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Piano nazionale di ripresa e resilienza: altri 10 miliardi nel 2022

Si tratta di fondi messi subito a disposizione per attuare i progetti del Pnrr

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza permette di rafforzare la manovra del Governo con una dotazione di altri 10 miliardi nel 2022. Si tratta di fondi messi subito a disposizione per attuare i progetti del Pnrr.
La dotazione del fondo, istituito dalla legge di bilancio del 2021, sale quindi di circa 10 miliardi nel 2022 (50,307 miliardi rispetto ai 40,307 miliardi inizialmente previsti).
Le risorse subito disponibili aumentano anche nel 2023 dai 44,573 miliardi già previsti a 53,623 miliardi.
E’ un aumento introdotto nell'ultima bozza della manovra con il Fondo rotativo per l'attuazione del Next Generation Eu-Italia, che anticipa i contributi che nel tempo arriveranno dalla Unione europea alle verifiche dell'andamento del piano.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sottolinea l’importanza dell’attuazione del Pnrr, come «una straordinaria occasione di riforme e investimenti», evidenziando che «il successo del Piano è nelle vostre mani», quindi «c'è bisogno di cooperazione tra tutti i livelli dell'amministrazione, nella fase di pianificazione degli investimenti e in quella di attuazione».
 
«Abbiamo già approvato 159 progetti di rigenerazione urbana – spiega Draghi – su cui investiamo 2,8 miliardi. Ben oltre il 40% è destinato a interventi nel Mezzogiorno.
«Per riqualificare l'edilizia residenziale pubblica – aggiunge Draghi – rendere i quartieri delle città più inclusivi e migliorare la qualità delle abitazioni, abbiamo ripartito 2 miliardi tra le Regioni, che adesso dovranno indire i bandi per i Comuni.
«Abbiamo già avviato il potenziamento del trasporto extraurbano, con 600 milioni che sono stati suddivisi tra le Regioni per rinnovare la flotta degli autobus.
«Abbiamo assegnato 700 milioni ai soggetti gestori regionali per rendere più funzionali le stazioni ferroviarie nel Mezzogiorno e riqualificare le aree in cui si trovano.
«Nel complesso, sono stati già ripartiti tra gli enti territoriali 21,6 miliardi per interventi infrastrutturali.»
 
Paolo Gentiloni, commissario Ue agli Affari economici, esprime preoccupazione sulla difficoltà di esecuzione dei piani europei e su eventuali rischi per il nostro Paese, ma comunque «resta il fatto che il governo sta agendo con grande determinazione, con un sostegno parlamentare notevole».
Il ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi evidenzia «la possibilità di avere per la prima volta, dopo tanti anni, un robusto investimento in scuola ed educazione. Per quanto riguarda la sola scuola, senza università e ricerca, sono 18,5 miliardi del Pnrr a cui dobbiamo aggiungere anche i fondi strutturali, che abbiamo rinegoziato, che sono passati da 2,7 miliardi a 3,8 miliardi, più Fsc che finora non c'era stato per l'istruzione.»

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