«La bellezza non salverà il mondo, se noi non salviamo la bellezza»
Lo ha detto lo storico dell’arte Salvatore Settis a Rovereto all'apertura della mostra dell’editoria della Vallagarina

La citazione di Dostoevsky «La bellezza salverà il mondo» tradotta in «La bellezza non salverà nulla, se noi non salveremo la bellezza», parola di Salvatore Settis.
Il noto storico dell’arte era a Rovereto per aprire la kermesse di «Tra le pagine del paesaggio. Mostra dell’editoria della Vallagarina».
Ad accoglierlo in una sala gremitissima l’esecutivo della Comunità della Vallagarina che organizza l’evento, in primis Marta Baldessarini assessore alla Cultura della Comunità, poi la scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti che dice «Ogni volta che torno in Trentino vedo qualcosa che mi turba, voler conservare il paesaggio non è conservatorismo ma guardare al futuro, ai nostri figli».
E rammenta le lacrime del padre quando si accorse che su un bel pavimento in legno antico avevano inchiodato il linoleum.
Infine il professor Mario Cossali che cita Andrea Zanzotto e il suo canto al paesaggio e parla di anime resistenti all’irruzione della modernità, della globalizzazione.
L’intervento di Settis aveva come titolo «Costituzione incompiuta - arte, paesaggio, ambiente», partendo dall’articolo 9 della Costituzione che recita «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione» e lo studioso ha regalato al pubblico un intervento di grande spessore dal quale traspariva l’ammirazione per la Costituzione.
«La prima al mondo – ha detto – ad aver posto il principio della tutela del paesaggio (con una piccola eccezione per la repubblica di Weimar). Costituzione che è ancor oggi tra le più avanzate.»
Settis ha ripercorso la storia di quella che ha chiamato «la seconda lingua degli italiani, la lingua della tutela, della storia dell’arte, del paesaggio», ha raccontato di quando la città di Siena nel 1309 inserì nei principali compiti dei propri governatori la difesa della bellezza, e poi nel 1574 quando Papa Gregorio XIII regolamentò l’edilizia all’interno dei propri possedimenti subordinandola al bene comune.
«Oggi quel Papa – ha detto Settis – avrebbe scomunicato chi ha redatto il piano casa.»
Dunque la tutela del paesaggio ha un cardine nel bene comune rispetto al bene del singolo. E poi via via nella storia, alla prima legge del 1909 a cura del senatore Luigi Rava, successivamente ripresa da Benedetto Croce e poi da Giuseppe Bottai nell’epoca di Mussolini, fino ad arrivare a Concetto Marchesi e Aldo Mori e alla stesura dell’articolo 9 della Costituzione.
Politica che si intreccia tra destra e sinistra, ha detto Settis, così come oggi esiste una continuità piena tra destra e sinistra nella devastazione del territorio.
«E – aggiunge lo storico, – nessun partito ha in agenda la priorità della tutela dell’ambiente.»
Poi, i numeri (dati Istat), impressionanti ma purtroppo reali.
In 15 anni è stato «mangiato» il territorio agricolo per 3 milioni e 600 mila ettari pari a 2 regioni: il Lazio e l’Abruzzo insieme.
Ogni giorno dell’anno compreso le festività cementifichiamo 161 ettari e perdiamo 8 metri quadri al secondo di terreno.
Perché?
«Si dice – ha affermato lo storico – che solo l’edilizia può dare slancio all’economia, ma non è vero. Abbiamo costruito molto e ci ritroviamo in questo stallo dell’economia, la realtà è che non siamo capaci di investimenti produttivi. Io non sto dicendo che non dobbiamo più costruire nulla ma dico che sappiamo fare solo quello. Invece dobbiamo mettere in moto la creatività, l’innovazione, la ricerca…»
Eppure da questo quadro dalle tinte fosche, emerge un barlume: l’associazionismo, la crescente coscienza civile dei cittadini nella tutela del paesaggio che contrasta con la sordità politica.
Pochi forse sanno che un piccolo Comune della Lombardia Cassinetta di Lugagnano capitanato dal suo Sindaco Domenico Finiguerra è il primo in Italia ad aver adottato un piano regolatore a zero consumo di territorio.
Settis conclude, guardando la platea che lo ha lungamente applaudito, dicendo: «Vivete in una delle zone più belle d’Europa, ma la bellezza non è un arcangelo del cielo che scende con la spada sguainata, spetta a voi - a noi tutti – difenderla.»