Elezioni: consolidati i risultati della «Rivoluzione di marzo»
I nomi definitivi dei parlamentari espressi dal Trentino Alto Adige – Il crollo del Centrosinistra, il boom della Lega
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Oggi i dati delle elezioni del 4 marzo sono definitivi e di conseguenza abbiamo i nomi dei 18 parlamentari del Trentino Alto Adige.
Alla Camera abbiamo Manfred Schullian, Renate Gebhard e Albert Plangger (Svp), Emanuela Rossini (Patt), Maurizio Fugatti, Diego Binelli, Vanessa Cattoi e Stefania Segnana (Lega), Riccardo Fraccaro (M5S), infine Maria Elena Boschi (PD)
Al Senato vediamo Elena Testor e Donatella Conzatti (Forza Italia), Andrea De Bertoldi (Fratelli d'Italia) e Gianclaudio Bressa (PD).
Sempre al Senato troviamo Julia Unterberger, Dieter Steger e Meinhard Durnwalder (SVP) e Giulia Zanotelli.
Inoltre abbiamo Michaela Biancofiore (Forza Italia), che è di Bolzano ma è stata eletta in Emilia perché in regione non ce l’ha fatta.
Insomma, quello cui abbiamo assistito in questi giorni possiamo definirlo «Rivoluzione di marzo», perché non avevamo mai visto un cambio così radicale dei parlamentari del Trentino Alto Adige.
Basti pensare che non ce l’hanno fatta Lorenzo Dellai, Franco Panizza, Michele Nicoletti, Tiziano Mellarini.
Oggi alla conferenza stampa indetta dal PATT dopo aver assicurato l’elezione di Emanuela Rossini (foto) e Manfred Schullian (PATT-SVP), Franco Panizza ha ammesso la propria delusione (non ce l’ha fatta per 2.000 voti), ritenendo che la causa di tale cambiamento epocale per il Trentino sia dovuto al fatto che i partiti vincenti hanno portato avanti la lotta agli immigrati clandestini come obiettivo portante del prossimo governo.
Ugo Rossi, presente anche lui in conferenza, ha affermato che la situazione nazionale non ha nulla a che spartire con quanto potrebbe accadere alle elezioni provinciali del prossimo ottobre.
In effetti, la Rivoluzione di marzo porta con sé alcune incognite non da poco.
La prima è che qualsiasi soluzione di governo presuppone il cambio di casacca da parte di un certo numero di parlamentari. Il che, per quanto previsto dalla Costituzione, è difficile da accettare. Eppure è sempre meglio della ingovernabilità totale che i numeri di oggi suggeriscono.
La seconda è che – come abbiamo scritto più volte su questo giornale – l’Autonomia si gestisce a Trento e Bolzano, ma la si salvaguardia a Roma. Finora la delegazione regionale dei parlamentari è riuscita a fare quadrato e mantenere intatti i capisaldi istituzionali. Ci domandiamo se sapranno fare altrettanto i parlamentari di oggi, che hanno dimostrato di non avere in sostanza alcun rapporto dialettico.
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