Caso dei pomodorini all'Arcivescovile di Rovereto: «Sovramaturazione del prodotto»
«Le analisi dimostrano che sul prodotto non sono state riscontrate contaminazioni né chimiche né batteriologiche»
In merito ai malesseri accusati lo scorso 3 maggio da una trentina tra alunni e insegnanti del Collegio Arcivescovile di Rovereto dopo aver mangiato dei pomodorini, Tiziano Mellarini lo ha definito «un caso isolato, che non deve rappresentare motivo di abbandono del programma, ma uno stimolo per tutti i soggetti coinvolti nella sua gestione ad assicurare una migliore qualità dei prodotti e un controllo più capillare lungo tutta la filiera: dall’azienda produttrice fino alla scuola».
«Questo spiacevole incidente – ha spiegato l'assessore – assieme all’esperienza maturata nei primi quattro anni di realizzazione dell’iniziativa, fornisce degli spunti che inducono a riflettere sulla necessità di riproporre ai Ministeri coinvolti alcune modifiche e correzioni, al fine di apportare dei significativi miglioramenti a un Programma già valido ed efficiente, in risposta a un contesto scolastico molto avanzato e sensibile come quello riscontrato nel nostro territorio.
«In particolare, solo per citarne alcuni, favorire il consumo di prodotti locali e rendere maggiormente flessibile la possibilità di scelta delle tipologie di frutta e verdura e delle relative confezioni, in modo da tener conto delle esigenze espresse dalle famiglie e dalle scuole. L’amministrazione provinciale si è già attivata in questo senso e a breve formalizzerà le proprie istanze.»
Nel merito del caso, la RTI Benessere a colori ha reso noto oggi che i referti ufficiali delle Asl di Padova e di Trento hanno confermato che l'esito delle analisi chimiche effettuate sul prodotto è negativo sia dal punto di vista chimico sia microbico.
«Le analisi – ha spiegato Fausto Bertaiola, presidente del Consorzio Ortofrutticolo Padano – dimostrano che sul prodotto non sono state riscontrate contaminazioni né chimiche né batteriologiche e che, quindi, non c'è nessun tipo di responsabilità dei produttori.»
«Volendo accertare come sono andati i fatti, – ha aggiunto Bertaiola – abbiamo voluto interpellare un esperto, il professor Giacone, docente di Igiene e Tecnologia degli Alimenti all'Università degli Studi di Padova.
«Secondo l'esperto i disturbi intestinali potrebbero essere eventualmente collegabili allo stato di maturazione del prodotto, che ne ha aumentato l'acidità rendendo possibile un'eccessiva proliferazione di batteri lattici.
«Questo ultimi sono organismi naturali assolutamente innocui per l'essere umano, fanno parte della normale flora intestinale e sono presenti in molti alimenti, pensiamo ad esempio allo yogurt.
«Se assunti in quantitativi eccessivi possono causare qualche disturbo intestinale di lieve entità, come se mangiassimo qualche yogurt di troppo.»
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