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Gli interessi che ruotano attorno a un'unica tornata elettorale

Le logiche che impediscono ai nostri politici di mettersi d’accordo sulla decisione di un eventuale «election-day»

Tanto per aggiornale i nostri lettori sulle avventure della legge elettorale, in questo momento il Parlamento sta discutendo su qualcosa che c’entra poco, ma cionondimeno significativo del periodo che stiamo passando in questo fine legislatura.
La querelle si è incentrata a favore o contro l’ipotesi di votare in un’unica tornata sia per le elezioni regionali che per le politiche.
Le regioni più importanti che andranno al voto sono Lazio e Lombardia, che da sole rappresentano buona parte del paese e che, guarda caso, vanno a elezioni anticipate per ragioni certamente poco edificanti.
 
Le votazioni regionali dovrebbero svolgersi entro tre mesi, mentre quelle politiche Dovrebbero avvenire in aprile.
Per fare un unico election-day ovviamente si dovrebbe sciogliere il Parlamento due mesi prima della cadenza naturale.
Per qualche motivo, i partiti non si mettono d’accordo neppure in questo. Ma perché qualcuno vuole votare in un’unica data e altri in due date diverse?
 
Come si può pragmaticamente immaginare, il risparmio non è un obbiettivo ma semmai una scusa. Non tanto perché i nostri politici siano cinici, ma perché le decisioni avvengono sulla base delle singole convenienze.
La logica è questa. Ogni votazione comporta uno scostamento comportamentale degli elettori, nel senso che - conoscendo i risultati elettorali - molti cambierebbero il voto.
È la ragione per cui i sondaggi sono vietati un mese prima del voto, in quanto l’idea che vinca l’uno piuttosto che l’altro potrebbe portare quantomeno gli indecisi a votare per parte avversa.
 
Non è una posizione qualunquistica, ma semplicemente nella natura delle cose.
Tolto chi sa per chi votare o per chi non votare, gli indecisi non amano mai i partiti che votandoli li hanno fatti vincere.
Visto il vuoto dell’ultima votazione (Sicilia), questa varabile viene studiata con attenzione, anche perché le astensioni importanti non sono dettate dal dubbio ma dalla volontà di non votare il proprio partito.
E adesso proviamo a trasportare questo ragionamento sulle ipotesi di partenza.
 
Chi pensa di vincere la prima tornata elettorale, atteso che il nostro ragionamento sia giusto, vorrebbe fare entrambe le votazioni in un medesimo giorno, perché la volta dopo potrebbe perdere.
Viceversa, quindi, chi ha seri dubbi di non farcela vuole votazioni separate.
E dato che nella logica temporale al momento si dovrebbe votare prima per le regionali e poi per le politiche, secondo noi non si metteranno mai d’accordo neppure su questo e le cose andranno avanti da sole. Verso le due tornate elettorali.
 
Ricordiamo infatti che non si possono anticipare le elezioni parlamentari così alla leggera. La prassi vuole che caschi il governo, che il parlamento non riesca ad esprimerne un altro e che, dopo tutti i tentativi possibili dettati dalla Costituzione, il Presidente della Repubblica - d’accordo con i presidenti di Camera e Senato - sciolga le camere.
Con un Presidente così autorevole e con un Parlamento così debole, è facile pensare che il Colle potrebbe da solo prendere le decisioni del caso.
Oggi Napolitano si è espresso in questa direzione, ma ha anche precisato che si tratterebbe di una soluzione estrema e comunque solo dopo il cambio della legge elettorale.
Il che potrebbe voler dire tutto e niente.

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