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Se ne è andato il nostro amico e collega Dino Panato

Aveva solo 68 anni, la maggior parte dei quali passati da grande fotografo

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Un grave lutto ha colpito nel pomeriggio di ieri l’intera società trentina e non solo il mondo del giornalismo.
Il fotografo Dino Panato si è spento, dopo una lunga malattia incurabile, lasciando un vuoto incolmabile.
Dino non era solo un fotografo, col quale iniziammo a collaborare più di 30 anni fa, ma un uomo capace di cogliere con ironia gli aspetti più paradossali della vita con battute a volte dure e sanguigne, ma sempre sagaci e puntuali.
 
«Il mondo non lo cambio – mi aveva spiegato, – ma non per questo deve passarla liscia.»
La gente ricorderà Panato per lo studio fotografico di Via Vittorio Veneto, ma era diventato un fotografo di caratura internazionale, soprattutto nel campo sportivo. Era un grande fotografo che sapeva davvero cogliere l’attimo, fino ad arrivare a lavorare per importanti agenzie nazionali, dai giochi olimpici al campionato di calcio di Serie A.
 
«Un giorno mi avevano contestato una fotografia perché era troppo bella, – raccontava fiero di sé. – Credevano che fosse un montaggio, cosa che rischierebbe di far saltare il contratto. Ma quando hanno visto i file sorgenti, mi hanno porto le scuse e fatto grandi complimenti.»
Ma al di là degli aneddoti e delle sue battute, che ci mancheranno sempre, Dino Panato lascia un vuoto incolmabile a livello di amicizia. Prima di essere fotografo era un uomo. Nessuno di noi era un suo concorrente, ma semplicemente un amico collega. Ed era pronto ad aiutare chiunque si trovasse in difficoltà, anche i suoi concorrenti.
 
G. de Mozzi.

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