Lorenzo Dellai confermato presidente per la terza volta
Quello che doveva essere per lui «il giorno più lungo», è durato solo sei ore

Si sono concluse le operazioni di
scrutinio relativamente all'elezione diretta del presidente della
Provincia autonoma di Trento. Lorenzo Dellai, con 165.046 voti
(pari al 56,99%), è stato riconfermato presidente. Gli altri
candidati alla presidenza hanno ottenuto: Sergio Divina 105.692
(36,50%), Nerio Giovanazzi 8.399 (2,90%), Remo Andreolli 5.653
(1,95%), Agostino Catalano 3.354 (1,16%), Gianfranco Valduga 1.447
(0,50%).
Dunque Dellai è succeduto a se stesso.
Dobbiamo dire che il clima che si è respirato in questi ultimi
giorni era della totale incertezza.
Venerdì sera, al termine della visita di Bossi e Tremonti alla Sala
della Cooperazione di Trento, i militanti del Centrodestra erano
quasi sicuri di vincere. I sostenitori di Giacomo Santini erano
anzi rammaricati che il candidato alla presidenza non fosse lui,
Giacomo, perché allora non avrebbero avuto dubbi sul risultato.
Domenica, alla sfilata delgi Alpini, Lorenzo Dellai non stava, come
si dice, toccando il cielo con un dito.
«Sai - ci aveva confidato - il giorno delle elezioni hai sempre
mille paure, mille incertezze… Ti domandi se hai fatto tutto, se
hai dimenticato qualcosa. Il pessimismo non ti molla in questi
momenti. Domani sarà il mio Giorno più lungo.»
Nella foto a sinistra, Alberto Pacher
Anche noi, per la prima volta, siamo stati colti dal dubbio.
Eravamo certi che si sarebbe trattato di una manciata di voti, ma
chi avrebbe potuto vincere? La politica, - abbiamo sempre
sostenuto, - tolte le variabili impazzite, è una scienza esatta.
Ma… quando le variabili impazzite diventano una costante come in
questa feroce campagna elettorale, cosa si deve pensare?
C'erano molti elementi a favore di Dellai. La grande industria
trentina si era schierata dalla sua. La cooperazione aveva dato (e
neanche tanto silenziosamente) il proprio appoggio. Il mondo della
scuola era dalla sua, lo era la cultura, lo era il volontariato.
Anche il grande popolo del Centro era per Dellai con forza.
Ma Divina aveva tutti dalla sua. Non c'era un posto dove non gli
venissero attribuiti gli onori del futuro leader del Trentino.
Anche da Roma arrivavano chiari segnali di appoggio. La
magistratura sembrava dalla loro, il Consiglio di Stato sembrava
dalla loro, Berlusconi era dalla loro. Qualcuno era riuscito a
manovrare l'Autority per gli Appalti a tempo debito (cioè più di un
mese dopo). La «magnadora» sembrava essere divenuta il simbolo del
malaffare anche per uno come Dellai solo perché amico di illustri
indagati.
Infine, ecco l'alba dell'ultimo giorno, il giorno più
lungo di Dellai, il 10 novembre.
«La prima sezione dice che Dellai è in testa al 57%. - Ci informa
qualcuno ascoltando una radio. Tanto ridicola l'osservazione che ci
viene da ridere. - ma è una sezione della val di Cembra. La
roccaforte della Lega...»
Si sollevano le antenne, ma l'incertezza continua a regnare
sovrana.
Si va in Provincia, dove l'Ufficio stampa ha preparato delle
postazioni a misura di tutti i mezzi domunicazione. Accendiamo il
monitor e lo apriamo sul nostro giornale. Clicchiamo la prima voce,
«I Presidenti». Le sezioni sono poche, ma la percentuale
di Dellai si mantiene sul 57% contro un Divina sul 35%. Nessuno
esprime commenti, sia perché un giornalista non tiene né per una
parte né per l'altra, sia perché l'incertezza può dare un risultato
clamoroso in tutti i casi.
I dati continuano ad arrivare, il trend sembra stabilizzarsi
proprio su quel 57% a 35%. Prima di dare una qualsiasi notizia
sbilanciata da una parte o dall'altra c'è bisogno di superare una certa soglia. La
soglia invece la varca Ettore Zampiccoli verso le 11, che ormai ha
capito come stanno le cose.
«È andata male. - Annuncia. - È inutile girarci intorno. Io non
voglio ripetere Fanfani che, per commentare i cattivi risultati,
diceva "io l'avevo detto". Ma stavolta è così. La Lega non
poteva esprimere un leader perché i Trentini vogliono un leader
moderato.»
Nella foto a sinistra, Ettore Zampiccoli
Nessuna reazione mediatica, salvo la conferma del trend che porta
verso la medesima direzione.
Alle 11 viene Maurizio Fugatti, che correttamente ammette la
sconfitta.
«Non ci pare il momento di cercare un colpevole, - ci dice. - ma è
chiaro che abbiamo sbagliato qualcosa.»
Gli riportiamo la battuta di Zampiccoli.
«Se ha parlato così - commenta, - Ettore non si è comportato da
moderato.»
Ma ormai la notizia è quasi certa. Per Dellai si sta profilando una
vittoria non molto lontana da quella di cinque anni prima. Lo
scriviamo sul nostro giornale e poi cerchiamo Dellai. Ovviamente
non è reperibile.
Verso le 15 arriva Marcello Carli, che ha l'espressione di un gatto
che si è mangiato un topo. «Il popolo UDC ha accolto il nostro
invito! - esclama. - Siamo risusciti a trasferire a Dellai il
consenso dei nostri elettori. Crediamo che a tempo debito potremo
pensare davvero a formare il Grande Centro!»
Dopo un po' ci raggiunge anche Francesco Romano, soddisfatto anche
lui, ma decisamente polemico.
«La Lega? Le sta bene così impara!»
Poco dopo Carli ci chiama. «Vieni presto, Dellai sta festeggiando
con pochi amici al Bar Dogana.»
Corriamo lì, dove tutti si abbracciano.
«Lorenzo! Ma fino a poche ore fa, non credevi di aver perso
tutto?»
«Altro che! - dice, tirando fuori di tasca dei bigliettini. - Mi
ero preparato il discorso di addio…»
Nella foto (di Piero Cavagna) Dellai strappa il biglietto
del discorso di addio
Riusciamo solo a leggere l'inizio, prima che lo distrugga. «Il
Popolo Trentino ha deciso…»
Una frase peraltro che poteva cominciare benissimo anche in caso di
vittoria, ma era il discorso conclusivo.
Poi, la conferenza ufficiale, dove non legge niente. Parla a
braccio, ma sa esattamente cosa dire. Ringrazia un po' tutti, a
partire dai Trentini.
«Presidente, - diciamo alla fine. - Lei è il presidente di
tutti i Trentini. Pensa di accogliere anche le istanze
presentate dal popolo del Centrodestra?»
«Certamente dovremo fare i conti anche con loro. E' il
quaranta percento della nostra gente e va ascoltata. Adesso che i
clamori della lotta si sono sopiti, potremo metterci al lavoro e
prendere in considerazione anche quello che nel corso della
campagna era stato usato come mezzo di battaglia contro di
noi.»
Nella foto a sinistra e in quella sotto il titolo, Lorenzo
Dellai alla conferenza stampa
Alle 19, l'ultima clamorosa notizia. Nerio Giovanazzi, che per
tutta la giornata era dato per «trombato» (brutto termine che però
esprime benissimo lo status di chi, contrariamente alle previsioni,
non viene eletto), risulta invece a pieno titolo nella rosa dei
consiglieri, come candidato presidente sconfitto ma non
perdente.
Dedicherà il lustro che gli spetta in Consiglio a favore dei
giovani per i quali ha svolto la sua dura e lunga campagna
elettorale.
GdM