Il sondaggio della Lega svela il punto debole della strategia di Dellai

Il 2% dell'UPT è corretto: la gente non ha associato Dellai al suo partito. Ma adesso che ha individuato il punto debole, può correre ai ripari

A leggere con attenzione il sondaggio commissionato dalla Lega Nord per conoscere l'atteggiamento dei Trentini di fronte alle elezioni provinciali del 26 ottobre, troviamo effettivamente dei risultati davvero clamorosi. Mentre la posizione degli elettori nei confronti delle coalizioni e dei candidati alla presidenza sono entro i parametri attesi, l'atteggiamento della gente nei confronti dei partiti presenta dei dati a dir poco incredibili.
Dobbiamo dire subito che i risultati che abbiamo avuto modo di studiare presentano sempre la possibilità di errore del dato fornito, ma ciò non toglie che l'apparente incongruenza di un dato ci abbia spinti a formulare dei ragionamenti più approfonditi.
Vediamo di spiegarci.

Nella tabella che segue, ricavata dai risultati del sondaggio in questione, leggiamo l'atteggiamento della gente nei confronti dei vari partiti.


Inutile dire che il dato sorprendente è quello relativo all'UPT (Unione Per il Trentino), secondo il quale i cittadini propensi a votarlo sarebbero solo il 2 percento della popolazione. L'incongruenza sta nel fatto che l'UPT è il partito che fa riferimento a Lorenzo Dellai, il quale si presenta invece (sempre secondo il sondaggio) come il più avvantaggiato della prossima tornata elettorale, come si vede dal grafico seguente.


L'apparente incongruenza ovviamente ha rischiato di mettere in discussione l'intero sondaggio, tanto vero che lo stesso Fugatti - pur confermando l'attendibilità della rilevazione - aveva trovato il dato piuttosto singolare, sul quale si proponeva di trovare delle motivazioni logiche.
Noi ci abbiamo provato e abbiamo studiato attentamente il problema, alla ricerca delle possibili verità.
La prima certezza che ci siamo dati è che il sondaggio è stato fatto seriamente e che perciò la ragione doveva risiedere altrove.
Anche la manomissione volontaria del dato era ugualmente da scartare, perché se qualcuno avesse voluto truccare le carte lo avrebbe certamente fatto con maggiore professionalità. In altre parole, non segnava il 2 percento (soglia minima per l'accesso in Consiglio), ma una percentuale non inferiore alla metà del precedente risultato elettorale.
Infine, il margine di errore. Per quanto il sistema avesse offerto un'alta possibilità di errore (intorno al 25%), il dato non quadrava perché offriva una discordanza con la Margherita dell'800 percento. Una follia.

Insomma, a tutti gli effetti il dato risultava attendibile, per quanto incongruente. Allora abbiamo rovesciato i termini del problema e abbiamo fatto il ragionamento inverso, cioè siamo partiti dall'idea che il dato fosse esatto, e abbiamo provato a ricostruire il percorso logico che lo supportava. Alla fine siamo arrivati a un risultato credibile. Poi l'abbiamo sottoposto a verifica (empirica, ben s'intende) e abbiamo avuto la conferma dell'ipotesi: Dellai è il favorito, ma pochissimi accostano il suo nome all'UPT.

A ben vedere, infatti, il partito è sorto solo pochi mesi fa e non ha fatto tempo a entrare nella testa della gente. Un problema non da poco, a 45 giorni dalle elezioni, dato che il vissuto di un partito nasce dopo anni di notizie e informazioni, di successi e polemiche, di uomini e opere. Il che potrebbe tradursi in un disastro elettorale, magari con l'impasse di un presidente eletto, ma privo di maggioranza.
Tuttavia, esistono altri metodi di comunicazione, quali la pubblicità. In politica la pubblicità non è in grado di nutrire consensi laddove ci sono dissensi, però in questo caso non si tratta di fare proseliti ma di operare della semplicissima comunicazione di massa. Insomma, non vogliamo insegnare niente a nessuno, ma il problema è certamente risolvibile da un buon pubblicitario che proverà a trasferire la simpatia e credibilità del leader-testimonial Dellai alla nuova e sconosciuta formazione politica. Quaranta giorni sono pochi, è vero, ma abbastanza da far associare il nome di Dellai a quello dell'UPT.

Insomma, se uno dei problemi nelle strategie di comunicazione integrata sta nell'individuare il punto di debolezza, possiamo dire che Dellai ha avuto il grande colpo di fortuna della Lega che ha commissionato un sondaggio, dal quale è emerso un punto molto debole della sua catena elettorale.

GdM