poi vediamo le norme che servono. Le norme si possono cambiare, soprattutto in un’Autonomia speciale come la nostra.»
 
«Occorre, inoltre – ha proseguito il presidente – cercare i nostri clienti, ossia i cittadini. Bisogna essere in grado di prevenire i problemi prima che questi si presentino.
«La palestra migliore per realizzare tutto questo è il quotidiano che ci propone esempi concreti a tutti i livelli. Dobbiamo adattarci alle esigenze del cliente e non di chiedere a lui di adattarsi a noi.»
 
«Bisogna, infine – ha concluso Rossi – mettersi in discussione e valutarsi: spesso ci diciamo che siamo i più bravi ed in molti casi è vero, ma non dobbiamo avere paura di cercare di confrontarci con chi fa meglio di noi, per migliorare la capacità di valutazione delle nostre performance.
«Essere competitivi serve a farci crescere e non dobbiamo avere paura di pronunciare le parole merito e mobilità ed eventualmente di modificare quelle norme che ingessano la possibilità di affermare queste due parole.»

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