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«Il comune di Voltago Agordino? Non lo vogliamo»

La Provincia autonoma di Trento ha detto «NO» alla richiesta di annessione del comune veneto alla nostra autonomia

Non è molto lontano dal tema del «sesso degli angeli», quello discusso in Consiglio provinciale.
I consiglieri dovevano esprimere il proprio parere sulla possibilità che il comune veneto Voltago Agordino potesse far parte dell’Autonomia regionale del Trentino Alto Adige.
Il punto è che qualsiasi decisione che tocchi la costituzione italiana deve seguire un suo iter particolare, quindi si poteva anche far a meno di votare.
Ma già che c’erano, hanno voluto esprimersi politicamente. E hanno detto «NO».
Di seguito leggeremo le varie posizioni, che in tutti i casi non sono edificanti. 
 

Però vogliamo ricordare un precedente illustre, accaduto agli albori della nostra autonomia, che ci è stato raccontato dall’ormai scomparso Edo Benedetti, l’«ultimo testimone».
L’allora presidente della Regione Trentino Alto Adige, Tullio Odorizzi, aveva ricevuto da Cortina d’Ampezzo una richiesta analoga a quella presentata dal comune Veneto ai tempi nostri.
Odorizzi era assolutamente intenzionato ad accettare la bellissima annessione e si recò a Cortina per studiare le mosse da portare avanti.
Ma prima di arrivare al confine venne intercettato da una delegazione della Volkspartei. Magnago lo metteva sull’avviso: «Guai se avesse fatto un passo del genere».
E questo perché semmai Cortina sarebbe passata al Trentino e non all’Alto Adige.

La richiesta del Comune veneto di Voltago Agordino in provincia di Belluno di essere aggregato alla nostra Regione autonoma, è stata respinta dal Consiglio provinciale del Trentino.
Il parere negativo all'annessione, già manifestato a maggioranza dalla prima Commissione dell'assemblea legislativa, ha ottenuto questo pomeriggio anche quello dell'aula con 25 contrari, 3 favorevoli (5 stelle, Forza Italia e Lega) e 3 astenuti.
 
Nel motivare il «no» della Giunta [provinciale - NdR] il presidente Ugo Rossi ha ricordato che per quanto sia politicamente condivisibile la richiesta di un Comune di montagna come Voltago Agordino di una maggiore autonomia, il problema consiste nella non applicabilità dell'articolo 132 della Costituzione alle Regioni a statuto speciale.
Questo perché la specialità della nostra Provincia è intimamente legata a una definizione territoriale risalente all'accordo Degasperi-Gruber.
C'è quindi un intimo legame tra statuto e territorio e dare un parere positivo significherebbe negare le radici stesse della nostra specialità.
 
Bezzi (Forza Italia) ha chiesto di capire qual è la posizione della Giunta e del Pd rispetto al referendum promosso dallo stesso partito in Lombardia per abolire le autonomie speciali [come se le leggi costituzionali potessero essere ammesse a referendum – NdR].
 
Civettini (Civica) ha preannunciato l'astensione del proprio gruppo per la mancanza di chiarezza e di progettualità dell'esecutivo anche in questo campo.

Maestri (Pd) ha replicato a Bezzi circa la posizione del Pd in rapporto al tema dell'autonomia. La nostra è una posizione serena e netta.
«Ogni aderente al Pd – ha spiegato Maestri – è innanzitutto un trentino. Le posizioni prese dal Pd in Lombardia dipendono dalla particolare situazione politica di quella Regione.
«È quindi un po' pernicioso e strumentale – ha concluso Maestri – questo continuo richiamare il Pd del Trentino alla difesa dell'autonomia quando certe posizioni nazionali sono del tutto estranee alla nostra territorialità.»
 
Simoni (Progetto Trentino) ha ricordato la «voglia di autonomia» dei Comuni veneti e del feltrino confinanti con il Primiero.
«Voteremo contro questa aggregazione al nostro territorio – ha dichiarato Simoni – perché oggi occorre piuttosto puntare a un'autonomia compiuta della nostra Regione, che risulterebbe indebolita da un ampliamento dei nostri confini.»
Non è in questo modo per Simoni che si risolverebbero i problemi del Bellunese.
 
Cia (Civica) ha osservato che il Pd si dichiara autonomista in Trentino e anti-autonomista in molte regioni del resto d'Italia.
 
Giovanazzi (Amministrare il Trentino) non ha alcun senso l'aggregazione di un Comune Veneto alla  nostra autonomia speciale solo per l'aspetto finanziario che oggi non c'è più.
Bisognerebbe invece chiedere per le altre regioni la stessa autonomia riconosciuta alla nostra.
 
Fugatti (Lega) ha preannunciato voto favorevole «per smuovere un po' le coscienze».
«Nel momento in cui – ha spiegato – l'autonomia è sotto attacco anche da parte dello stesso governo nazionale, non ci si può illudere di difendersi arroccandosi dietro lo statuto e l'articolo 123 della Costituzione.
«Se non si danno le medesime prerogative autonomistiche alle altre regioni del nord vi saranno sempre più queste spinte disgregatrici.»
«E anche questa richiesta di aggregazione va in questo senso.»
 
Anche Degasperi (M5s) si è dichiarato a favore dell'aggregazione del Comune veneto al Trentino Alto Adige, perché «l'unica possibilità di difendere oggi la nostra autonomia consiste nel sostegno alla richiesta dei territori confinanti di avere qualche competenza in più».
 
Il presidente Rossi nella sua replica ha osservato che «di fronte a temi come il nostro statuto di autonomia, che è tutto per noi, che è la ragion d'essere del nostro stare in quest'aula, il dibattito politico e partitico dovrebbe passare in secondo piano.»
Serve il massimo rispetto e il massimo impegno per la salvaguardia e la tutela del nostro statuto.
Rossi ha precisato di non essere preoccupato per le posizioni del Pd, «perché – ha detto – sappiamo benissimo che i nemici dell'autonomia albergano un po' in tutte le forze politiche nazionali che hanno presentato o presenteranno progetti di legge per abolire po ridurre le prerogative delle autonomie speciali».
«Se per assecondare il diritto all'autonomia di un Comune di confine – ha proseguito Rossi – non possiamo rinnegare la radice stessa della nostra autonomia.»
Il presidente ha ricordato anche che dal 2001 le regioni a statuto ordinario avrebbero potuto chiedere più autonomia, ma non l'hanno mai fatto.
Rossi ha sottolineato infine che la clausola ottenuta di recente dalla Provincia per tutelare l'autonomia speciale dagli effetti della riforma centralista della Costituzione, difende anche i poteri delle regioni a statuto ordinario.
 
Fugatti (Lega) ha ribattuto a Rossi segnalando che le regioni a statuto ordinarie non chiesero l'autonomia dopo la riforma costituzionale del 2001 perché esisteva la devolution.
Bezzi (Forza Italia) ha sottolineato che del Pd non ci si può fidare perché si tratta di un partito anti-autonomista.
Borga (Civica) ha contestato la riforma del terzo Statuto la cui bozza è stata affidata a 10 saggi di cui nulla si sa, palesemente in contrasto con la nostra autonomia e che ha lo scopo di abolire definitivamente la Regione con la complicità della SVP.
Anche per Viola (Progetto Trentino) la riforma del terzo statuto avviata in modo unilaterale come è accaduto non è certo di buon auspicio per arrivare all'obiettivo. Anzi, a suo avviso si finirà in tal modo per affossare l'autonomia.

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