Verso le elezioni provinciali del 26 ottobre. Parola alla Lega Nord
Il sondaggio della Lega Nord presenta un trend sfavorevole a Dellai
Abbiamo dato un'occhiata al
sondaggio presentato dalla Lega Nord in questi giorni,
commissionato per conoscere l'andamento delle opinioni dei Trentini
che andranno a votare il prossimo 26 ottobre per le elezioni
provinciali. In buona sostanza emerge che il vantaggio del
presidente uscente Lorenzo Dellai sul candidato del centrodestra
Sergio Divina si sta assottigliando.
Ma prima di esprimere commenti è anzitutto doveroso fare delle
premesse.
I sondaggi elettorali vengono effettuati per due ordini di ragioni.
Anzitutto è utilissimo conoscere il proprio posizionamento nelle
intenzioni della gente per capire come comportarsi di conseguenza.
Ma è anche un'arma di influenza da utilizzare al momento e nel modo
opportuni per far scostare l'atteggiamento di chi voterà.
Questo secondo aspetto è un effetto collaterale e originariamente
non veniva neppure preso in considerazione. Scoperto però che la
conoscenza dei risultati è in grado di scostare non poco la
posizione della gente, allora le cose si sono invertite e questo
obbiettivo è passato al primo posto. Ci spieghiamo meglio e con
parole povere: non appena conosciuti i risultati delle elezioni, la
maggior parte della gente se potesse tornare a votare cambierebbe
il proprio voto.
Questa è la ragione per cui la diffusione dei sondaggi viene
vietata per legge allo scadere di un certo tempo prima delle
votazioni.
Più si avvicinano le elezioni, infatti, e più l'effetto collaterale
è incisivo. Di conseguenza, se a tre mesi dalle elezioni quello che
interessa di più è sapere che cosa pensa la gente, a pochi giorni
dal voto si vorrebbe utilizzare l'arma del sondaggio per pilotare i
consensi.
Questo vale non solo nei confronti degli altri partiti, ma anche
dei compagni di cordata.
La seconda premessa sta nell'attendibilità dei risultati.
Ad ascoltare i commenti espressi sui vari sondaggi che ultimamente
si sono susseguiti nella nostra provincia, sembrerebbe che la
maggior parte della gente coinvolta nella campagna elettorale
preferisca dichiararsi scettica. Cioè non crede ai risultati,
arrivando ad insinuare perfino che «la società che effettua il
sondaggio presenta i risultati desiderati dal committente che lo
paga». Il che non è escluso, si badi bene, ma è assai
improbabile.
L'attendibilità dei risultati dipende invece da come si sceglie il
campione di estrazione, da come viene steso il questionario e da
come viene somministrato presso la gente.
Il campione deve essere rappresentativo dell'intera popolazione che
si presenterà alle votazioni, deve essere congruo in termini
numerici, deve essere coerente con il profilo della popolazione
trentina per età, per cultura, per professione, per sesso, per
posizione socioeconomica, e quant'altro.
Infine il questionario deve essere fatto in modo da impedire
all'intervistato di mentire e somministrato senza che
l'intervistatore possa in alcun modo influenzare l'intervistato,
pena l'inibizione del risultato stesso.
La terza premessa sta nel fatto che la posizione politica della
gente può essere un fatto notoriamente conclamato oppure
estremamente segreto. Se il primo riguarda ad esempio gli stessi
politici, la cui posizione è nota per definizione, il secondo
riguarda quella sfera di intimità nella quale ognuno vorrebbe non
farsi riconoscere. Molta gente potrebbe provare un certo senso di
vergogna a confessare di essere dalla parte politica che la
pressione culturale dominante condanna.
Ricordate che la Democrazia Cristiana vinceva anche se i sondaggi
la davano perdente? O i sondaggi che nel 2006 davano a Prodi una
vittoria schiacciante quando invece si trovava di fronte ad una
sostanziale parità?
Ciò premesso, i commenti che si possono fare sul sondaggio diffuso
dalla Lega Nord possono emergere da soli.
Anzitutto non è dato di conoscere la stratificazione del campione.
Non si sa ad esempio dove abitino gli 800 intervistati, non ci pare
che la percentuale per età indicata corrisponda a quella della
gente trentina iscritta alle liste elettorali, non conosciamo il
questionario nel suo insieme, ma neanche le tabelle di codifica per
l'aggregazione dei dati.
Non sappiamo se il sondaggio è stato effettuato telefonicamente o
di persona. Non sappiamo come sono state formulate le domande, né
se le risposte erano chiuse o aperte.
Certamente la Lega Nord questi dati li conosce e noi dobbiamo
credere per principio che abbiano fatto tutto con i crismi
scientifici del caso.
Ovviamente i risultati non sono rapportabili con quelli
commissionati dagli altri partiti prima della Lega e questo per
vari motivi, tra i quali la diversità dei parametri di cui sopra,
ma soprattutto perché effettuati in diversi periodi di tempo.
Secondo il sondaggio, dunque, Dellai sta perdendo terreno e Divina
lo sta guadagnando. Il che è più che plausibile, questione di
rendita di posizione. Un grande successo non può che
ridimensionarsi, anche perché è più facile abbattere che costruire,
più facile sentire un albero che cade invece che una foresta che
cresce, più facile fare opposizione che governare, e così via.
Insomma, alla lunga la gente potrebbe comprendere i messaggi chiari
e forti della Lega e non avvertire i 10 anni di successi che si
leggono nel libro/intervista di Lorenzo Dellai.
Ma questo sondaggio non offre un messaggio a tutti i Trentini,
quanto piuttosto a quelli indecisi, che a leggerne le risultanze
potrebbero proprio trovare delle certezze.
Delle due l'una:
1. «Dellai potrebbe davvero perdere? Allora diamogli la spinta
finale!»
2. «Dellai potrebbe davvero perdere? Allora dobbiamo dargli una
mano!»
La nostra impressione è che alla fine i due leader dovranno
scontrarsi. Sembra quasi che con loro si stiano fronteggiando due
mondi completamente diversi, dove la vittoria dell'uno segnerebbe
la fine per l'altro. Da una parte troviamo una visione politica
sofisticata e ponderata che sa perfettamente dove portare il
Trentino e che cosa fare per arrivarci, dall'altra vediamo una
posizione intransigente, concreta e manichea che vuole a tutti i
costi rispondere ai bisogni immediati della gente.
Ad colorandum. |