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Istat: nel rapporto annuale le differenze territoriali

Pubblicati dall'Istituto anche gli indicatori territoriali per le politiche di sviluppo

Tra le evidenze segnalate dall’Istat nel suo rapporto annuale rientra il fatto che permangono importanti disuguaglianze sociali nel nostro Paese.
In tal senso è significativo quello che avviene per quanto riguarda la speranza di vita. Oltre al livello di istruzione, che comunque fa la differenza, la forbice si amplia nei diversi territori: si osserva infatti una differenza di 6,1 anni negli uomini e 4 anni nelle donne tra chi ha un alto livello di istruzione a Bolzano (rispettivamente 83,6 e 86,9 anni per uomini e donne) e chi ha un basso livello di istruzione in Campania (77,5 e 82,9 anni).
La variabilità territoriale diminuisce quando il livello di istruzione è più elevato (con uno scarto massimo di 2,6 anni per gli uomini e 1,8 per le donne).
I differenziali di sopravvivenza tra quanti hanno un basso livello di istruzione sono, infatti, di 3 anni negli uomini e di 2,6 nelle donne.
 
«Sebbene l’Italia sia tra i paesi in Europa con i minori differenziali sociali nella salute – rileva l’Istat, – i risultati evidenziano il potenziale ancora guadagnabile nel nostro Paese: la differenza nella speranza di vita alla nascita di 6,1 anni tra gli uomini e di 4 anni tra le donne con alto livello di istruzione a Bolzano, rispetto ai residenti meno istruiti in Campania, corrisponde al guadagno in anni di aspettativa di vita osservato in oltre venti anni di storia demografica italiana (1995-2017).»
Per quanto riguarda invece il saldo migratorio con l’estero degli italiani. l'indice è sempre negativo dal 2008, registrando una perdita netta di circa 420 mila residenti in dieci anni.
Circa la metà di questa perdita (208 mila) è costituita da giovani dai 20 ai 34 anni e di questi, due su tre sono in possesso di un livello di istruzione medio-alto. Ed è il Mezzogiorno che è più caratterizzato da queste perdite di capitale umano.
Quasi la metà (208 mila unità) è costituita da giovani dai 20 ai 34 anni, di cui due su tre sono in possesso di un livello di istruzione medio-alto.
 
«Tra il 2008 e il 2017 – spiega inoltre l’Istat – i saldi con l’estero di giovani cittadini italiani con livello di studio medio- alto sono negativi in tutte le regioni italiane: la Lombardia è in assoluto la regione che ha ceduto ad altri paesi più risorse qualificate (-24 mila giovani residenti), seguita dalla Sicilia (-13 mila), dal Veneto (-12 mila), dal Lazio (-11 mila) e dalla Campania (-10 mila).»
Poi l’Istat ha anche pubblicato la Banca dati indicatori territoriali per le politiche di sviluppo, che è prevista dalla nuova Convenzione stipulata tra Istat e il Dipartimento per le Politiche di Coesione (DPCoe) Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Agenzia per la Coesione Territoriale (ACT), nell’ambito del progetto «Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche di coesione 2014-2020» finanziato con il PON «Governance e capacità istituzionale 2014-2020».
 
Gli obiettivi principali della Banca dati sono di disporre di dati e indicatori territoriali aggiornati per osservare i risultati via via raggiunti dalle policy nei territori, supportare eventuali riprogrammazioni delle risorse.
Gli Indicatori dell’Accordo di partenariato 2014-2020 sono suddivisi per Obiettivo tematico e per Risultato atteso e sono disponibili sia in un unico file compresso con estensione .zip, in modo da renderne più agevole la ricerca, sia all’interno delle altre chiavi di lettura della banca dati.

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