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Dellai: «I governi di legislatura non si fanno con un tweet»

Questo il commento del leader trentino all'uscita dal colloquio con Napolitano sulle voci di una sua possibile nomination al Ministero delle Regioni

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Che la crisi di governo sia avvenuta in un lampo è fuori dubbio, che venga risolta con la stessa velocità è molto difficile.
In effetti Letta e Napolitano hanno bruciato le tappe (Lega e M5S le hanno saltate addirittura) e con ogni probabilità domenica o lunedì Napolitano conferirà l’incarico a Matteo Renzi di formare il nuovo governo.
Ma poi i tempi si faranno più complessi, perché l’impianto costituzionale è lo stesso di prima.
Lo dimostrano le battute espresse un po’ da tutte le formazioni politiche potenzialmente sostenitrici di Renzi, che hanno espresso lo stesso commento dopo aver sostenuto il colloquio con Napolitano: «Giudicheremo sulla base dei programmi e della formazione dell’esecutivo».
Dellai, in veste di capogruppo dei Popolari per l’Europa ha aggiunto che «anche in questo caso, come lo fu per Letta, l’appoggio è di legislatura e non di comodo».
 
In realtà si potrebbe tradurre tutto questo nel linguaggio politichese più prosaico, per cui ogni tipo di accordo è legato sì al programma, ma soprattutto ai numeri. Alle poltrone.
Questo perché in tutti i casi la maggioranza su cui può far conto Renzi è la stessa delle «Larghe intese» di Letta. Forse un po' meno larghe, forse un po' meno intese.
Il totoministri cui assistiamo in questi giorni è sempre linguaggio politichese, fatto per codice. Quando viene fatto un nome (di questi tempi con un tweet), le ragioni sono due: o per tranquillizzare qualcuno o per bruciare qualcun altro.
Le risposte, che invece vengono date in chiaro, stanno a indicare che la strada del nuovo leader è stretta come lo era per Letta.
Alfano è stato il più chiaro di tutti: se non gli rimane il Ministero dell’Interno non se ne fa nulla.
 
Ma ci sono anche gli altri partiti che hanno le loro giuste pretese. Anche se frazionati in quanto sorpresi dalla crisi ancora in fase di riordino, i piccoli partiti di centro hanno diritto a una propria soddisfazione.
E qui si è aperto un capitolo che riguarda il Trentino. Lo stretto legame che unisce Delrio a Renzi fa logicamente pensare a una promozione del ministro. E poiché quest’ultimo ha il Ministero per le politiche regionali, ecco che è uscito dal cilindro il nome di Lorenzo Dellai che dovrebbe sostituirsi a Delrio.
Sentito da noi, Dellai ha smentito ogni ipotesi di incarico alle Regioni.
«Una bufala» – ci ha detto senza mezzi termini. Risposta che ha sostenuto nonostante ne fossero sicuri il Corriere della sera, i TG delle reti Mediaset e i TG della Rai.
 
A ben guardare, Dellai sarebbe tanto comodo alle autonomie di Trento e di Bolzano e scomodo allo Stato (che vuol mettere mano all’Articolo V della Costituzione, le Regioni), che ci pare davvero poco probabile che possa ottenere l’incarico che al momento è di Delrio.
Quindi è assai probabile che la nomination di Dellai sia un modo per far insorgere gli anticorpi capaci di impedirgli di assumere il Ministero delle Regioni.
Da noi nuovamente sentito anche dopo il colloquio con il Presidente della Repubblica (nella foto), ci ha risposto con una battuta che può essere rivolta a coloro che fanno comunicazione politica virtuale: «I governi di Legislatura non si fanno con un tweet».

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