Trento e la sua provincia, da millenni,
hanno una cultura e un credo religioso d'impronta
giudaico-cristiana.
Autorizzare la realizzazione di una moschea in un territorio
profondamente ancorato alle proprie tradizioni religiose e
culturali cattoliche costituirebbe un vulnus, anche sulla base del
fatto che il credo islamico è profondamente basato sul proselitismo
e sul fanatismo di tantissimi (la maggioranza) dei suoi adepti che
non disdegnano l'uso della guerra santa nei confronti dei
miscredenti, cattolici in primis, tanto che molte moschee attive
sul territorio nazionale si sono di fatto trasformate anche in
luoghi dove si predica il fanatismo islamico, con conseguenti
gravissime problematiche inerenti la sicurezza e l'ordine pubblico.
Creare a Trento una struttura simile di valenza provinciale,
costituirebbe un indiscutibile centro di aggregazione e
d'incubazione del fondamentalismo islamico, anche in considerazione
del fatto che l'imam del Trentino, Abdulbehir Braigheche è (o è
stato nel recente passato) anche il vicepresidente italiano
dell'Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche in Italia) che è
ritenuta dal Ministero dell'Interno italiano essere una pericolosa
organizzazione che fiancheggia il fondamentalismo islamico.
La localizzazione prescelta per la realizzazione della moschea di
Trento, un capannone già adibito a deposito commerciale sito
all'interno di una zona densamente residenziale, non risulta essere
la migliore per strutture del genere. Nella zona attualmente
individuata è facile prevedere numerosi disagi per i residenti a
causa del parcheggio delle automobili dei mussulmani provenienti da
fuori città. Inoltre, un luogo in grado di richiamare una forte
presenza di pubblico come una moschea di carattere provinciale
genera anche fortissimi problemi di sicurezza attiva e passiva:
esistono in zona le indispensabili vie e luoghi di fuga in caso di
emergenza, ad esempio un incendio, da parte dei numerosi
frequentatori della struttura? Gli stessi locali, sono a norma sia
con la prevenzione degli infortuni, che con le regole inerenti
l'igiene (idoneo numero di aperture verso l'esterno per l'aerazione
dei locali, servizi igienici separati per sesso e in numero
adeguato al probabile numero di frequentatori, uscite di sicurezza,
ecc.)?
Infine, una questione di carattere religiosa ed etica. Nella terra
che ha ospitato il Concilio che ha dato il via alla riforma della
Chiesa, la Lega Nord non ritiene opportuno che si insedino simboli
e strutture appartenenti ad una professione religiosa, che è
illiberale. Il Trentino è e rimane una terra quasi totalmente
cattolica, che ha ricevuto influssi di altre professioni religiose
solo negli ultimi anni a seguito delle indiscriminate politiche di
immigrazione senza regole favorite dai vari governi di centro
sinistra che si sono susseguiti. Non crediamo sia il caso di
ripetere anche in Trentino quanto di negativo è già successo in
altre zone del Paese che hanno accettato la presenza di una
moschea, presto trasformatasi da luogo di culto religioso in
pericoloso problema di ordine pubblico, con conseguenti arresti di
adepti e di imam colpevoli di fiancheggiare il terrorismo
islamico.
Per questi motivi, riteniamo indispensabile che il Comune di Trento
attui pienamente la democrazia popolare accettando la proposta
della Lega Nord Trentino di indire sulla realizzazione della
moschea di Trento il referendum popolare, dando alla popolazione
residente la possibilità di esprimersi in merito.
|
Commenti (0 inviato)
Invia il tuo commento