Conte: «Questa riforma della Giustizia non s’ha da fare»

Ma Draghi non guarda in faccia a nessuno e porta la legge Cartabia in Parlamento

Il fatto che Conte non approvi il disegno di legge confezionato dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia dovrebbe lasciare indifferenti: l’ex premier non ha nessuna carica istituzionale e non rappresenta la leadership dei Pentastellati.
Quindi condividiamo la scelta di Draghi di portarla in parlamento così come è stata concordata dalla maggioranza di governo.
Peraltro sembra che i favorevoli e i contrari si stiano concentrando sui tempi della prescrizione.

I 5 Stelle volevano bloccarla del tutto. Una posizione di giustizialismo che un tempo veniva condannato dalle sinistre e che adesso pare essere la soluzione per sconfiggere malaffare.
La stessa Cartabia ha elaborato una versione diversa sulla prescrizione. Viene sì interrotta dalla sentenza di primo grado, ma se il tribunale di secondo grado non dovesse emettere la sentenza entro due anni, il procedimento viene annullato. Per il terzo grado, la Cassazione, i tempi si riducono a un anno. Salvo casi gravi, come sempre.
Secondo la proposta di legge, quindi, non si estinguerebbe il delitto ma il procedimento. Sicuramente ci sono delle sottili differenze, ma che a noi al momento sfuggono.
 
Francamente, il tutto ci lascia sconcertati. I processi durano troppo e, anziché trovare riforme che ne accelerino i tempi, questo parlamento sta pensando di allontanare la prescrizione.
Non crediamo che l’Unione Europea possa considerare «riforma» l’allungamento dei tempi della prescrizione. La volontà della UE è la riduzione dei tempi. Punto.
Sicuramente agli stranieri che volessero investire in Italia non pare che la situazione sia migliorata.
I processi civili hanno tempi biblici. Come si può pensare di lavorare in un Paese che non dà certezza nel diritto?

Secondo noi la giustizia va innanzi tutto digitalizzata. E il Paese non è ancora cablato abbastanza, 
Poi vanno assunti molti nuovi giudici e altro personale. Se vogliamo ripescare un antico concetto dell'emerito giudice Ancona, va ridotto anche il numero degli avvocati.
Infine vanno messi tempi certi per giungere a una sentenza.
Condividiamo il principio del giudice che debba pagare civilmente per errori commessi per colpa grave. È quanto già accade per i medici, che sono obbligati comunque a svolgere il proprio lavoro, ma se sbagliano pagano.