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Elezioni del 22 ottobre – Intervista a Achille Spinelli

Da assessore all’Economia ha fatto quadrare i conti negli anni del Covid. Ha fatto del Trentino una nursery di startup. Ha la soluzione al disavanzo dell’Università

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Il dottor Achille Spinelli non era un politico, ma un tecnico. È stato scelto da Fugatti a ricoprire il ruolo più delicato dell’amministrazione provinciale, l’Economia.
Ma le sue deleghe in realtà sono tante e tali da far venire mal di testa solo a leggerle.
Si va dallo sviluppo economico all’orientamento di Trentino Sviluppo, dal lavoro agli ammortizzatori sociali, dalla ricerca scientifica al ripristino ambientale, dalle miniere alle acque minerali, dal patrimonio e demanio alle società partecipate, dalla riforma della pubblica amministrazione, dalla semplificazione alla digitalizzazione…
In poche parole, tutto ciò che passa da Spinelli serve a far crescere il benessere economico in Trentino e a orientare il nostro territorio alla ricerca e all’innovazione.
 
Dottor Spinelli, la sua natura di commercialista si è arricchita in questo cambio di fronte (mi passi in termine), o rimpiange i vecchi tempi?
«Devo dire che da commercialista ho imparato a relazionarmi con le aziende, a capire i problemi di tutti i giorni.
«Arrivato in Provincia ho potuto usare quelle competenze per provare a semplificare le procedure, ho compreso anche alcune dinamiche e complessità della macchina provinciale che da fuori non sempre sono intuibili.
«Sono sicuramente due lavori diversi, che provati entrambi arricchiscono un curriculum e una persona.
«Da Assessore ho visto situazioni e problemi più o meno piacevoli, ho sperimentato sul campo la responsabilità dell’esercizio dell’autonomia, mi sono reso conto di quello che è possibile effettivamente fare in un ruolo politico.
«In questi cinque anni lo ho fatto da assessore tecnico, ora mi ripresento in veste di politico, quindi posso dire che non rimpiango i vecchi tempi, ma di sicuro non li dimentico…»
 
Il tessuto economico trentino ha fatto passi avanti con lei. Può dirci quali settori le hanno dato maggiore soddisfazione in termini di risultati e quali l’hanno fatta affannarsi di più?
«Questa legislatura è stata indubbiamente complicata sul fronte economico, ricordo ancora quei pomeriggi di inizio aprile 2020 quando, chiusi nei nostri uffici di Piazza Dante, con i vigili del fuoco che passavano per le strade ad invitare la popolazione a rimanere a casa, cercavamo delle soluzioni per riaprire le attività, scrivere protocolli di sicurezza, definire modalità per erogare liquidità alle aziende. Il nostro obiettivo in quel momento era di non perdere imprese.
«Non dimentico poi gennaio 2021 quando ci dissero che la stagione invernale era completamente compromessa.
«In tutto questo abbiamo lavorato per innovare, per spingere gli investimenti, aprire i mercati anche internazionali, sviluppare ricerca di frontiera. La soddisfazione quindi l’abbiamo avuta guardando i risultati economici, la crescita del PIL, la riduzione della disoccupazione.
«Abbiamo lavorato anche per togliere burocrazia, a luglio abbiamo approvato la nuova legge sull’economia, ora la stiamo portando in attuazione.
«Quello che manca ancora è una spinta alla digitalizzazione, alla semplificazione della vita di cittadini e imprese, che sono costretti ad interlocuzioni differenziate e spesso ancora cartacee con enti locali e uffici pubblici.
 
Il Trentino, nel suo piccolo, può essere considerato il cuore della ricerca europea. Abbiamo fior di istituti che ottengono finanziamenti dall’Europa per portare avanti progetti utilissimi, alcuni dei quali ci hanno cambiato la vita.
Questa la prima domanda: la Provincia raccorda questi centri di ricerca, o lascia che i singoli soggetti facciano i loro percorsi?
«Il sistema della ricerca trentino è composto innanzitutto dall’Università di Trento e dalle tre Fondazioni (Mach, FBK, HIT), ma non voglio dimenticare il MUSE e l’Azienda Sanitaria, il Cibio.
«In questa legislatura abbiamo lavorato tanto per far lavorare assieme gli enti, ne è stata dimostrazione innanzitutto l’organizzazione del Forum della Ricerca ad inizio legislatura e poi il rafforzamento del ruolo della Fondazione HIT, le partecipazioni congiunte ai progetti PNRR, il presidio di alcuni importanti temi di frontiera (AI, Agritech, Quantum Technology, Idrogeno, quanto si è fatto per la nascita e il rafforzamento della facoltà di medicina), l’organizzazione del Wired Next Fest Rovereto.
«Il Trentino spesso viene definito una piccola Silicon Valley della ricerca, non sarebbe tale se tutti gli enti non lavorassero assieme.»
 
La seconda domanda è se c’è uno stretto legame tra la ricerca e il tessuto economico produttivo trentino. Cioè la ricerca risponde anche a precise necessità locali? C’è una strategia generale che coordina questi sforzi? Cioè la ricerca è in mano alla Provincia o ai ricercatori?
«Nell’affrontare questa domanda mi preme ricordare innanzitutto che la ricerca deve avere una componente libera perché altrimenti non si affronterebbero temi di frontiera che probabilmente porteranno i loro risultati nella produzione fra qualche anno.
«Se non fosse così nessuno avrebbe studiato in passato l’intelligenza artificiale, non avremmo i super computer che usano tecnologie quantistiche, l’RNA non sarebbe stata una tecnologia a disposizione per i vaccini.
«Poi è chiaro che una volta matura la ricerca deve entrare nei processi produttivi, i nostri enti di ricerca devono avere la capacità di trasferire i loro risultati alle imprese del territorio per farle crescere e innovare.
«Anche per questo abbiamo costituito HIT, una fondazione ispirata ai modelli anglosassoni, volta al trasferimento tecnologico, allo sviluppo e al consolidamento dei rapporti tra enti di ricerca e imprese, nonché alla disseminazione dei risultati della ricerca verso studenti e cittadini.»
 
La terza domanda riguarda le nostre aziende. Sappiamo che Trentino Sviluppo è una nursery di Startup. Ma le nostre aziende sanno a chi rivolgersi se hanno bisogno di trovare soluzioni d’avanguardia che da sole non possono permettersi di cercare?
«In questa legislatura abbiamo riorganizzato Trentino Sviluppo creando un’area interna specializzata nel servizio alle imprese, un gruppo di professionisti, con esperienze acquisite anche al di fuori del contesto locale, a cui le aziende potessero rivolgersi per chiedere supporto all’internazionalizzazione, assesment tecnologici, suggerimenti per la crescita e per il rinforzo delle filiere, supporto nella ricerca di alte professionalità, nonché informazioni su contributi locali, nazionali ed europei.
«Questa stessa area collabora poi con HIT per facilitare il dialogo con gli enti di ricerca e con il sistema della finanza per individuare capitali per la crescita.»
 
Restando nel tema ricerca, parliamo di Università. Abbiamo sentito il «grido di dolore» del Magnifico Retore per quei 5 milioni che mancano oggi e quei probabili 15 che mancheranno l’anno prossimo. L’opinione pubblica è divisa tra una Provincia avara e una Università senza fondo.
Prima domanda. Può spiegare con le sue parole ai nostri lettori la ragione di questo disavanzo?
«Questa giunta non ha tagliato i finanziamenti all’ateneo, anzi ha finanziato alcune progettualità specifiche.
«Il problema che stiamo affrontando con la delega è la sua mancata indicizzazione all’aumento dei costi ed è proprio per questo che abbiamo aperto un tavolo di aggiornamento con il MEF.
«L’ateneo sta affrontando maggiori costi per l’energia, per le utenze, in generale per l’inflazione, ma anche per il costo del personale che aumenta di anno in anno a causa di scatti automatici. Negli ultimi 3 anni il costo del personale docente è aumentato di circa 12 Milioni e il costo del personale tecnico amministrativo di 3 Milioni.
«Vi sono state delle cattedre cofinanziate dall’esterno, soprattutto sui dipartimenti di eccellenza, ma si tratta di cofinanziamenti limitati nel tempo a fronte di maggiore spesa ricorrente.»
 
Seconda domanda. Nell’ottica di ripianare il disavanzo, lei ha studiato (o sta studiando) insieme con l’Ateneo soluzioni comuni per ottimizzare entrate e uscite senza diminuire l’eccellenza dell’Università di Trento?
«Devo che in questa legislatura nelle mie competenze non vi era la delega all’Università. Comunque ho affrontato in profondità il tema con il Rettore e le possibili soluzioni.
«Di sicuro la Provincia deve aiutare l’ateneo a investire in infrastrutture e strutture all’avanguardia, in questo dobbiamo utilizzare anche i fondi europei del FESR e dell’FSC.
«Devono essere ottimizzate le prestazioni energetiche degli edifici dell’ateneo.
«Serve poi che la Provincia adegui il suo finanziamento e che venga portato avanti il tavolo di indicizzazione con lo Stato.
«Il Rettore sta poi individuando assieme alla struttura tecnica dell’ateneo spazi di ottimizzazione dei costi.»
 
Terza domanda. Anche a Trento gli studenti universitari si lamentano per la mancanza di posti letto a prezzi abbordabili. Non so se questa problematica ricada nel suo dipartimento, ma potrebbe fare il quadro della situazione?
«L’Opera Universitaria ha ad oggi disponibili circa 1.152 posti alloggi, erano 1.500 fino al 2013, poi per decisioni di razionalizzazione delle precedenti legislature si sono ridotte al numero attuale.
«Ormai da alcuni anni è iniziata la progettazione della Residenza di Piedicastello, si è deciso di ampliare lo studentato di San Bartolomeo e poi quello di Rovereto su fondi PNRR.
«Il NEST e alcune residenze private ampliano l’offerta.
«I fondi e gli obiettivi PNRR hanno portato l’Opera Universitaria a cercare soluzioni in affitto e alcuni privati ad avviare operazioni immobiliari.
«I prezzi degli affitti su mercato privato sono impegnativi anche a Trento, ma di sicuro meno che a Milano, migliore è la situazione del mercato di Rovereto.»
 
Lavoro. Lei ha affrontato e risolto molte vertenze. Ce ne sono di aperte? Si prospetta un autunno caldo anche qui?
«La situazione attuale è ancora stabile, abbiamo un tasso di disoccupazione a livelli mai visti (3,4%), aziende che cercano lavoratori e non li trovano.
«Non possiamo però negare che il settore manifatturiero in questi mesi ha iniziato a sentire gli effetti della crisi tedesca e che l’edilizia sta temendo la conclusione del superbonus 110%.
«Quindi dobbiamo monitorare attentamente la situazione dei prossimi mesi, la nuova Giunta non potrà perdere tempo, dovrà spingere le aziende ad innovare e investire, a sfruttare i periodi di calo delle commesse per formare e riqualificare il proprio personale.
«L’eventuale crisi non può far rischiare di stoppare gli investimenti necessari alle aziende per poter rimanere sul mercato, soprattutto quelli legati alla transizione energetica.»
 
Sempre in tema lavoro, molti ci chiedono cosa devono fare per entrare nel «Progettone», che è una delle soluzioni meglio riuscite in Trentino. Può spiegarci cosa è cambiato e chi può farvi parte?
«Non è cambiato nulla se non che abbiamo creato un contesto di regole che potrà far sopravvivere questo strumento anche per i prossimi quarant’anni e che lo abbiamo maggiormente collegato alle politiche attive di riqualificazione e accompagnamento al lavoro, chiaramente per chi ne ha la possibilità. Ci sono due canali per entrare nel “Progettone”: al termine della NASPI per i disoccupati prossimi alla pensione con domande da presentare al Servizio Lavoro, oppure per periodi stagionali lunghi per tutti i lavoratori con più di 53 anni (49 per le donne) che faticano ad inserirsi nel mercato del lavoro e che presentano domanda ai patronati.»
 
Ultima domanda. Se dovesse essere riconfermato, pensa che riuscirebbe davvero a semplificare la Pubblica Amministrazione?
«Vi dico cosa ho detto alle mie strutture: i due anni di COVID ci hanno insegnato tante cose, ma di sicuro abbiamo rallentato rispetto a quello che avevamo in programma di fare.
«Abbiamo introdotto delle semplificazioni, ma non abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare in termine di digitalizzazione dei processi e di semplificazione della vita di cittadini e imprese.
«In questa direzione dobbiamo andare nella prossima legislatura.»

Guido de Mozzi – g.demozzi@ladigetto.it

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