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Trento Film Festival 2022, premi, motivazioni e sinossi

Il Gran Premio città di Trento, Premio del CAI, Premio Città di Bolzano, due Genziana d'Argento e il premio della Giuria

La Giuria del 70° Trento Film Festival – composta da Marta Balaga (Polonia), Michelangelo Frammartino (Italia), Illum Jacobi (Danimarca), Christian Quendler (Austria), Estefania Stefi Troguet (Andorra) - ha assegnato i seguenti premi ufficiali:

 GRAN PREMIO CITTÀ DI TRENTO 
GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM
Gaucho Americano
di Nicolás Molina
 (Cile/2021/72')
 
 PREMIO DEL CLUB ALPINO ITALIANO 
GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ALPINISMO, POPOLAZIONI E VITA DI MONTAGNA
Dark Red Forest  
di Jin Huaqing
(Cina/2021/83')
 
 PREMIO CITTÀ DI BOLZANO 
GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ESPLORAZIONE O AVVENTURA
La panthère des neiges
di Marie Amiguet
(Francia/2021/92')
 
 GENZIANA D’ARGENTO 
MIGLIOR CONTRIBUTO TECNICO-ARTISTICO
Akeji, le souffle de la montagne
di Corentin Leconte e Mélanie Schaan
(Francia/2020/72')

 GENZIANA D’ARGENTO 
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Heltzear
di Mikel Gurrea
(Spagna/2021/17')
 
 PREMIO DELLA GIURIA 
Lassù
di Bartolomeo Pampaloni
(Italia, Francia/2022/81')
 
 Motivazioni e sinossi 
GRAN PREMIO CITTÀ DI TRENTO
GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM
Gaucho Americano di Nicolás Molina (Cile/2021/72')

MOTIVAZIONE - In questa tenera, ironica e particolarmente onesta interpretazione del mito del cowboy, rivisto attraverso gli occhi di due gauchos della Patagonia, le culture si scontrano e tutti sognano una vita migliore. Il regista Nicolás Molina - anche direttore della fotografia - descrive magnificamente le difficoltà quotidiane dei due protagonisti, dimostrando quale prezzo ha per alcuni il sogno americano.
 
SINOSSI - Ambientato nel vasto e aspro paesaggio dell'Idaho, un gruppo di personaggi improbabili è stato riunito dall'industria ovina nordamericana. Joaquín Agüil, 54 anni, e Victor Jara, 28 anni, entrambi gauchos della Patagonia, vengono assunti come allevatori di pecore per lavorare in un ranch nel West americano.
Conosciuti per la loro abilità nell'allevamento e la loro resistenza in condizioni climatiche estreme, sia Joaquín che Victor lasciano le loro famiglie per inseguire il sogno di guadagnare abbastanza soldi per comprare un appezzamento di terra tutto loro in Cile.
Con una fotografia abbacinante, una splendida colonna sonora ed efficaci tempi comici, il regista Nicolás Molina cattura le complessità del vivere in una terra straniera, mentre i due uomini incontrano i loro eccentrici colleghi americani e cercano di navigare tra le difficoltà della lingua, dello stile di vita e della curiosità reciproca.
 
PREMIO DEL CLUB ALPINO ITALIANO
GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ALPINISMO, POPOLAZIONI E VITA DI MONTAGNA
Dark Red Forest di Jin Huaqing (Cina/2021/83')
 
MOTIVAZIONE - La giuria ha assegnato il premio per la sincerità e intimità con la quale il film guarda alla vita di un gruppo di monache tibetane, che affrontano l'ambiente montano alla ricerca dell’illuminazione. Utilizzando al meglio le potenzialità cinematografiche del tempo e della presenza, il regista invita il pubblico in uno spazio profondo di fede e ricerca spirituale.
 
SINOSSI – 20.000 monache buddiste vivono in un monastero su un altopiano innevato in Tibet. Circondate da una natura aspra e isolate dal mondo esterno, queste donne ci offrono un assaggio della loro ricerca, attraverso la religione, sui grandi quesiti dell’esistenza. Lontane dalle loro famiglie, le monache danno tutte se stesse per raggiungere uno stato divino, affidandosi al guru e le une alle altre. Con straordinaria intimità, la macchina da presa accompagna le donne che, durante i 100 giorni più freddi dell'anno, imparano a conoscere questioni fondamentali di vita e morte, sofferenza e guarigione, karma e conseguenze. Un'opera che unisce splendore visuale e spiritualità, Dark Red Forest è un'esplorazione della vita, quotidiana eppure misteriosa, di donne devote alla loro fede. Il film di Jin Huaqing è un'opera illuminante di fede e indagine filosofica, ambientata in un paesaggio proibitivo.
 
PREMIO CITTÀ DI BOLZANO
GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ESPLORAZIONE O AVVENTURA
La panthère des neiges di Marie Amiguet (Francia/2021/92')
 
MOTIVAZIONE - La giuria ha premiato questo film per la qualità e la bellezza delle immagini raccolte durante un viaggio in Tibet in cerca del leopardo delle nevi. Un viaggio nel quale lo spettatore può immergersi nella natura più selvaggia e sperimentare intimamente la pace e la purezza del luogo.
 
SINOSSI – In cima all'altopiano tibetano, tra valli inesplorate e inaccessibili, si trova uno degli ultimi santuari del mondo selvaggio, dove vive una fauna rara e sconosciuta. Vincent Munier, uno dei fotografi di fauna selvatica più rinomati al mondo, accompagna l'avventuriero e romanziere Sylvain Tesson alla ricerca del leopardo delle nevi. Lo introduce alla sottile arte di rimanere nascosti in attesa, di seguire le tracce e di avere la pazienza necessaria per poter scorgere gli animali. Attraverso il loro viaggio sulle vette tibetane, abitate da presenze invisibili, i due uomini intraprendono una conversazione sul posto che abbiamo tra gli esseri viventi e celebrano la bellezza del mondo.
 
GENZIANA D’ARGENTO MIGLIOR CONTRIBUTO TECNICO-ARTISTICO
Akeji, le souffle de la montagne di Corentin Leconte e Mélanie Schaan (Francia/2020/72')
 
MOTIVAZIONE - La giuria è rimasta colpita da questo poetico ritratto di un artista e sua moglie, e dal modo in cui unisce le dimensioni spirituale e artistica della loro vita in montagna. Seguendo il ritmo delle stagioni, il film intreccia elementi ed aspetti della natura, dell'arte e della routine quotidiana in un potente montaggio che esalta la profondità delle loro vite.
 
SINOSSI – Annidato tra gli alberi giganti che ricoprono la montagna, nel profondo della natura selvaggia in continua evoluzione, c'è un piccolo eremo: la casa di Akeji e Asako. Il rinomato pittore giapponese trascorre le sue giornate camminando per i sentieri della foresta, dipingendo e meditando, mentre sua moglie raccoglie piante e produce pigmenti. Vivono una vita di rituali e di routine, che si alternano con le stagioni fino a che non sembrano diventare un tutt'uno con la terra che li circonda. L'armonia inizia a incrinarsi quando Asako viene ricoverata in ospedale, ma l'anziana coppia è sempre stata consapevole dell'insignificanza dell'uomo di fronte alla natura. Arricchito da una splendida fotografia, questo film delicato e stimolante apre una finestra su un nuovo stato di coscienza.
 
GENZIANA D’ARGENTO MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Heltzear di Mikel Gurrea (Spagna/2021/17')
 
MOTIVAZIONE – Mikel Gurrea unisce le incertezze dell'adolescenza, l'instabilità politica e un penetrante senso di perdita in questa complessa e coinvolgente storia di una giovane scalatrice impegnata nella preparazione della sua più grande sfida. Mentre impara a superare i limiti del proprio corpo, la protagonista riesce finalmente a dire addio al suo passato.
 
SINOSSI – Nella lingua basca il verbo "heldu" ha un significato polisemico. Può essere "tenere", "crescere" o "arrivare". La forma declinata "heltzear" significa "in procinto di" tutte queste cose. Siamo a San Sebastián nell'anno 2000. Il conflitto basco è attivo. Mentre scrive una lettera al fratello lontano, Sara, una scalatrice quindicenne, si allena per la scalata più difficile della sua vita.
 
PREMIO DELLA GIURIA
Lassù di Bartolomeo Pampaloni (Italia, Francia/2022/81')
 
MOTIVAZIONE - Il Premio Speciale della Giuria del Trento Film Festival va a un film che racconta un grandissima impresa in solitaria: Isravele non è un alpinista ma la sua scalata ha come obbiettivo addirittura il cielo! Il regista di Lassù, Bartolomeo Pampaloni, ha il coraggio di unirsi alla spedizione e di partire, ma, ed è ciò che più conta, dimostra anche di sapersi fermare alla quota giusta.
 
SINOSSI - Nino faceva il muratore e viveva nella periferia di Palermo con la sua famiglia. Ora vive da solo in cima ad una montagna e fa il profeta. Si fa chiamare Isravele – e il nome va letto al contrario per capirne il senso. Lassù, su di una montagna brulla ai margini della città, c’è la sua dimora: un vecchio osservatorio abbandonato che in vent’anni di lavoro solitario ha trasformato in portentoso tempio naif, considerato uno dei più impressionanti esempi di outsider art in Europa.
Isravele sale e scende, ogni giorno, con lo zaino carico di sassolini e cemento, porta in alto il basso e così lo purifica. Trasforma l’incuria in bellezza, tramite un lavoro costante, al limite del disumano, che lui chiama preghiera.
Ma da qualche tempo sempre più numerosi turisti e curiosi minacciano la pace di questo luogo, dove si dice viva un uomo misterioso, che annuncia la venuta dell'Apocalisse. Laggiù, in città, lo chiamano l’eremita.

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