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Elezioni del 22 ottobre – Intervista a Francesco Valduga

Il candidato presidente del Centrosinistra: «Votare significa partecipare alla costruzione del futuro di questa terra. Facciamo vincere il Trentino»

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Francesco Valduga è nato a Rovereto il 21 maggio 1972. Laureato in Medicina e Chirurgia (Università di Verona) e specializzato in Oncologia medica (Università di Verona), dal 1998 al 2002 è stato specialista in formazione presso Università di Verona e presso U.O. Oncologia medica ospedale Santa Chiara di Trento.
Successivamente, dal 2002 al 2004, ha svolto attività con contratto co.co.co. presso Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, sezione di Trento e presso U.O. Oncologia medica Santa Chiara di Trento.
Dal 2004 al 2015 è stato Dirigente medico di primo livello presso U.O. di Oncologia medica ospedale Santa Chiara di Trento con incarico di alta specializzazione riguardante l’«Integrazione Ospedale-Territorio».
Eletto Sindaco di Rovereto nel 2015, è stato riconfermato alle elezioni nel 2020, unico Sindaco nella storia della città a svolgere due mandati consecutivi da quando esiste l’elezione diretta e il primo dopo oltre cinquant’anni.
Ha lavorato per la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori anche durante il suo mandato di sindaco, continuando da volontario l’attività di ambulatorio.
 
Dottor Valduga, ci stiamo avvicinando al gran passo. Come si sente in veste di candidato alla presidenza della Provincia autonoma di Trento?
«È un impegno totalizzante, una responsabilità che vivo nella consapevolezza che c’è necessità di dare una nuova prospettiva al Trentino. Abbiamo vissuto cinque anni durante i quali è mancata programmazione e capacità di visione. Abbiamo vissuto una sempre maggiore insicurezza, una esasperazione delle divisioni, un indebolimento di quel sistema associazionistico che costituisce il nerbo del tessuto sociale.
«La sanità soffre dell’assenza della politica, gli operatori si sentono sempre più soli. E questo accade in molti altri settori, dalla gestione dei grandi carnivori alla viabilità, dall’ambiente al turismo. Occorre agire per salvare il presente e programmare il futuro.
«Anche il sistema produttivo ha bisogno di linfa vitale che nasce non solo dal sostegno economico, ma dalla capacità di proporre modelli innovativi, grazie ad una regia, figlia di quella Autonomia che è stata così poco utilizzata in questo tempo, che permette di creare modelli innovativi che partono da un substrato fatto di competenza e tradizione.
«Dobbiamo tornare a quel sistema di relazioni, che appartiene alla storia e alla cultura della nostra gente, che porta ad unire e non a dividere. È questo quello che vogliono i trentini che incontro tutti i giorni.
«Sto girando il territorio, incontrando centinaia di persone. E quello che mi restituiscono è una grande energia, una voglia di far tornare la nostra Provincia una modello per le altre realtà, proiettata verso nord, nel suo asse naturale lungo il Brennero e non omologata, per affinità di pensiero di una certa politica, a territori come Veneto e Lombardia.
«Non dobbiamo rassegnarci all’idea che il futuro sia già scritto.»
 
Le mancherà l’incarico di Sindaco di Rovereto?
«I miei otto anni da Sindaco sono stati una esperienza che mi ha donato moltissimo. Ho sempre inteso il mio impegno in politica come quello che ho preso come medico, ovvero prendermi cura delle persone.
«Essere Sindaco vuol dire vivere i problemi della città e farsene carico, incontrare le cittadine e i cittadini, ascoltare i loro problemi e cercare soluzioni. In più la città di Rovereto è al centro di un territorio molto ampio ed è una realtà che unisce una storica vocazione all’industria a quella per la cultura, in un binomio che è sempre stato caratterizzato dalla ricerca dell’eccellenza in tutti i settori.
«Ho vissuto intensamente questa esperienza e certamente ha segnato profondamente il mio percorso di vita.»
 
Non sarà facile conquistare Piazza Dante, visto che il Centrodestra è dato di gran lunga più favorito. Però la presenza improvvisa di Divina potrebbe rimettere tutto in discussione. Cosa cambierebbe se dovesse uscire eletto?
«In queste settimane non ho certo avuto la percezione che il Centrodestra sia il favorito, anzi. È una narrazione che certamente può piacere a qualcuno, ma le persone hanno una idea diversa e lo si capisce chiaramente girando il territorio.
«L’ingresso in scena di Sergio Divina ha turbato la già confusa scena della destra trentina, evidenziando per altro che esiste una parte con capacità critica anche nella compagine che ha vinto le elezioni nel 2018 e che ha capito quanto siano stati dannosi questi cinque anni per il Trentino tutto.
«Per quanto riguarda l’elezione, la prima sfida che dobbiamo vincere è quella di ritrovare quella coesione che ha sempre caratterizzato la nostra terra, quel senso di appartenenza ad un medesimo contesto, ad una medesima storia, che unisce tutti i Trentini senza distinzione alcuna tra valli e città.
«Cinque anni di divisione, di contrapposizioni, di azioni volte solo ad attrarre il consenso, senza una vera progettualità per il futuro hanno portato danni non solo al tessuto sociale, ma anche economico.
«Ne ha sofferto il sistema della sanità, dove abbiamo visto emergere con sempre più forza criticità dovute alla mancanza di programmazione, ma ne hanno sofferto tutti i comparti.»
 
(Non dica che è tutto da rifare… he he) Ma cosa le è piaciuto della Giunta Fugatti e cosa non le è piaciuto affatto?
«Se devo fare un’analisi oggettiva, i passati cinque anni sono stati scanditi da un progressivo deterioramento nei rapporti tra città e valli, sono state affrontate le crisi con molta leggerezza e superficialità.
«Basti pensare alla mancata gestione delle conseguenze di Vaia, i cui danni, aggravati dal bostrico, sono ancora ben visibili, o allo scoppio della Pandemia, quando il governatore Fugatti, di fronte alla chiusura degli impianti da sci delle Regioni a noi confinanti, invitava le persone a venire in Trentino e, ancora peggio, la decisione di tenere aperte le RSA nel 2020, cercando in ogni modo di dissimulare l’emergenza.
«Questo ha posto la nostra Provincia al quarto posto tra i 242 territori regionali censiti dal Comitato europeo delle Regioni per numero di morti. Il tema vero è quello della responsabilità.
«L’ultima e più eclatante è la gestione dei grandi carnivori, dove sembra che per cinque anni a governare il Trentino siano stati altri, senza che fossero applicate le leggi esistenti. La nostra Autonomia è responsabilità, ma bisogna conoscerla.»
 
Può allora esprimere il suo pensiero sulla problematica degli orsi?
«È un problema che sta venendo utilizzato in modo strumentale alla campagna elettorale, nato da una tragedia nella cui narrazione non dovrebbe mai venire meno prima di tutto il rispetto verso la vittima e la sua famiglia.
«Va garantita la sicurezza di chi vive il territorio, permettendo a chi vive la montagna di poterci stare con serenità, potendo gestire tutte quelle attività che, dall’agricoltura all’allevamento al turismo, ad essa sono collegate.
«È chiaro che dentro questa esigenza, il progetto Life Ursus debba essere rivisto, operando con efficienza per la rimozione degli esemplari che manifestano comportamenti a rischio e prevedendo una nuova fase di gestione sostenibile.
«Un progetto come questo necessita, però, di essere prima di tutto di governato, esaminando ciò che si è fatto o non si è fatto fino ad oggi, ma soprattutto pensando a quello che si deve fare ora, che è appunto cercare un equilibrio tra le necessità di cui abbiamo parlato e le linee guida che scaturiscono dal confronto con chi ha le competenze scientifiche.
«Le leggi provinciali per intervenire esistono già. È stato detto e ripetuto, e avrebbero potuto essere applicate, rimuovendo già tre anni fa l’orsa pericolosa. Il resto è solo propaganda.»
 
Con lei alla presidenza, la Valdastico verrebbe completata?
«Non si tratta tanto di parlare di Valdastico, un tema bandiera del quale per altro non abbiamo ancora visto progetti concreti ma che è l’ennesima promessa funzionale a creare divisioni tra territori, ma di parlare dell’insieme della viabilità del Trentino.
«E poi fa sorridere pensare che Zaia è venuto a Trento a dire che servirà a portare i trentini al mare. Abbattiamo le montagne per portare turismo in Veneto? Il problema vero è quello della mobilità dei cittadini.
«La Valdastico, così come proposta, non è solo devastante sotto il profilo ambientale e turistico, ma nemmeno utile a risolvere i problemi di traffico in Valsugana e tanto meno lungo l’asse del Brennero.
«Vi sono già, a livello europeo, importanti investimenti nella rotaia, che toglieranno le merci dalla gomma e le nasconderanno alla vista. Gomma e rotaia non sono complementari, sono alternativi. Si guardi al modello Svizzero, dove le merci in transito viaggiano solo su rotaia.
«Si deve dunque parlare di un futuro dove si possa immaginare una metropolitana di superficie sull'asse del Brennero, una ferrovia Rovereto-Mori-Riva del Garda, il potenziamento della Trento-Malè e l'elettrificazione della Valsugana.
«Solo attraverso una razionalizzazione del sistema dei trasporti locale, che vada nella direzione della sostenibilità ambientale, che si sposa con l’economia come dimostrano i dati, possiamo davvero risolvere il drammatico problema del traffico in alcune aree del Trentino e al contempo presentarci come territorio attrattivo per un turismo di qualità che porta benefici economici immediati e sul lungo termine.
 
Ha idee su come potrebbe essere ridotta la coda cui sono costretti i pazienti per avere una visita specialistica?
«Il problema della sanità è un problema di organizzazione: il sistema sanitario trentino non sta lavorando a pieno regime.
«Questo è dovuto alla mancanza di visione, ad una politica assente che ha solo provato a tappare dei buchi. Ma le risorse per riorganizzare tutto ci sono, si tratta solo di collocarle in modo adeguato: i tempi di attesa oggi sono “patologici”, ma dovremmo invece arrivare a dei tempi “fisiologici”, rispettosi delle esigenze dei cittadini e alla gravità delle patologie affrontate.
«Va investito sul personale, che deve essere messo in grado di lavorare nelle migliori condizioni e bisogna creare un sistema ospedaliero diffuso capace di rispondere all’emergenza e alla cronicità, ma anche di offrire in modo razionale servizi specialistici.
«Inoltre va rivisto il rapporto con il privato, che può esserci, ma che deve essere occasione di integrazione e sana concorrenza, e non un appalto dato senza criterio per coprire inadeguatezza politica, che crea cittadini di serie A e di serie B e rischia di danneggiare il sistema del privato stesso.
«Riorganizzare l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari con razionalità, ascoltando chi vi lavora e dando risposte ai cittadini, permetterebbe di ridurre davvero i tempi d’attesa e di ridurre i costi complessivi.»
 
Le grandi opere andranno avanti? Funivia per il Bondone? Centro fieristico di Piedicastello? Circonvallazione ferroviaria? Recupero del Doss Trento?
«Indubbiamente vi sono opere funzionali al territorio che hanno radici lontane e che vanno portate avanti. Altre avrebbero necessitato di maggior studio e approfondimento prima di essere messe in campo.
«Arrestare processi in fase avanzata può essere dannoso, ma occorre anche fermarsi a riflettere su cosa è utile davvero per il Trentino che vivremo noi e soprattutto vivranno i nostri figli.»
 
La Statale del Brennero passa ancora dal centro di Rovereto. La grande circonvallazione della Città della Quercia può sperare in un futuro diverso dai sogni?
«Il progetto della Circonvallazione è già pronto e da troppo se ne parla senza aver mai concluso nulla.
«Si tratta di un percorso che va concertato con gli altri Comuni della Vallagarina.
«Quello che è mancato in questi anni è stata la regia da parte della Provincia.»
 
Per finire, vuol dare un messaggio per invitare gli elettori a scegliere lei?
«Eleggere il presidente della Provincia Autonoma di Trento vuol dire eleggere un'istituzione che incide fortissimamente nella vita della Comunità e ci chiama ad un senso di responsabilità. Abbiamo visto in questi cinque anni un appiattimento della nostra Provincia alle richieste provenienti da Roma, Veneto e Lombardia.
«Da ultimo l’accordo scellerato che, in cambio di un po' di visibilità, costa alle casse provinciali quasi 500 milioni di euro e toglie perfino competenze.
«Il Trentino ha bisogno di liberarsi da questi vincoli, deve tornare a vivere pienamente la propria Autonomia, di riprendere il dialogo con Bolzano e l’Europa. Ho promesso di prendermi cura del Trentino perché è quello che ho sempre fatto con il mio lavoro, per la mia comunità, con senso del dovere e responsabilità. Per questo chiedo ai Trentini di avere fiducia, di partecipare al voto.
«Eleggere il prossimo Governo provinciale, vuol dire partecipare alla costruzione del futuro di questa terra, un futuro sul quale abbiamo il dovere di lavorare per uscire dall’apatia di questi anni.
«Non possiamo demandare la scelta ad altri, facciamo vincere il Trentino.»

Guido de Mozzi – g.demozzi@ladigetto.it

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