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Dellai all’inaugurazione del «Casino di bersaglio di Vezzano»

Il Presidente non vuole che vengano sottovalutate certe esternazioni solo perché grossolane: «Siamo al terzo livello di attacco»

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Il presidente Dellai non perde occasione per ammonire dei rischi che sta attraversando la nostra Autonomia.
E così si è espresso anche all’inaugurazione del Casino di Bersaglio di Vezzano, struttura rinnovata grazie all'impegno della locale Compagnia Schützen, con contributo provinciale.
 
«Oggi è fondamentale prestare attenzione ai segni della nostra storia – ha commentato Dellai – perché la nostra Autonomia sta vivendo una fase particolare: siamo infatti al terzo grado di attacco alla nostra speciale Autonomia.»
 
Fra i presenti: l'assessore provinciale alla cultura, rapporti europei e cooperazione, Franco Panizza, gli assessori alla cultura della Comunità di Valle, Franco Travaglia e del Comune Attilio Comai, il comandante della Compagnia di Vezzano, Dino Cerato.
Solenne la cerimonia, che è iniziata al mattino presto con la rassegna delle bandiere e la sfilata in via Roma, fino alla chiesa e, dopo la messa, celebrata dal decano don Roberto Lucchi, i discorsi delle autorità.
 
«Ogni Comunità si porta dietro la propria storia, i propri segni – ha continuato il Presidente – e anche se c'è stato un lungo periodo di oblio in cui le impostazioni nazionaliste hanno cercato di cancellare i segni della nostra storia, oggi per fortuna non è più così. Corriamo però un altro rischio.»
 
Tre infatti sono oggi, per il presidente Dellai, i gradi di attacco alla Autonomia del Trentino
«Il primo consiste nel tentativo di erodere le nostre competenze, di svuotare sul piano giuridico il nostro statuto. Sempre più spesso infatti sentiamo dire che non ha senso che una piccola comunità possa fare le proprie leggi per assumere decisioni diverse da quelle dello Stato o delle comunità vicine.
«Il secondo tentativo è finanziario e si attua attraverso una penalizzazione forte delle nostre risorse, senza tener conto che non ci sono state regalate da nessuno, ma sono frutto di decenni di impegno. Basti pensare che alla fine della seconda guerra mondiale la ricchezza pro capite del Trentino era al di sotto di quella della Calabria e della Campania ed è stato solo attraverso il sacrificio di intere generazioni che siamo riusciti a costruire quello che abbiamo oggi. Infine, la terza e più pericolosa insidia è il tentativo di delegittimare la nostra Autonomia dal di dentro.»
 
«Quando sentiamo grandi quotidiani nazionali che mettono in dubbio la nostra Autonomia, – ha proseguito Dellai – che dicono che i trentini in fondo sono dei veneti un po' particolari, dobbiamo stare attenti perché questi sono segnali di una tendenza pericolosissima.
«Il rischio è infatti che il nostro Paese risponda alla crisi con la scelta della verticalizzazione e del centralismo, mettendo in discussione i valori di partecipazione e di autonomia, di autogoverno delle nostre comunità. Stiamo cercando di costruire una grande regione delle Alpi, che unisca territori omogenei dal punto di vista della storia e della cultura.»
 
«Ma sta venendo avanti un nuovo centralismo padano-bavarese nel quale i punti di riferimento saranno città come Milano e Monaco, non certo i piccoli centri del nostro territorio.
«Per questo – sono state le conclusioni di Lorenzo Dellai – dobbiamo fare uno sforzo in più, dobbiamo reagire, riscoprire il senso di essere comunità e al contempo aprirci all'Europa. Manifestazioni come quella di oggi ci possono aiutare in questo processo di recupero della nostra identità e autonomia, inserito al contempo in un'Europa delle culture e delle diverse nazionalità.
«Serve il ritorno a una coscienza corale e forte, è necessario che le coscienze si risveglino, dobbiamo riscoprire tutti assieme che l'Autonomia è 'il diritto di sentirsi in dovere' come scriviamo nei nostri slogan, è identità e responsabilità. In questo percorso c'è spazio per tutto il nostro prezioso volontariato, per gli Schützen, per gli alpini, per la Sat, per i pompieri.
«Tutti assieme possiamo preservare il senso della nostra memoria, trasmetterlo ai nostri figli e nipoti, dimostrare che l'autonomia non è stata una furbizia di Degasperi ma è il nostro modo di essere.»
 
L'assessore provinciale Franco Panizza ha quindi ringraziato la Compagnia Schützen di Vezzano per il grande lavoro di squadra.
«Avete recuperato una pagina di storia importante e questa è fra le prime strutture ad essere restaurate in Provincia: in questo senso vorrei ricordare che con la Soprintendenza per i Beni architettonici stiamo completando un censimento dei casini di bersaglio del Trentino per capire quanti edifici vi sono ancora sul territorio provinciale. Queste strutture – ha proseguito l'assessore – sono una preziosa testimonianza di autogoverno e di proprietà collettiva, qui il popolo si è auto-organizzato per la difesa territoriale. Oggi non abbiamo certo bisogno di abbracciare le armi ma dobbiamo raccogliere quel grande patrimonio di valori, di responsabilità collettiva e trasmetterlo alle generazioni future.»
 
Quindi gli interventi degli assessori del Comune di Vezzano, Attilio Comai e della Comunità di Valle, Franco Travaglia, che hanno auspicato che il rinnovato Bersaglio rappresenti un ponte fra passato e futuro, un punto di incontro fra diverse generazioni e un luogo di cultura nel quale la comunità possa trovare occasioni di crescita e di arricchimento.
 
Non sono mancati i saluti del capitano della Compagnia di Vezzano, Dino Cerato; infine lo storico Osvaldo Tonina ha tratteggiato la storia del Casino di Bersaglio di Vezzano. Il bersaglio risale al XVI secolo e una vasta documentazione accompagna la storia del bersaglio fino allo scoppio del primo conflitto mondiale.
La struttura attuale è frutto dell'ultimo intervento effettuato nel 1901, quando il caseggiato subì sostanziali modifiche, come le linee di tiro.
 
Al termine dei discorsi ufficiali, la salva d'onore della Compagnia Schützen di Caldaro - gemellata da oltre vent'anni con gli Schützen di Vezzano - alla quale hanno risposto i cannoni sparati dagli artiglieri di Pinè e della Val di Ledro.
Quindi la sfilata di tutte le compagnie, fra cui anche un gruppo bavarese, fino al Casino di Bersaglio, che sovrasta l'abitato di Vezzano. Il taglio del nastro e la benedizione ufficiale.
 
L'idea di far rivivere il Casino di Bersaglio, intitolato alla figlia dell'imperatore Francesco Giuseppe, l'arciduchessa Gisella, è stata portata avanti con determinazione dalla Compagnia di Vezzano dall'inizio del 2000: nel 2005 la compagnia ha acquisito dalla Provincia autonoma di Trento la proprietà dell'immobile e quindi, attraverso un contributo provinciale ma anche con l'impegno dei volontari Schützen di Vezzano, si è proceduto al restauro.
 
Fra gli obiettivi quello che la rinnovata struttura possa servire anche ad altre associazioni e sia da traino per lo sviluppo culturale e turistico della valle.
A questo scopo lo scorso mese di giugno la Compagnia ha stipulato una convenzione con il Museo delle Scienze per adibire alcuni spazi del Casino di Bersaglio a scopo didattico. Obiettivo promuovere incontri per lo studio della morfologia della zona, fra cui i pozzi geologici e glaciali, a poca distanza dal Bersaglio, e il Sentiero Stoppani.

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