L’Anatema di Savoi sui colleghi Penasa, Paternoster e Filippin

«Con loro non avrò pietà. Volevano farmi fuori, la pagheranno cara!»

Il capogruppo della Lega Nord in Consiglio provinciale, Alessandro Savoi, al termine della conferenza stampa in cui annunciava la separazione del collega Casna (vedi articolo), ha tenuto una filippica decisamente violenta nei confronti dei consiglieri della Lega Franca Penasa, Luca Paternoster e Giuseppe Filippin, che non lo riconoscono più come loro capogruppo.
La questione nasce dalla volontà dei consiglieri a voler versare parte dei propri stipendi al partito, che alla sede di Trento corrtispondono a 2.050 euro al mese, mentre a livello nazionale corrispondono a 350 euro mensili.
Le motivazioni addotte dai consiglieri sono semplici nella loro brutalità: non vogliono che i loro soldi vengano spesi male.
 
Ovviamente si riferiscono all’inchiesta che ha devastato la Lega per colpa del cassiere che non ha usato quel che si dice buonsenso del padre di famiglia.
Savoi ha oggettivamente ammesso di aver accusato il colpo dell’inchiesta che ha messo in luce la cattiva gestione finanziaria del partito nazionale, ma si è difeso precisando che si tratta di cifre piccole rispetto a quelle sperperate da Lusi della ex Margherita.
Dichiarazione, questa sulle proporzioni, che ha lasciato perplessi sia i giornalisti che Casna, ancora presente. [Il quale Casna invece continuerà a versare le quote finché resterà in forza alla Lega. - NdR]
 
Savoi non ha usato mezzi termini per accusare i suoi colleghi di partito.
«Mi hanno pugnalato al cuore, – ha commentato. – Ma non hanno colpito il sottoscritto, come persona. No, hanno accoltellato il partito al quale avevano giurato fedeltà. Mio sono rappresentante nazionale, uno degli otto fondatori del partito rimasti.»
«Non li sbatterò fuori, – ha continuato. – Sono già fuori automaticamente.»
Poi però ci ha ripensato.
«Li espellerà il Consiglio federale della lega Nord lunedì prossimo, – precisa. – Ma aggiungo una cosa: pagheranno caro il loro tradimento!»
 
A questo punto abbiamo fatto una domanda a Savoi che molti gli avrebbero posto.
Scusi Savoi. Ma di fronte a tre consiglieri su sei [Civettini non si è espresso, Casna lascia il partito per altri motivi e il sesto è lui, Savoi – NdR] che prendono la medesima posizione contro il partito, perché lei non prende atto della situazione e non si dimette?
«Perché io sono stato nominato dal partito nazionale! – Risponde. – Il segretario nazioonale, eletto democraticamente dal popolo leghista, ha nominato me capogruppo. Solo il partito può destituirmi, quindi qualsiasi altra mossa significa porsi al di fuori del partito!»
Democrazia? Ma se c’è un solo candidato per la segreteria…!
«Chi vuole candidare può sempre farlo! Bossi viene eletto presidente a vita, verrà cambiato il regolamento apposta. – Prosegue. – Ma il segretario lo farà Maroni, il più titolato a guidare il partito a livello nazionale.»
 
GdM