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Con Dellai, Bonanni e Riccardi al convegno su Alcide De Gasperi

I due ospiti hanno dichiarato di non volersi candidare alle prossime elezioni, ma di condividere la necessità di un «ritorno al futuro»

Oggi sono intervenuti al convegno sulla figura di Alcide De Gasperi anche il ministro Andrea Riccardi e il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni.
La loro presenza era voluta dal presidente della Provincia Lorenzo Dellai, che come si sa sta portando avanti un suo progetto politico volto a dare forza a un nuovo Centro.
Come abbiamo detto più volte, Dellai ha già stretto un primo patto con Casini proprio in questa direzione, che prevede da una parte la nascita di una nuova formazione politica «di Responsabilità» e dall’altra un’apertura alla sinistra del Paese.
Il futuro di Dellai, infatti, sta in una coalizione di Centro-Sinistra (scritta con due parole staccate), dove la prima parte (il Centro) dovrà raccogliere persone di rilievo e credibilità di nuova generazione.
 
La presenza odierna di Bonanni e di Riccardi al convegno su De Gasperi aveva questa portante di massima. E, anche se era scontato che i due personaggi non erano disposti a candidarsi per le elezioni del prossimo aprile, hanno indubbiamente dato dignità formale all’iniziativa politica di Dellai.
Il Ministro per la Cooperazione Internazionale rappresenta indubbiamente la parte europeista di De Gasperi, ma resta pur sempre un componente del governo tecnico di Mario Monti e, come tale, vocato più a orizzonti europei che a problematiche italiane.
Il segretario nazionale Cisl aveva più volte dichiarato di non voler candidare.
 
Ciò che è emerso di importante in questo convegno, che alla fin dei conti è stata una discussione a porte aperte sulle connotazioni di un possibile prossimo esecutivo, è che il bipolarismo della Seconda Repubblica ha dimostrato di non poter (o saper) funzionare.
Insomma, a ben guardare il punto della situazione, e in particolare al parallelo che le forze di Centro intendono tracciare sul personaggio di De Gasperi, si potrebbe dire che siamo di fronte a una specie di «Ritorno al futuro».
È un gioco di parole che si rifà a un noto film, ma che ben rappresenta la volontà di non ripescare il passato ma di volerne invece trarre insegnamento per ricostruire l’Italia e soprattutto l’Europa.

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