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DEF: l’«aggiornamento» in extremis del senatore Vittorio Fravezzi

«Il Governo si impegna a promuovere una coerente regolazione dei rapporti finanziari tra Governo e Province Autonome, secondo l'accordo del Patto di Roma»

«D'intesa con i rappresentanti di maggioranza e di Governo abbiamo inserito nella risoluzione di maggioranza sulla Nota di aggiornamento al DEF 2016, che entro questa sera verrà approvata dal Senato, l'impegno da parte del Governo di promuovere una coerente regolazione dei rapporti finanziari tra Governo, la Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol e le Province Autonome di Trento e Bolzano, secondo l'accordo relativo al cosiddetto Patto di Roma recepito nella legge di Stabilità 2015 con riferimento particolare, da un lato, al concorso finanziario dinamico ivi posto a carico dei predetti enti e, dall'altro, all'iscrizione degli avanzi di amministrazione e del Fondo pluriennale vincolato di entrata e di spesa.»
Lo dichiara il senatore Vittorio Fravezzi (UPT), Vicepresidente Vicario del Gruppo Per le Autonomie, membro della Commissione Bilancio, intervenuto oggi in dichiarazione di voto sulla risoluzione di maggioranza sulla Nota di aggiornamento al DEF 2016.
 
Entrando nel merito del DEF, Fravezzi ritiene che il nuovo quadro programmatico di finanza pubblica contenuto nella nota di aggiornamento al DEF possa essere realizzato e che il Governo sia stato molto prudente nelle stime riportate - stime che rispetto al DEF dello scorso aprile, sono viste al ribasso.
«Dobbiamo tener conto degli effetti del mutato quadro internazionale e del rallentamento della domanda interna, – spiega il senatore. – La richiesta del Governo di poter modificare sino a un massimo di 0,4 punti di PIL il tasso di indebitamento netto e quindi il percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio, è motivata anche in relazione ai processi di immigrazione e dalle conseguenze dei recenti eventi sismici che richiedono interventi straordinari.
«Positiva è la disattivazione nel 2017 delle clausole di salvaguardia, pari a 15,5 miliardi di euro, per scongiurare l'aumento delle imposte contenuta nel quadro programmatico di finanza pubblica delineato nella nota.
«Riguardo ai dati tendenziali e programmatici serve una riflessione non soltanto sui saldi ma anche sulla composizione delle misure di bilancio. Invero, le scelte che farà il Governo saranno determinanti per il futuro.»
 
«Per far crescere l'economia del nostro Paese – sottolinea Fravezzi – occorre portare avanti con più incisività il processo di revisione della spesa pubblica, il programma di dismissione e valorizzazione del patrimonio pubblico e quello di privatizzazione delle partecipazioni societarie.
«Necessarie sono le politiche a favore delle famiglie, a sostegno dei carichi familiari e quelle volte a promuovere il diritto allo studio universitario.
«Come anche una politica fiscale strutturale volta soprattutto alla riduzione permanente del cuneo fiscale sul lavoro. Occorre puntare, inoltre, sugli investimenti pubblici - soprattutto su quelli volti a mettere in sicurezza il nostro Paese - come su quelli privati, così come sono necessari interventi a favore dei bilanci comunali.»
 
A tal riguardo Fravezzi tiene a ricordare che con la riforma della legge 243/2012 si è stabilito che dal 2020 il Fondo pluriennale vincolato di entrata e spesa entri nel saldo delle Autonomie locali.
«Questa legge prevede che sia la prossima legge di bilancio a regolare la transizione nei tre anni che ci separano dal 2020, stabilendo qualità e quantità della progressiva introduzione nel saldo del Fondo.»
Importante secondo Fravezzi è affrontare il nodo delle banche e del sistema creditizio risolvendo in primis l’annosa questione dei crediti deteriorati che pesano molto soprattutto sui bilanci delle banche più piccole.
«Serve poi una politica monetaria espansiva e meglio coordinata con tutte le politiche fiscali dell'Eurozona, – ha sottolineato il senatore ricordando che a marzo prossimo scadrà il programma di acquisti di obbligazioni governativi da parte della BCE. – Se tale programma non verrà esteso si rischiano gravi conseguenze quali l'aumento degli interessi sul nostro debito pubblico e difficoltà per i soggetti interessati ad ottenere prestiti per gli investimenti.»

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