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Al Mart di Rovereto il Focus su Arturo Nathan

La mostra inaugurata in occasione delle ricorrenze sul Giorno della Memoria

Oggi nella Sala conferenze del Mart è stata inaugurata la mostra su Arturo Nathan, che fa parte del programma espositivo del 2022 del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, anch'esso presentato quest'oggi.
«Il Mart presenta un programma di indiscussa qualità e varietà che conferma la reputazione del Trentino, dei suoi musei e delle sue istituzioni. E lo fa in un tempo difficile in cui la fruizione culturale diventa un bene ancora più prezioso e necessario» – il commento dell'assessore alla cultura della Provincia autonoma Mirko Bisesti.
Nel programma, in allegato al comunicato stampa, sono previste 20 mostre tra Rovereto e Trento.

Quella inaugurata oggi riguarda Arturo Nathan, con 23 opere che ripercorrono una carriera artistica conclusa prematuramente, nella quale elementi metafisici convivono con le atmosfere sospese del Realismo magico. A Rovereto, fino al 1° maggio.
«Nell’ufficio del Presidente che ho qui al Mart c’è un solo dipinto ed è un’opera di Arturo Nathan, pittore triestino a cui sono particolarmente legato.
«In occasione del 27 ne presentiamo il valore di pensiero, la forza e la potenza. Una mostra intensa e straordinaria per ricordare la terribile Shoah» – ha sottolineato il presidente del Mart Sgarbi.
 
Vittorio Sgarbi: «Non esiste nella pittura del Novecento un artista più drammaticamente vero di Arturo Nathan».
Giorgio de Chirico: «Era un uomo intelligente, mite, giusto e buono ed è stato assassinato dai tedeschi perché era ebreo».
 

 
 Arturo Nathan 
Il contemplatore solitario è il Focus che il Mart dedica all’artista triestino in occasione delle commemorazioni delle vittime della Shoah.
Nato nel 1891, Arturo Nathan si avvicina da autodidatta alla pittura. Nel clima degli anni Venti, in una Trieste mitteleuropea, frequenta i salotti letterari e gli ambienti artistici.
Nel 1925 conosce a Roma Giorgio de Chirico, le cui atmosfere sospese e di inquietante mistero insieme all’amore per il passato classico ispirano la sua ricerca. Tra il 1926 e il 1929 si avvicina al post-espressionismo e al Realismo magico.
 
Partecipa a numerose mostre e nel 1929 tiene la sua prima personale a Milano nella Galleria di Vittorio Barbaroux. Nel 1931 un suo dipinto viene acquistato per il Museo di arte occidentale di Mosca dove sono già esposti quadri degli italiani Morandi, Carrà, Campigli.
Nel 1938 alle politiche di discriminazione razziale imposte dal regime fascista consegue la «scomparsa artistica» di Nathan.
Spiega la curatrice Alessandra Tiddia nel catalogo che accompagna la mostra: «[…] verrà cancellato dalla vita pubblica. Non si potrà più recensire nessuna mostra dove espongono artisti ebrei, la partecipazione costante alle Biennali veneziane verrà interrotta, i suoi quadri al Museo Revoltella confinati in una stanza chiusa insieme a quelli degli altri pittori ebrei: la sua attività di artista proseguirà, nei disegni e in alcuni dipinti, e nella poesia, ma senza nessun riscontro pubblico.»
 
L’ultima opera, «L’attesa», è del 1940 e raffigura un uomo di spalle contro un tramonto infuocato, quasi un presagio. Nello stesso anno, l’artista è costretto al confino, nelle Marche e in seguito al campo di prigionia di Carpi.
Nel 1944 la deportazione, prima nel campo di concentramento di Bergen Belsen e poi in quello di Biberach am Riss, dove muore il 25 novembre 1944.
 
 La mostra  
A Rovereto dal 22 gennaio al 1° maggio, la mostra Arturo Nathan. Il contemplatore solitario presenta un nucleo di opere realizzate tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso che rendono conto della breve carriera artistica.
Nelle pitture e nei disegni il mistero metafisico, che influenza tutto il lavoro di Nathan, diventa cupo e malinconico.
Scrive Vittorio Sgarbi nel testo in catalogo: «La pittura di Nathan è metafisica in senso diverso da quello del primo de Chirico, con il quale condivide l’ascendenza romantica. Nathan contrappone l’uomo e la natura, il limite della nostra vita e l’infinità della natura».
Figure solitarie abitano paesaggi stranianti il cui comune denominatore è l’inquietudine esistenziale.
«Relitti, frammenti archeologici, architetture in rovina, cavalli stramazzati, velieri abbandonati, come dopo il Giudizio universale.»

A cura di Alessandra Tiddia, la mostra è realizzata in collaborazione con Alessandro Rosada e la Galleria Torbandena di Trieste.

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