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Rovereto e la cultura: il «caso» Dario Di Blasi

Il commento di Paolo Farinati, del prof. Livio Caffieri e dell’avv. Oliviero Deflorian

Alla fine dello scorso gennaio, la Fondazione Museo Civico di Rovereto ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa, un radicale cambiamento nella Rassegna Internazionale di Cinema Archeologico: in quell'occasione si disse che l’attuale direttore Dario Di Blasi aveva deciso di farsi da parte per permettere un nuovo corso nella gestione della manifestazione.
Riportiamo qui di seguito la lettera che Paolo Farinati, Livio Caffieri e Oliviero Deflorian hanno inviato al nostro giornale per esprimere la loro contrarietà al provvedimento.

Il termine cultura deriva dal latino «colere», ovvero coltivare.
Nei millenni l’uomo ha «coltivato» i vari ambiti della propria conoscenza, arricchendola nel tempo e custodendola in spazi e con strumenti via via sempre più sofisticati.
Oggigiorno per cultura intendiamo un sistema di saperi, opinioni, credenze, costumi e comportamenti che fanno parte di un particolare gruppo umano.
La cultura è un'eredità storica che nel suo insieme definisce i rapporti all'interno di un certo gruppo sociale e quelli con il mondo esterno.
In breve, per cultura si intende il «sapere» generale di un individuo e di una comunità.
La cultura, o civiltà, intesa nel suo senso etnografico più ampio, è quell'insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società.
 
Ci piace aver messo in premessa tali passaggi, in quanto ci rendono ancor più orgogliosi di essere cittadini di Rovereto, una città e una comunità culturale che nei secoli ha saputo creare, stimolare e ospitare cultura nel suo significato più autentico.
Lo dobbiamo a uomini e donne che hanno fatto della nostra città un centro dove il sapere si è formato e si è sviluppato attraverso un confronto tra più sensibilità e più visioni.
Pensiamo al primo filone illuminista di Girolamo Tartarotti e alla filosofia di Antonio Rosmini, ma pure all’intraprendenza che animò lo spirito verso la scoperta di Paolo Orsi e Federico Halbherr, fino a giungere al moderno e al contemporaneo vivi nell’arte di Fortunato Depero e Melotti.
Sono solo alcuni esempi, di molti altri potremmo far cenno.
Di questi ed altri uomini di «cultura» Rovereto ha saputo custodire il patrimonio artistico e di conoscenza in apposite istituzioni e con specifiche iniziative.
Rovereto, in sintesi, ha coltivato la sua e altrui cultura con intelligenza, con dedizione, con stile e con un’eleganza riconosciuta.
 
Tale stile e tale eleganza non ritroviamo in questi giorni nella vicenda che ha coinvolto il prof. Dario Di Blasi, la Fondazione Museo Civico di Rovereto e l’Amministrazione comunale.
Come è ben noto il prof. Di Blasi ha curato fin dall’inizio, quindi da quasi trent’anni, la Rassegna del Film Archeologico, portandolo ai vertici nazionali in tale filone di studio, ma conosciuto e apprezzato anche a livello internazionale.
La lettera di stima firmata da ben 46 alte personalità della cultura italiana e resa pubblica alla città in questi giorni, la dice lunga sulle capacità del prof. Di Blasi e sul valore assoluto raggiunto dalla Rassegna.
La vicenda ci sembra sia stata mal gestita dalla Fondazione Museo Civico e dall’Amministrazione comunale, i quali avranno pur i loro motivi, ma potevano essere usati con maggior stile e buon senso.
La cultura è rispetto. Il denaro è sì importante, ma non può determinare le sorti della Rassegna e non può essere motivo di offesa verso alcuna persona.
 
Il bilancio comunale non è poi così povero, essendoci per il 2017 più di 110 milioni disponibili.
Come peraltro ricordiamo che il Museo Civico è diventato una Fondazione anche per renderlo finanziariamente più autonomo, rispetto al Comune, e posto nelle migliori condizioni anche nella ricerca di risorse economiche private per le sue attività.
In conclusione, una triste vicenda che ha offeso la città e la cultura di Rovereto.
Il tutto poteva trovare soluzione all’interno degli opportuni uffici, se coloro che sono preposti alle sorti del Museo Civico e della cultura cittadina avessero, in tempi congrui, messo sul tavolo un’ipotesi di collaborazione con il prof. Di Blasi dignitosa e capace di garantire un futuro positivo alla Rassegna del Film Archeologico.
L’augurio è che tale spirito possa essere trovato al più presto. Ribadiamo, la cultura è soprattutto rispetto.
 
Paolo Farinati - prof. Livio Caffieri - avv. Oliviero Deflorian.

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