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Anche Nicola Fioretti (Presidente OSAR) risponde a Enrico Rossi

«Non sono le speciali a essere superate ma le ordinarie a dover diventare più speciali»

«Occorre superare le Regioni a statuto speciale: l’assetto di 70 anni fa non è quello attuale.»
Queste le parole che il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha usato durante un’iniziativa del Lions Internazionale.
Parole che stupiscono e amareggiano, specie chi con estrema responsabilità sta dimostrando nei fatti che l’autogoverno può davvero essere la soluzione per molti problemi che affliggono il nostro Paese.
 
Considerare superate le Regioni a Statuto Speciale significa considerarle un’eccezione da “tollerare” piuttosto che un modello per il decentramento dei poteri e questa la dice lunga sulla visione di alcuni politici italiani.
Va ricordato come queste «eccezioni» rappresentino un quinto delle Regioni del Paese, un quarto del territorio nazionale e il 15% della popolazione nazionale e che spesso costituiscono modelli di buona amministrazione, come nel caso della nostra Regione.
Accanto a queste ci sono realtà che chiedono - giustamente e a gran voce - il diritto di autogovernarsi: si pensi a realtà come la Valtellina-Valchiavenna, dove è nato il movimento «Autonomia di Valtellina e Valchiavenna» e il bellunese, dove da tempo è attivo il «BARD» (Belluno Autonoma Regione Dolomitica).
 
Complici gli episodi di malcostume che hanno riempito i quotidiani negli ultimi mesi - si pensi agli scandali in Piemonte piuttosto che a quelli di Fiorito in Lazio, - è tornato al centro del dibattito politico il ruolo delle Regioni e a maggior ragione quello delle Regioni a Statuto Speciale viste non sempre di buon occhio dall’opinione pubblica che spesso non ne coglie le vere potenzialità.
Gli episodi stanno fornendo un alibi in più a chi vede nel modello centralista la risposta ai problemi che investono il nostro Paese.
La situazione è davvero complicata e la paura è che venga affrontata con troppa leggerezza e sminuita ad una semplice equazione tale per cui «decentramento = spreco», anche quando questo non è assolutamente vero.
 
Dando un’occhiata al cosiddetto «residuo fiscale» partendo dai dati della Ragioneria Generale dello Stato e ISTAT si può infatti scoprire come la situazione a livello nazionale sia davvero molto variegata e che non tutte le Regioni sono uguali e non tutte le «Speciali» sono uguali.
A titolo di esempio la Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol ha un saldo positivo pari a 1,39 miliardi di Euro (soldi quindi che vanno a finire nelle casse dello Stato), allo stesso modo la Sicilia ha un saldo negativo pari a -16,020 miliardi di euro (soldi quindi che lo Stato versa alla Sicilia).
La Lombardia ha un saldo positivo pari a 56,490 miliardi, mentre la Campania uno negativo pari a -15,770 e così via.
 
In una situazione così disomogenea non è semplice trovare una soluzione chiara e immediata.
Tuttavia immaginare di superare il problema, centralizzando i poteri in modo verticistico, o peggio ancora mettendo in discussione la sopravvivenza degli enti locali, non fa bene ad un Paese che non può crescere senza corresponsabilità dei suoi territori che lo rendono davvero «vivo» e «ricco».
Ecco quindi che non sono le «speciali» ad essere superate ma le «ordinarie» a dover diventare gradualmente più «speciali».
Questo permetterebbe di rimettere al centro i territori, le loro esigenze e i loro interessi in modo da ottimizzarne le risorse e la competitività.
 
In questo scenario il concetto di «Regioni a geometria variabili» - così come esposto nell’omonimo libro di Mauro Marcantoni e Marco Baldi - potrebbe essere un valido modello da seguire.
Da un lato il governo centrale concede autonomia entro certi limiti (ovvero all’interno delle materie concorrenti: norme generali sull’istruzione, tutela dell’ambiente e dei beni culturali, ecc.), dall’altro pretende buon governo e responsabilità.
Un percorso quindi che consente alle «ordinarie» di muoversi nella direzione della «specialità» obbligando però i territori a fare i conti con la sostenibilità finanziaria.
 
Non un «dormire sugli allori» quindi, ma una continua sfida per dimostrare di essere più efficienti del Governo centrale.
 
Nicola Fioretti
Presidente OSAR - http://lanostraautonomia.eu

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