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Tema: «Anticapitalismo e riformismo a confronto»

Stedile e Marini, dialogo «di confine» voluto dal Consiglio provinciale al Festival dell’economia: Stato, banche, Europa e rilancio della politica

Posizioni diametralmente opposte sul ruolo dello Stato, sulle banche e sul modello Usa, ma piena condivisione sulla necessità di rilanciare con nuovi strumenti la politica e la partecipazione popolare per combattere la crisi.
Ecco cosa separa e cos’hanno in comune l’anticapitalismo radicale di un movimento di lavoratori brasiliano in lotta contro il dominio della finanza, e la sinistra riformista italiana alle prese con la disoccupazione dilagante e chiamata per questo ad avviare cambiamenti importanti.
Il confronto promosso oggi in Sala Depero dal Consiglio provinciale nell’ambito del Festival dell’economia, moderato dal giornalista Enrico Franco, ha visto da una parte Joao Pedro Stedile, fondatore e leader del movimento brasiliano Sem Terra, decisamente contrario al modello di sviluppo capitalistico mondiale, e dall’altra Franco Marini, già presidente del Senato, ministro del lavoro e segretario della Cisl, figura di spicco della storia politica e sindacale del dopoguerra e oggi autorevole esponente del Pd uscito vittorioso, domenica scorsa, dalle urne. 

 Dorigatti: il confronto aiuta la partecipazione e la democrazia
A tema il problematico rapporto tra «rappresentanza, partecipazione e democrazia in movimento», che il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, nella sua introduzione, ha ricollegato al titolo del Festival dell’economia di quest’anno: «Classi dirigenti, crescita e bene comune».
Occorre infatti ripartire dalla partecipazione, ha osservato ricordando anche che la Sala Depero è un po’ il simbolo della democrazia nel nostro territorio, «per ridare forza alle istituzioni e alla rappresentanza superando l’autoreferenzialità della classe dirigente».
Si tratta di avvicinare nuovamente società e politica, oggi distanti, altrimenti salta l’obiettivo della crescita e del bene comune. Ecco perché il Consiglio provinciale ha voluto il confronto tra due personalità politicamente tanto diverse: cercare risposte all’esigenza di una nuova legittimazione delle istituzioni e della classe dirigente.
La risposta a questo problema, ha concluso, sta solo nella politica che Antonio Rapanà definiva «un metodo partecipato e condiviso».
Per questo il confronto di oggi può rivelarsi prezioso.
 
 Stedile: rilanciare gli Stati contro lo strapotere del capitalismo
Enrico Franco ha rivolto la prima domanda a Marini, chiedendogli un giudizio sull’attuale enfatizzazione della rete come strumento di democrazia popolare.
Il problema è che nell’era del web non si discute più per arrivare a costruire una maggioranza, perché ognuno guarda il proprio sito e nascono comunità chiuse.
Per Marini dai nuovi strumenti di comunicazione emerge una domanda di partecipazione analoga a quella del ’68, di fronte alla quale Aldo Moro disse che eravamo noi della Dc a dover cambiare, non gli altri.
Papa Francesco indica l’esigenza di una maggiore giustizia nei rapporti tra gli uomini. Il pensiero liberista che ha dominato per trent’anni oggi non regge più di fronte ai profondi squilibri mondiali.
In Italia questo vuol dire correggere il divario tra i redditi e il dominio della finanza staccata dalla produzione.
«Maggiore giustizia – ha aggiunto Marini – vuol dire più investimenti, più retribuzioni e trattamenti più giusti.»
 
Rispondendo a una domanda di Enrico Franco in merito alla possibilità di esportare in Europa il pensiero di Sem Terra, Joao Pedro Stedile ha ricordato la rete internazionale antimperialistica che collega 100 movimenti in tutto il mondo per la riforma agraria chiamata «Via campesina internazionale».
Quanto all’Europa ha aggiunto: «Siete stati voi ad andare troppo a destra, non noi troppo a sinistra».
Per Stedile la crisi attuale è generata dal capitalismo che si è impadronito dell’intera produzione del mondo.
Un capitalismo in questa fase è dominato dalla finanza e che ha «sequestrato» gli Stati nazionali espropriati del potere economico.
Questo vanifica sia il voto popolare che le istituzioni e i G8, perché non sono gli Stati a gestire l’economia, bensì le multinazionali e le banche. Anche la chiesa e il socialismo reale hanno fallito e tutto è stato mercificato, inclusa la religione. L’unica via d’uscita secondo Stedile sta nel riportare il potere economico e finanziario nelle mani dello Stato, comprendendo che i veri nemici sono le banche e le grandi corporazioni internazionali.
«Smettiamola di perdere tempo a litigare tra partiti e i sindacati, tutti vittime dello stesso potere capitalistico».
Non esiste, inoltre, democrazia quando le televisioni sono gestite da poche ricchissime famiglie che non hanno mai prodotto un solo pezzo di pane ma controllano in tal modo il pensiero della gente.
Il popolo deve tornare a pensare con la propria testa e riprendere il controllo dei mezzi di comunicazione sociale.
Per realizzare il cambiamento per Stedile la politica deve tornare ad occupare gli spazi della vita sociale e convincere le persone a mobilitarsi contro il comune nemico.
 
 Marini: Stato regolatore e non gestore. E più potere alla Bce
Diversa la posizione di Franco Marini, secondo cui in Italia il modello dell’economia gestita dallo Stato è fallito.
Lo Stato per Marini deve piuttosto recuperare il ruolo centrale che spetta a chi detta le regole, anche alle banche.
A livello europeo questo vuol dire che la Bce deve poter governare le banche come avviene negli Usa, mentre oggi Draghi per intervenire deve prima ottenere il consenso di tutti i Paesi membri.
Ancora, per Marini, una parte del debito dei Paesi dell’Ue dev’essere gestita assieme.
E occorre che l’Europa torni a contare sulla scena mondiale per combattere gli squilibri internazionali.
Negli ultimi 4 anni in Italia gli investimenti dello Stato sono crollati del 30 per cento per i vincoli eccessivi imposti a livello europeo.
 
Occorre togliere di mezzo questa regola e permettere allo Stato più libertà d’azione, pur dentro una linea europea. Va poi ridotto il distacco tra base e vertice delle retribuzioni del lavoro.
Queste per Marini sono le battaglie riformiste da portare avanti, rilanciando anche gli investimenti dei privati, che nel 2013 hanno toccato il punto più basso con il 17% del Pil. Politicamente, secondo l’ex presidente del Senato la vittoria del Pd alle ultime elezioni del parlamento europeo da una parte frenano l’avanzata dei movimenti populisti di Francia e Inghilterra e in Italia di Grillo, dall’altro dà al nostro Paese il ruolo di maggiore forza di sinistra in Europa.
Occorre allora a suo avviso «trovare strade che ci consentano di tornare ad investire di più e di rimettere il lavoro dei giovani al centro di ogni preoccupazione». 
 
 Stedile: Usa sfruttatori, ma nascono movimenti di protesta
Stedile ha concluso con tre considerazioni. In primo luogo ha ribadito l’obiettivo della statizzazione del sistema finanziario per risolvere la crisi economica.
Oggi il capitale funziona con la circolazione del denaro e se lo Stato non controlla il sistema finanziario tutto il potere finisce per concentrarsi in tre o quattro banche: questa è una regola economica.
L’unica via d’uscita è quindi la creazione di nuove regole per garantire allo Stato il controllo sociale sui beni pubblici.
Per Stedile occorre anche finirla con la storia del dollaro come moneta internazionale.
Il dollaro è infatti a suo avviso «il modo che gli Usa hanno di sfruttare l’umanità per sostenere il loro debito».
In fondo per Stedile si tratta di ascoltare la lezione di Keynes: «oggi più che mai abbiamo bisogno delle sue idee».
La soluzione non sostituire il dollaro con l’euro, ma con una moneta che serva solo da meccanismo di regolazione del commercio, e non da arma di sfruttamento.
Infine, ancora sugli Usa Stedile ha negato che la società nordamericana sia una società del benessere.
 
Seconda riflessione: la politica. Indubbiamente anche per Stedile i governi e i partiti attraversano una grave crisi di rappresentanza per cui vanno scoperte nuove forme di partecipazione politica.
Di questo si sta occupando ad esempio Evo Morales in Bolivia per dare ai cittadini la possibilità di prendere decisioni su tutto.
Quel che conta è evitare che, come accade oggi in Brasile, tutto sia controllato da 117 imprese sulle quali la politica non ha alcun potere.
In queste condizioni viene meno anche l’aspetto formale della democrazia borghese.
Il fatto poi che oggi il popolo non partecipi alla politica, per Stedile «è normale», perché come ha scritto un grande storico italiano, Giovanni Arrigo, la mobilitazione di massa non procede in modo lineare ma ad ondate.
Oggi però il neoliberismo americano ha creato un’apatia contro la quale i popoli si stanno risvegliando spontaneamente come è avvenuto in Spagna, a Londra e a New York. Secondo Stedile nei prossimi anni assisteremo a un’onda montante di protesta che genererà cambiamenti e ci porterà fuori dalla crisi.
 
 Stedile sui mondiali: la Fifa è l’istituzione più corrotta al mondo
L’incontro si è concluso con due domande dal pubblico, la prima sugli ormai prossimi mondiali in Brasile come occasione per far conoscere questi problemi del Paese, la seconda su Papa Francesco e il recupero della teologia della liberazione e sui governi di Lula e e Dilma.
Secondo Stedile gli ultimi due governi in Brasile hanno incarnato la volontà del popolo di frenare il neoliberismo, ma poi le alleanze politiche hanno portato al potere classi diverse come banchieri e industriali.
Il problema è che si è creato un “neosviluppismo”, che ha risposto ai bisogni sociali più gravi senza però risolvere i problemi strutturali del Brasile.
Per Stedile questo modello è però arrivato al limite e ciò spiega le manifestazioni popolari degli ultimi tempi con la richiesta di più democrazia.
Per il leader di Sem Terra i cambiamenti veri avverranno solo con la convocazione dell’assemblea costituente per riformare tutto il sistema.
 
Quanto ai prossimi mondiali di calcio, per Stedile «un giorno dovremo far scoppiare la Fifa, che – ha detto – è l’istituzione mondiale più corrotta che esista, in cui un gruppo di europei utilizza il calcio per accumulare ricchezza».
«Ma – ha aggiunto, – il popolo è saggio e sa separare il calcio dalla politica: adesso critichiamo la coppa del mondo ma domani cercheremo di vincerla di vincere battendo anche l’Italia.»
 
Infine Papa Francesco. «Lui ha molti nemici potenti sia dentro la chiesa sia nel capitalismo mondiale, – ha risposto Stedile. – Papa Francesco è stata una sorpresa grandissima che dimostra come ogni tanto lo spirito si svegli.
«Oggi il Papa oltre a risolvere i problemi della chiesa sta diventando un leader mondiale capace di richiamare l’attenzione sui veri colpevoli della crisi. In questo modo Francesco sdogana i principi della teologia della liberazione anche se non si può più chiamare così.»
 
 Marini: le primarie, esempio di partecipazione democratica
Franco Marini si è soffermato sull’importanza vitale, per la democrazia, di corpi sociali intermedi come i sindacati e i partiti, con i quali è possibile recuperare la partecipazione dei cittadini alla politica. Come?
Un esempio positivo è venuto dalle primarie grazie alle quali il Pd ha rinnovato profondamente la propria dirigenza e la propria rappresentanza parlamentare.
Tutti hanno potuto scegliere il candidato preferito.
Fondamentale è quindi, secondo Marini, è in tempi di crisi come questo la politica adotti strumenti che permettano il ricambio generazionale.
 
Enrico Franco ha concluso l’incontro evidenziando la scelta interessante del Consiglio provinciale di mettere a confronto due posizioni profondamente diverse come quella radicale di Stedile e quella riformista di Marini. Idea che risponde al tentativo del Festival dell’economia di dialogare con il contro-festival in corso di svolgimento.
«Perché oggi la dialettica, oltre a quella tra destra e sinistra che comunque c’è ancora, è soprattutto quella tra chi è dentro e chi è fuori. Per questo vanno ricercate insieme forme di partecipazione non demagogiche e non populiste.»

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