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Crisi, il dialogo tra le parti si fa sempre più difficile

Tra Conte, Salvini e Di Maio solo parole che dividono e che non considerano il Paese

Come abbiamo scritto, la sfiducia a Conte verrà discussa in Senato il 20 e alla Camera il 21.
In questi 5 giorni che mancano al dibattito parlamentare, tuttavia, non vengono fatti passi avanti. Anzi, ne vengono fatti indietro.
La cosa che più meraviglia, ma questo riguarda un po’ tutta la legislatura, è la mancanza di dialogo tra le parti. I leader non si telefonano, non si parlano. Se le mandano a dire.
Bisogna dire che rappresentano un po’ quello che sta accadendo tra la gente comune dopo l’avvento dei social. Non si usano più i mezzi tradizionali della comunicazione perché fa comodo utilizzare una bacheca virtuale come Facebook o un lanciatore di messaggi come con Twitter.
Ma, tra leader, il Paese avrebbe il diritto di vedere qualcosa di più serio.
 
Domenica prossima, 18 agosto, si svolgerà a Pieve Tesino la tradizionale «Lectio Degasperiana», il cui tema sarà articolato sulle lettere scritte da Alcide De Gasperi. L’analisi della sua corrispondenza è stata definita «autobiografia della nazione».
Cosa potrebbe accadere se una delle prossime generazioni volesse analizzare la situazione di questa legislatura tramite la corrispondenza intercorsa tra le parti? Nulla
Cioè esattamente quello che rappresenta questo momento storico per la politica italiana: nulla.
Non siamo pessimisti né catastrofisti, ma questo è quando appare seguendo il dialogo che intercorre per interposta persona tra la gente che dovrebbe gestire il Bel Paese.
 
Anche quella che oggi il Presidente Conte ha inviato a Salvini non è proprio una lettera, anche se la chiama «lettera aperta», nel senso che l’ha pubblicata su Facebook.
Non che sia edificante, a ben leggere il contenuto: «Da te, concentrazione ossessiva sui porti chiusi e slealtà. La nostra esperienza di governo è ormai agli sgoccioli. La politica non è potere ma enorme responsabilità.»
È un modo per criticare quello che Salvini ha fatto d’amore e d’accordo con il Premier quando ufficialmente le cose andavano bene.
Lo dimostra il commento che ha fatto Zingaretti dopo aver letto questa lettera aperta: «Bene il Premier, la strategia dell’odio non risolve i problemi». Ad ogni modo, Zingaretti ha detto ai suoi «prepariamoci al voto».
 
Di Maio, dal canto suo, non ha certamente cercato quello che unisce.
Al contrario, cosa che gli riesce bene, ha trovato quello che divide: «Salvini è pentito – scrive, – ma la frittata è fatta». 
Ovviamente Salvini non è pentito, anche se la reazione parlamentare lo ha lasciato perplesso. Tato vero che gli ha controbattuto: «Il mio telefono ce l’avete, ma usatelo solo per dirmi sì».
E, in vista del dibattito parlamentare, Di Maio ha suggerito che siano Salvini e i suoi ministri a dimettersi. Il che consiste in un’altra strada per giungere allo stesso risultato. Crisi.
E Salvini, per tutta risposta ha accennato a un maxi-rimpasto. A suo favore, ovviamente.
Insomma, se il clima elettorale è deleterio per la dialettica politica, prendiamo atto che questo periodo pre-elettorale è certamente più esasperato.

GdM

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