Elezioni del 22 ottobre – Intervista al senatore Sergio Divina
«Saranno i trentini a stabilire chi dovrà governare per i prossimi cinque anni: noi proponiamo un'offerta politica di area centrista»
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Senatore Divina, la chiamo così perché il titolo di Senatore lo si conserva per tutta la vita.
Lei si era candidato alla presidenza della Provincia autonoma di Trento già nel lontano 2008. Allora il suo antagonista era Lorenzo Dellai, che aveva una base elettorale ben consolidata. Eppure aveva ottenuto il 36,50% contro il 56,99 di Dellai.
Oggi lo scenario è completamente mutato. La giunta provinciale uscente è di centrodestra, con Maurizio Fugatti presidente. Un suo alleato. Anzi, un suo ex alleato.
E qui le faccio la prima domanda. Cos’è che l’ha spinta a mettersi contro l’estrazione politica che l’ha generata?
«Vorrei proseguire esattamente nel solco dell'esperienza politica che ho vissuto. Troppe, troppe persone mi hanno fatto notare che non avrebbero mai e poi mai rivotato per la giunta Fugatti uscente.
«E questo a causa di un clima generale caratterizzato da una forte delusione, per non dire insoddisfazione, causata dall'arroganza nel modo di porsi e dall'improvvisazione dimostrata in merito alle singole questioni.
«Per andare a votare, in questa temperie, serve uno stimolo, che può essere dato esclusivamente da una compagine di persone competenti, serie e non autoreferenziali.
«Persone per cui l'esperienza di vita e i curriculum parlano da sé: siamo riusciti a mettere insieme una squadra in poco tempo, della quale sono fiero ed orgoglioso.
«Ed è questa squadra che si mette a disposizione di quella componente di trentini che o rimane a casa oppure vota per uno schieramento come il nostro, che non aveva mai scelto prima.»
Mi pare di aver capito che con lei ci siano coloro che si sono sentiti delusi da Fugatti. D’altronde, Fugatti ha dovuto governare per tutti, anche per chi non lo ha eletto. Ma lei sta raccogliendo adesioni anche dai «non leghisti», delusi per altri motivi. È così?
«Non andiamo a caccia di una categoria particolare di elettori. Diamo la possibilità a chi lo vorrà di fare una scelta alternativa, che io credo sia assai utile per il Trentino.»
Quali sono gli argomenti su cui lei e i suoi sostenitori ritengono che Fugatti abbia disatteso le aspettative?
«Non vorrei dilungarmi, perché l'elenco sarebbe enorme e toccherebbe tutti i settori della pubblica amministrazione.
«Uno per tutti: la sanità, che non trova un solo trentino soddisfatto, ancorché sia un comparto fondamentale per la vita di ognuno e che comporta grossi investimenti di risorse pubbliche.»
Lei si lamenta della sanità (e fa bene) per le code d’attesa troppo lunghe al fine di poter ottenere una visita specialistica. Ma come pensa di superare il problema?
«La compagine politica, nel caso della sanità, deve soltanto dare indirizzi, formulando ipotesi: per ogni tipo di patologia dev'essere garantita ad esempio la diagnostica entro tempi certi, per cui di conseguenza l'azienda sanitaria dovrà mettere in condizioni le strutture sanitarie ospedaliere di raggiungere quell'obiettivo.
«Se non bastassero le strutture pubbliche, sappiamo di poter contare anche su un sistema di sanità convenzionata che, senza costi aggiuntivi per il cittadino, è in grado di erogare le prestazioni che il comparto pubblico non è capace di assolvere.
«Un partenariato fra il pubblico e il privato è necessario.»
Il personale sanitario diminuisce e la facoltà di medicina è appena stata avviata. Ha idee in proposito?
«Prima di poter sfornare nuovi medici dalla nostra facoltà passeranno ancora diversi anni: il primo obiettivo resta dunque non perdere quelli che già abbiamo.
«A causa della poca appetibilità del nostro sistema sanitario, la cosa sfortunatamente sta già accadendo: un trattamento più rispettoso verso tutto il personale medico sanitario consentirebbe di arginare l'emorragia di professionisti cui purtroppo stiamo assistendo.»
Come pensa di dare ristoro ai pensionati e agli anziani che non guadagnano abbastanza e non possono permettersi il ricovero in una RSA? Siamo un popolo che invecchia e già adesso mancano quasi mille posti…
«Le RSA sono in grossa difficoltà. In difficoltà per quanto riguarda la quadratura dei bilanci, anzitutto. E ancora più in difficoltà con la carenza di tutto quel personale che il sistema ospedaliero, altrettanto in crisi, preleva sistematicamente da queste strutture.
«Tanti anziani, soprattutto i non patologici, non dovrebbero finire allora in una RSA ma si dovrebbero organizzare delle strutture residenziali apposite (una sorta di edilizia senior) in cui gli autosufficienti possano ancora godere della privacy di una propria abitazione, adeguatamente attrezzata.
«Qualcuno se la potrà permetter e in proprietà e qualcun altro in affitto, ma tutti godranno di spazi comuni entro cui relazionarsi, di servizi assistenziali ad ho, oltre che di un servizio di pulizia, lavanderia e anche di fornitura dei pasti.
«Già queste iniziative decongestionerebbero a sufficienza le attuali RSA. Per i non autosufficienti, invece, non v'è dubbio che bisognerà pensare a strutture come quelle attuali, dotate di personale adeguato, ma con un servizio che venga finalmente considerato necessario, per cui anche chi non è in grado di sostenere la retta dovrà poter essere ospitato, curato e godere dei servizi ospedalieri o sanitari necessari.»
Lei come affronterebbe il problema degli orsi?
«Premettiamo che la gestione si è dimostrata del tutto scellerata: per cinque anni il problema è stato completamente disatteso, con una noncuranza totale, al punto che nemmeno si conosceva la consistenza numerica di questi esemplari.
«Solo dopo l'incidente drammatico occorso in val di Sole abbiamo visto un cambio di rotta. Ma il governatore si è limitato ad imbracciare il fucile a mo' di un non meglio precisato “ghe pensi mi”.
«Non andava bene la noncuranza precedente così come non va bene un atteggiamento del genere, perché si sa che non porta assolutamente a nulla se non ad un’immagine populista.
«Inutile prendere in giro i cittadini: troppe norme e convenzioni internazionali impedivano ed impediscono tuttora di fare quello che avrebbe voluto fare il governatore.
«Il primo passo da compiere è allora capire quanti sono questi orsi e fermarne la crescita con i metodi che già conosciamo della sterilizzazione.
«Lo step successivo è fidarsi degli esperti: solo loro possono indicarci il numero corretto di esemplari che la comunità trentina può ospitare senza correre rischi.
«Dopodiché, la parte “in eccesso” dev'essere per forza dirottata verso quei paesi che in parte hanno già dato la loro disponibilità ad ospitarla e che possono offrire territori e spazi importanti dove questi animali possono vivere senza dare problemi.
«E ancora, se rimane qualche esemplare problematico, non resta infine che attuare la cattura, finalizzata alla messa in sicurezza della popolazione.»
Parlando di economia, spicca il terribile fenomeno degli incidenti sul lavoro. Si adopererà per diminuirli drasticamente?
«Le attuali leggi sulla sicurezza nei posti di lavoro credo siano sufficienti: non serve pertanto affastellare norme su norme, ma basterebbe far rispettare quelle vigenti.
«Gli incidenti possono succedere anche per cause impreviste ma la sicurezza sui cantieri e nei posti di lavoro dev'essere garantita dal sistema trentino.
«Abbiamo più soggetti titolati ed incaricati a vigilare ed intervenire in questo campo: dipendenti della provincia ma anche facenti capo alle amministrazioni statali.»
L’immigrazione la preoccupa?
«Il vento non si può fermare con le mani: fintanto che ci saranno condizioni di fame, di persecuzioni politiche e di guerre diventerà difficile fermare tutte quelle persone che fuggono dai luoghi interessati.
«Un grosso aiuto potrebbe arrivare dalla cooperazione internazionale e dagli interventi che sapremo fare in quei Paesi per creare un minimo di sviluppo e condizioni di vita migliori.
«Si spenderebbe sicuramente meno che non provando ad arginare il fenomeno quando ormai diventa impellente e concentrato nei confronti di relativamente pochi Paesi, fra i quali il nostro che è uno dei primi approdi del nord mediterraneo.
«Ovviamente non potremo, a lungo andare, ospitare tutte queste persone. Chi fugge da guerre, carestie e dittature ha sicuramente una certa priorità, ma gli altri, se non saremo in grado di ospitarli con un minimo di dignità umana, non potremo far altro che rimpatriarli nei loro Paesi di origine.
«La triste realtà è questa, tanto più che se una persona arriva all'aeroporto di Fiumicino senza passaporto viene immediatamente rispedita a casa, mentre se arriva Lampedusa le regole sembrano essere diverse.
«Questa confusione costituisce un cattivo biglietto da visita per il nostro Paese.
«Non c'è dubbio che le persone che aiutiamo ad integrarsi e che dimostrano di collaborare saranno considerare ben accette, ma per chi pensa di vivere ai margini compiendo reati più o meno gravi, dal furto allo spaccio di droga, non resta che il foglio di via immediato.
«Si tratta in fondo di dare un segnale sia ai cittadini per bene che a tutta la comunità internazionale davanti alla quale siamo chiamati a garantire il massimo della sicurezza.»
La Valdastico lei la voleva già 15 anni fa. Ma la funivia per il Bondone?
«Sono due opere che ritengo entrambe necessarie. La Valdastico è l'unica infrastruttura che potrà permettere di contenere il traffico ormai esasperato sull'asse della Valsugana, oltre che essere un'opera praticamente gratuita per le strade trentine, in quanto utile alle autostrade venete al fine di ottenere il rinnovo della concessione.
«Per quanto riguarda la funivia Trento-Monte Bondone, ho un'età che mi consente di affermare come fin da bambino sentivo parlarne: a fronte di questo, ci spero poco, ma sarebbe proprio un sogno poterla vedere realizzata.
«Trento è una città dalla forte vocazione turistica, culturale ed enogastronomica: a tutti e tre gli aspetti occorre far sposare quello sportivo.
«Raggiungere in pochi minuti una montagna così simbolica ed importante per i trentini - ma anche per i visitatori che ogni anno, in estate e in inverno, ospitiamo - è qualcosa di prezioso.»
Lei ha scritto che la circonvallazione ferroviaria di Trento dovrà essere rivista completamente. Cos’ha che non va quella in corso di realizzazione? E non è che rischiamo di perdere i finanziamenti PNRR?
«Sono convinto che l'opera vada fatta, approfittando delle sovvenzioni del PNRR.
«Ma la scelta del tracciato è fortemente contestabile, almeno per due motivi: è stato devastato un quartiere intero ai margini nord della città – cosa di gran lunga evitabile – e si sono andati a scavare terreni inquinatissimi che tutti i trentini ben conoscono in relazione alle due grandi fabbriche a nord di Trento, Sloi e Carbochimica.
«I costi complessivi da affrontare per quest'opera saranno altissimi e entrambi i miei dubbi avrebbero ben giustificato un allungamento del tracciato dell'intero tunnel più a nord, facendo sbucare il bypass ferroviario in zone meno pregiate, con capannoni dismessi e senza dover attraversare aree inquinate.
«Se ci fosse ancora margine di manovra, quella sarebbe ad oggi la migliore soluzione, ma ho paura che ormai Provincia e Comune di Trento abbiano accettato supinamente il progetto di Rfi.»
Un’ultima domanda. Non teme che la sua scesa in campo possa dividere il centrodestra e restituire la Provincia al Centrosinistra?
«Saranno i trentini a stabilire chi dovrà governare per i prossimi cinque anni: noi non proponiamo alcuna divisione, ma un'offerta politica diversa, di area centrista, che risponderà solamente ai trentini, differenziandosi dalle due compagini citate dalla sua domanda, entrambe connotate fortemente dai partiti nazionali e all'interno delle quali vi sono più contraddizioni che condivisioni.»
Guido de Mozzi – g.demozzi@ladigetto.it
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