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Palazzo Betta Grillo ora è nel patrimonio comunale di Rovereto

La scheda: è costituito da 4 piani fuori terra e 2 piani interrati per una superficie lorda di circa 2.000 mq

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Una targa intitolata a «Maria Angelica Grillo - Benefattrice» e una pergamena hanno suggellato oggi la firma degli atti formali per l'acquisizione di Palazzo Betta-Grillo, operazione che giunge al termine di un decennio abbondante di trattative.
Alla presenza del Notaio Rita Fochesato ha consegnato il certificato di proprietà al Sindaco Francesco Valduga il quale ha firmato nel salone al piano nobile (che da oggi si chiama «Sala Grillo»), la ricezione formale del bene e delle pertinenze nonchè degli arredi e delle opere d'arte conservate nel Palazzo.
Mezz'ora prima nello studio del Notaio, il dirigente del Patrimonio del Comune di Rovereto dr. Gianni Festi ed il Procuratore della donatrice, dr. Marco Frisinghelli, avevano perfezionato la lettura di rito dei due atti notarili: uno di donazione del Palazzo (da parte della prof.ssa Grillo) per un importo di 3 milioni e 400 mila euro, l'altro di acquisizione da parte del Comune delle pertinenze per un importo di 819.000 euro.
 
Nel suo intervento il Sindaco Francesco Valduga ha ringraziato la benefattrice, mettendo in risalto il valore da lei espresso con questo atto a favore della comunità, ed ha sottolineato come in un'epoca in cui dominano spesso spinte egoiste, giunge un esempio di come è possibile porre gli interessi collettivi in posizione preminente rispetto a quelli personali.
Alla cerimonia informale - allargata alla stampa e ai consiglieri comunali - ha preso parte anche l'ing. Andrea Frisinghelli autore di un saggio storico sul Palazzo e la Capo delegazione del Fai di Trento, dr.ssa Luciana De Pretis, che ha già proposto di inserire Palazzo Grillo come meta principale delle Giornate del FAI del marzo 2018.
 

 
La costruzione del palazzo fu avviata dalla Comunità della Regola di Lizzana nella prima metà del ‘700 per essere la sede del Comune.
Nel 1728 il palazzo fu acquistato dalla famiglia Betta e trasformato in una residenza nobiliare. Nel 1899 è stato acquistato dalla famiglia Grillo.
Il piano nobile di Palazzo Betta-Grillo risulta estremamente rappresentativo della raffinatezza e del lusso che si erano diffusi nelle abitazioni patrizie di Rovereto nel corso del ‘700.
 
L’edificio è ricco di stucchi, tappezzerie d'epoca, arredi originali e opere d’arte, tra le quali spiccano sette grandi tele dipinte da Gasparantonio Baroni Cavalcabò (1682-1759) con la collaborazione del cugino Giovanni e quattro splendidi dipinti parietali realizzati da Giovanni di Dio Galvagni (1763-1819).
I pregevoli stucchi e cicli pittorici che si trovano al suo interno testimoniano l’amore per l’arte e l’elevato livello culturale della committenza, elementi chiave di un periodo contraddistinto da una grande vivacità intellettuale e floridità economica.
Dal punto di vista edilizio e architettonico, il compendio immobiliare si sviluppa su una superficie complessiva di circa 4.000 mq. ed è composto da un’aggregazione di fabbricati che si sono affiancati nel corso dei secoli (si allega una planimetria descrittiva dei corpi che compongono il compendio).
 

 
 Il complesso organismo edilizio è così costituito 
- Il nucleo più antico a pianta rettangolare di 4 piani fuori terra e 2 piani interrati che racchiude al suo interno tutti gli ambienti di rappresentanza per una superficie lorda di circa 2.000 mq;
- La facciata principale su via Santa Maria è semplice ed austera.
- Un corpo di fabbrica che si innesta sull’angolo est dell’edificio principale e che originariamente ospitava i locali di servizio.
- La loggia per il ricovero delle carrozze.
- Le scuderie.
- Il giardino monumentale del palazzo che risulta estremamente interessante, in quanto conserva intatto l’assetto ottocentesco ed offre un vasto campionario delle specie botaniche ornamentali diffuse in quell’epoca.
Esso è separato da via Santa Maria mediante una siepe di ligustro ed una cancellata in ghisa dal raffinato disegno elaborato dall’architetto Tamanini negli anni Settanta dell’Ottocento.
All’interno del giardino sono presenti alcune vecchie piante che caratterizzano il paesaggio urbano dell’intero quartiere e possono essere considerate senza remora dei veri e propri monumenti vegetali degni di tutela.
- C’è un orto urbano di circa 1.000 mq. attualmente ancora coltivato.
- Un magazzino posto all’angolo con viale Schio ed alcuni edifici addossati al palazzo sul retro.
- Due piani interrati di cantine ancora con botti che evidentemente devono essere state costruite in loco: non potevano entrare / non potrebbero uscire dalle piccole scale e porte di accesso ai vani cantina.
L’uva arrivava direttamente da dei sifoni che dal cortile mandavano i grappoli nei sotterranei dove si vinificava passando il prodotto direttamente alle botti.

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