Lorenzo Dellai e Marcello Carli a Radio NBC
A conclusione delle nostre trasmissioni «L'ora dell'Adigetto.it» è andato in onda un incontro con il candidato presidente Dellai e il suo testimonial Carli
A conclusione di una serie di
trasmissioni realizzate dall'Adigetto.it per Radio Nbc, questa sera
alle 19 va in onda un incontro particolarmente interessante, da noi
organizzato con il presidente Dellai e Marcello Carli.
Quest'ultimo, come si sa, non parteciperà alle elezioni di domenica
9 novembre. Tuttavia ha continuato la campagna per far sì che non
andassero sperduti i 30.000 elettori che lo scorso aprile non
avevano voluto appoggiare né il Centrodestra né il
Centrosinistra-
La trasmissione è stata registrata ieri sera, per cui possiamo
anticipare qualche brano.
Signor presidente, 20 anni fa lei e Marcello Carli vi
trovavate a militare nello stesso partito. Lei era capogruppo in
Consiglio Comunale a Trento, Carli era responsabile dei giovani
della Democrazia Cristiana. Poi è successo quel che è successo. Il
partito è stato sciolto da Martinazzoli e si è diviso nei mille
rigagnoli che prima si chiamavano correnti, poi
siete andati avanti separati e, anche se eravate molto vicini
ideologicamente, avete fatto politica in coalizioni completamente
diverse. Vicini, ma separati da sottili linee rosse
invalicabili.
Oggi vi siete trovati nuovamente a due passi dalla riunificazione e
qualcuno è riuscito a impedirvi una corsa comune.
Il presidente aveva sorriso ascoltando la mia predica, mentre Carli
pareva un po' emozionato ad aver percorso col pensiero metà della
sua vita.
Allora eravamo in un unico grande partito, la Democrazia Cristiana.
- Osserva Dellai. - I partiti erano degli organismi potentissimi
che contavano più delle persone e a volte delle stesse istituzioni.
La rivoluzione che ha cambiato la Prima Repubblica ha dissolto quei
partiti e dato spazio alle persone. È stato un grande passo avanti
nella democrazia, che però è stato segnato dagli aspetti negativi
che il bipartitismo ha portato con sé. Parte della ex DC si è
trovata di qua e parte di là, come se i moderati - insieme -
fossero pericolosi.
Adesso però che si sono sedimentati gli effetti di quella
rivoluzione, siamo in grado di guardarci negli occhi e fare delle
valutazioni serie, non più accecate da pregiudizi . Ci siamo
accorti proprio in questa campagna elettorale, che è stata una dura
e aspra lotta tra due modi opposti di vedere il bene pubblico,
siamo riusciti a ritrovarci. Ora sappiamo che tra UDC e UPT, e non
solo, c'è una solida portante che si ispira alla tradizione
culturale e politica trentina.
Aggiungo solo - dice Carli con pacata amarezza - che non ce ne
siamo accorti solo noi di questa evoluzione del pensiero di centro.
Questo doveva aver suonato come campanello d'allarme per chi stava
dall'altra parte, perché tanto hanno fatto finché non sono riusciti
a estromettere l'UDC dalla competizione elettorale. Ovviamente
l'errore di fondo l'avevamo fatto noi, ma una volta riammessi non
avevamo mai pensato che una formazione avversaria potesse fare un
ricorso per impedire a un'altra di competere sullo stesso
piano.
Per questo, nella stessa conferenza stampa in cui abbiamo
annunciato la fine della nostra avventura elettorale, abbiamo
formalmente offerto il nostro supporto a Dellai e al suo UPT.
Presidente, lei ha definito «dura» la
campagna.
Sì, perché si è visto utilizzare qualsiasi mezzo pur di screditare
gli avversari, anche a livello personale, cosa che non fa parte
della nostra cultura. Qualsiasi strumento è stato bene agli
avversari, anche là dove gli effetti risultavano dannosi per le
Istituzioni. Qualsiasi azione è stata giustificata dal fine ultimo
di arrivare al potere.
Parliamo di una sciocchezza, gli spazi riservati per la pubblicità
elettorale. La Lega ha usato anche i nostri, senza porsi il minimo
problema di coscienza. Loro dicono che è una cosa da poco e forse è
una cosa da poco, ma in realtà è significativa di un modo di
pensare, di essere, di agire, che può essere inteso come chiave di
lettura generale. Ci sono cose ben più gravi, è vero, ma questa
prevaricazione dimostra che domenica 9 novembre non si tratterà di
scegliere fra destra o sinistra. Si tratterà di scegliere fra un
mondo fatto di legalità ed uno di prevaricazione.
Marcello Carli?
Confermo l'osservazione di Dellai, per cui non si tratta di
scegliere tra un Centrodestra e un Centrosinistra. Aggiungo che si
tratta di scegliere tra una proposta che ha prospettive concrete e
il nulla demagogico. È facile trovare slogan che piacciono alla
gente, ma la realtà è un'altra. I conti con il pragmatismo vanno
sempre fatti.
Presidente Dellai, alla consegna del Premio Degasperi,
Rocco Buttiglione ha detto appunto che il fondatore dell'Europa era
democratico ma anche pragmatico. Cosa voleva dire?
Che
una cosa è venire eletti democraticamente e un'altra è fare il
proprio dovere. Bisogna avere il coraggio di fare sempre le cose
giuste, a qualunque costo», come diceva lui. Degasperi ha
avuto ad esempio il coraggio di andare contro la Chiesa, quando gli
si è presentata la necessità. Ma noi non abbiamo mai dovuto
assumere decisioni impopolari… - sorride. - Però abbiamo voluto
fare il nostro dovere. Ad ogni costo.
Sì - conferma Marcello Carli. - Anzi, il modo di come il Presidente
ha affrontato la crisi finanziaria ed economica mondiale, dimostra
che è un grande Presidente, un uomo di Stato. In tutta questa
campagna probabilmente è sfuggito che mentre tutti correvano a
cercare consensi elettorali, il presidente Dellai guardava il
nostro (peraltro immediato) futuro. Le decisioni che ha preso sono
di altissimo livello, ma lo stupefacente è stato che ha visto il
pericolo in tutta la sua realtà, anche se apparentemente lontano e
apparentemente incontrastabile. Ha lavorato, mentre gli altri
facevano campagna. Quando i più predicavano il non c'è
pericolo, va tutto bene, come aveva detto imprudentemente il
Presidente Hoover allo scoppio della crisi del '29, Dellai aveva
allertato i suoi dirigenti alle finanze e alle attività produttive
e li aveva messi al lavoro. Quanto poi i governi europei avevano
cominciato a decidere di muoversi da soli, cioè non a livello
europeo, all'insegna del si salvi chi può, Dellai ha
deciso di muoversi anche lui, come doveva fare senza attendere
l'aiuto di nessuno.
Qui vorrei aggiungere una cosa, - interviene Dellai. - Ciò che ci
ha permesso di assumere le nostre iniziative per prevenire gli
effetti della crisi è stata l'adozione dell'Euro. Invocata, tanto
per cambiare, 50 anni prima da Degasperi, la moneta unica ha
salvato l'Italia prima ancora che il Trentino. Provate a pensare
che cosa sarebbe successo se avessimo avuto ancora la Lira… Il
paese sarebbe stato travolto come l'Islanda e anche le nostre
misure prese in Trentino sarebbero state irrisorie. Chi ha
criticato l'Euro a suo tempo, farebbe bene a ricordarsi sempre
questo momento storico.
Presidente, quando ha dovuto ridistribuire gli assessorati,
lei ha voluto tenere per sé la scuola…
Sì, perché io credo nel futuro. L'Autonomia l'abbiamo presa dai
nostri padri e vogliamo consegnarla ai nostri figli rafforzata. I
nostri ragazzi devono essere attrezzati per farlo a loro volta con
i loro.
Ma la nostra Autonomia ci consente di agire in maniera
difforme dal resto del Paese?
Assolutamente sì. Ma mi permetta di fare un'osservazione più
concreta. La gente crede che il problema stia negli esami a ottobre
o nel 7 in condotta. Magari fosse così semplice. Anche nel nostro
sistema ci sono sistemi di valutazione e di recupero, sui quali
magari si può discutere democraticamente. Ma è fuori dubbio un
concetto di base. Noi non vogliamo costruire una classe dirigente
di élite, ma portare la cultura in tutte le case, a tutti i
ragazzi. Poi ognuno farà della propria cultura quello che riterrà
opportuno, ma dobbiamo fare in modo che tutti i nostri ragazzi
siano attrezzati per affrontare l'Europa sullo stesso medesimo
piano.
Il resto a Radio Nbc, alle 19 di questa sera.