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Trentini compatti al congresso federale della Lega Nord

A Milano, Maroni eletto quasi all’unanimità, mentre per i dissidenti trentini potrebbe aprirsi una fase più morbida del previsto

Una nutrita delegazione trentina è stata protagonista del congresso federale svoltosi a Milano, sia per i delegati con diritto di voto che di semplici militanti che hanno partecipato all’assise da spettatori.
Un congresso che vuole porre le basi per la ripartenza in grande stile della Lega Nord, voltando pagina dopo gli scandali del recentissimo passato: un congresso che, proprio su questo punto, ha voluto rimarcare la centralità del partito e del progetto politico leghista che viene prima, su tutto e su tutti.
 
Il partito riparte più snello e leggero, dove la militanza dovrebbe tornare ad avere lo spazio che le compete, con molta più democrazia interna e sussidiarietà tra le varie nazioni che compongono la Lega Nord, come sancito dal nuovo Statuto.
Un congresso che ha visto l’unità al 99,9% sulla figura di Roberto Maroni quale nuovo segretario federale, cui tocca guidare il riscatto dei popoli del Nord dal giogo centralista dello stato romano.
La nuova Lega vede la sua base compatta a supporto di Maroni e che torna più combattivo che mai, pronto ad impegnarsi a fondo sulla riforma dello Stato attualmente in corso in Parlamento.
 
Il congresso federale ha avuto un riscontro anche sul piano locale: nei due giorni di lavori, i vari esponenti trentini hanno avuto l’occasione di parlarsi, discutere e capirsi, ponendo le basi per il superamento delle diatribe interne, ribadendo il ruolo delle decisioni del partito su tutto e su tutti.
Sembra infatti che l’espulsione dei dissidenti (nella foto sotto) venga smorzata dalla necessità di fare quadrato per riportare il partito agli splendori che hanno preceduto gli scandali recenti.
A poco più di un anno dalle elezioni provinciali, ogni mossa sbagliata potrebbe costare una certa quantità di consensi e la cosa migliore è cercare quello che unisce e non quello che divide.
 

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