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Conte minaccia le dimissioni in conferenza stampa

«Chiedo alle forze politiche una risposta chiara, inequivoca e rapida. Il Paese non può attendere»

Piuttosto inusuale che un presidente del Consiglio dei ministri indica una conferenza stampa per annunciare che se i partiti non si mettono d’accordo si dimette.
Giuseppe Conte ha parlato per mezzora prima di passare la parola ai giornalisti, elencando quando ha fatto il suo governo «del cambiamento» in questo anno di lavoro.
In verità non ha fatto gran che, salvo indebitare il Paese con la spesa corrente e non con quella in conto capitale, con il «Reddito di Cittadinanza» (realizzato solo in piccola parte) e con la pensione «Quota cento».
Nel corso della conferenza peraltro ha affermato che non consentirà mai a Salvini di indebitare ulteriormente lo Stato, ma non ha detto nulla in merito al decreto firmato un mese e mezzo fa per sbloccare i cantieri e rimasto nel cassetto.
Ha provato a spiegare che le cose (come la TAV e altro) si faranno, ma nel rispetto dell’accordo del contratto di governo.
Conte si è dichiarato equilibrato, affermando di con aver mai favorito una parte o l’altra della coalizione. Ritiene un’offesa essere giudicato di parte, ma un presidente del Consiglio dovrebbe fare solo il suo dovere - come diceva De Gasperi - «a qualunque costo».
 
Il nocciolo della questione dell’intero intervento di Conte sta nelle condizioni che ha posto alla Lega e a Di Maio: «Salvini e Di Maio dicano se continuare o no. Non vivacchio, o si va avanti o rimetto il mandato.»
Conte in questo ha dimostrato una precisa rettitudine morale e ha posto le condizioni: «Chiedo una risposta chiara, inequivoca e rapida. Il Paese non può attendere».
Il Paese sta attendendo da un anno, aggiungiamo noi.
Un collega gli ha chiesto se ha posto un limite al suo ultimatum e lui ha risposto che «non ci sono scadenze». Ma, incalzato, ha aggiunto che potrebbe trattarsi «di una settimana» o giù di lì.
Insomma, ha parlato ai partiti di coalizione tramite noi giornalisti.
Di Maio e Salvini si sono fatti vivi in maniera decisamente poco ortodossa: tramite i social.
 
Matteo Salvini ha commentato così le sue parole su Facebook. «Noi non abbiamo mai smesso di lavorare, evitando di rispondere a polemiche e anche insulti, e gli Italiani ce lo hanno riconosciuto con i 9 milioni di voti domenica. Noi siamo pronti, vogliamo andare avanti e non abbiamo tempo da perdere, la Lega c’è».
Anche Di Maio non ha tardato a farsi vivo: «Noi siamo leali ma basta attacchi ai nostri ministri.»
«C'è ancora tantissimo da fare – ha aggiunto Di Maio, – non è certamente il momento per proporre temi divisivi mai condivisi fuori dal contratto. Questa è l’unica maggioranza possibile e che può servire meglio il Paese. Andiamo avanti con lealtà e coerenza. Dobbiamo cambiare ancora tante cose.»
In conclusione, secondo noi la strada per Conte è segnata ed è quella che porta al Quirinale con le dimissioni. Le parti sono troppo lontane: Salvini vuole restare perché è in grado di dettare l’agenda ai 5 Stelle, Dia Maio sa che se esce non torna più al governo.
 
Quindi sarà Conte a staccare la spina.
Secondo gli osservatori più attenti, le elezioni potrebbero avvenire a luglio o a settembre.
Secondo noi a settembre.

GdM

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