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Geco: l’Università a Rovereto disegna la nuova geografia

Inaugurato il nuovo Centro geo-cartografico di studio e documentazione, istituito dall’Università di Trento, dal Comune di Rovereto e dalla Provincia autonoma di Trento


Foto ©GiovanniCavulli.

 
Capace di fare rete tra discipline diverse e di aprirsi oltre i confini territoriali: così oggi a Rovereto prende forma il nuovo Centro Geo-cartografico di studio e documentazione, fortemente voluto dall’Università di Trento nel Piano strategico e sostenuto dal Comune di Rovereto e dalla Provincia autonoma di Trento.
Un centro unico nel suo genere, che al suo debutto nella nuova sede di Palazzo Alberti Poja già raccoglie le dichiarazioni di interesse e di adesione scientifica di 122 docenti, un numero destinato a crescere nei prossimi mesi.
Di questi, 37 sono gli afferenti dall’Ateneo trentino: docenti che provengono in buona parte dal Dipartimento di Lettere e Filosofia, ma anche dai dipartimenti di Ingegneria civile, ambientale e meccanica e Ingegneria industriale, da Sociologia e Ricerca sociale, da Economia e Management e dalla Scuola di Studi internazionali.
A loro si aggiungono 78 docenti da altri atenei italiani, da vari enti e sodalizi e 9 afferenti dall’estero.
 
Il tratto più significativo del Centro - messo in luce questa mattina anche durante la cerimonia di inaugurazione al Teatro Zandonai di Rovereto - è proprio l’interdisciplinarietà del suo approccio. Del resto la geografia è da sempre una disciplina aperta al dialogo, capace di leggere attraverso il tempo e lo spazio e di adattarsi a nuovi ambiti applicativi.
Con il suo patrimonio documentale cartografico digitalizzato e con le competenze dei suoi ricercatori e ricercatrici, il GeCo offrirà una base conoscitiva fondamentale per la gestione del patrimonio paesaggistico, culturale e ambientale e sarà al servizio della ricerca scientifica e del territorio in vari ambiti, come ad esempio la prevenzione del rischio ambientale e antropico, la gestione delle risorse boschive, la pianificazione urbana sostenibile.
 
«Questa nuova realtà scientifica costituisce un unicum nel panorama europeo, – spiega la direttrice del Centro, Elena Dai Prà docente di geografia all’Università di Trento. – Si tratta di una sfida che abbiamo voluto raccogliere per rispondere a delle esigenze necessarie.
«Il Centro nasce infatti per costruire ponti di collaborazione tra il mondo della ricerca e la sfera pubblica, per promuovere ricerche innovative di geografia storica e di cartografia, applicate, a servizio del territorio, cioè utili a rispondere a bisogni concreti quali una pianificazione territoriale illuminata e sostenibile.
«Solo con una adeguata conoscenza del contesto spaziale, sia attuale sia storico, è infatti possibile affrontare concretamente problemi quali l'aumento del rischio idrogeologico, la programmazione urbana o la gestione e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale.»
 

 
Per l’inaugurazione di oggi è stata organizzata un’intera giornata di incontri a tema geografico e cartografico. La mattinata si è aperta al Teatro Zandonai con i saluti istituzionali.
«È importate partire da questo luogo, Teatro Zandonai, perché ci fa capire che questo investimento si inserisce in un percorso che la città compie da secoli nel campo della conoscenza, – ha esordito il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga. – Il Centro porta una maggiore presenza dell'Università di Trento dentro la città.
«Vogliamo più università perché l'Università è produzione di pensiero, positiva contaminazione, è metodo, è profondità ed efficace antidoto alla superficialità, alla banalità, alla fretta che caratterizza troppo spesso il dibattito nel tempo in cui stiamo vivendo.
«Il GeCo è un pezzo di università che si inserisce in maniera opportuna e armonica nel territorio, non è avulso e calato dall'alto: trova terreno fertile nella riflessione sull'uomo e per l'uomo che l'Università sta già facendo con il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive.
«Valutare il rapporto uomo/ambiente e studiarlo significa capire meglio l'uomo e stimolare un importante impegno collettivo e quindi i rapporti che il GeCo avrà, potrà arricchirsi con le strutture e le istituzioni culturali e di ricerca che potranno aiutare a valorizzare archivi e l'innovazione tecnologica, temi che l'Università sta portando avanti nel territorio grazie anche al collegamento con meteorologia, perché rappresenta un'ulteriore possibilità di crescita e di sviluppo.
«Grazie a chi ha reso possibile tutto questo: ringrazio la Provincia che nella scorsa legislatura con l'ex-assessore Sara Ferrari ha seguito il nostro cammino per rafforzare l'Università a Rovereto e l'attuale amministrazione provinciale che sarà ringraziata quanto più potrà e vorrà sostenere le istituzioni del territorio, grazie all'Università e alla prof.ssa Dai Prà e ai suoi collaboratori, grazie all'assessore Tomazzoni che ha lavorato a questo progetto e a tutta la struttura comunale, e grazie alla rete di istituti di ricerca dentro il sistema museale e del territorio, agli atenei e alle strutture di ambito militare che ci permetteranno un lavoro assieme.
«Io credo che quello che fa veramente la differenza sia l'attitudine al lavoro assieme espressa in questa occasione, perché dobbiamo promuovere coesione e non divisione ed il risultato si è visto. Buon lavoro a tutti, un augurio non solo a chi lavorerà dentro ma anche a tutti noi che dobbiamo sostenerlo.»
 

 
Per il rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini «l’Università di Trento, già presente sul polo di Corso Bettini e in quello della Manifattura, rafforza oggi la sua presenza a Rovereto con un’iniziativa di grande valore, una nuova avventura scientifica, fortemente radicata nel territorio ma aperta a dimensioni internazionali.
«Nel nuovo Centro GeCo mettiamo in rete le capacità maturate grazie alla competenza di persone speciali. Decisivi sono stati il supporto e la convinzione della Provincia, forti in entrambe le legislature, sugli impegni presi, tra cui, concretamente, l’attivazione di una posizione di ricercatore specifica nell’area della geografia.
«Un progetto che non sarebbe stato possibile senza il grande entusiasmo del Comune di Rovereto, che subito ha accolto questa iniziativa di ricerca e di divulgazione della conoscenza.
«Senza dimenticare il grande rapporto di collaborazione con le forze armate, soprattutto per via della natura militare della cartografia storica. Il Centro GeCo offre un patrimonio di conoscenza cartografica di grande valore, anche economico, che viene messo a disposizione della collettività.»
 
L’assessore all’Università della Provincia autonoma di Trento, Mirko Bisesti, ha detto: «È un onore essere qui, mi unisco ai ringraziamenti perché la passione con la quale la professoressa Dai Prà e l’assessore Tomazzoni - quando mi hanno presentato il progetto - è importante, e senza quella passione non so se saremmo qui a inaugurare un percorso che vede una forte sinergia tra enti.
«Ringrazio le autorità militari, parlare di geografia è importante, è un tema che ho toccato più volte da assessore all'istruzione, la geografia è stata un poco trascurata, non basta avere google maps nel cellulare: abbiamo bisogno di strumenti e competenze per far sì che i nostri giovani sappiano cosa è il nostro territorio.
«La questione dei confini non riguarda solo i rapporti tra stati, ci servono i contenuti di quei confini.
«Il fatto che il Comune di Rovereto abbia voluto così fortemente caratterizzare, con ancor più vigore, l'aspetto culturale di istruzione e formazione, avrà riflessi positivi sulla collettività di Rovereto in primis e tutto il Trentino.
«Il percorso che faremo per fortificare questo centro farà sì che abbia ripercussioni nazionali e sovranazionale, il mio plauso quindi a chi ci ha creduto. Abbiamo l'ambizione che la ricaduta sia positiva per tutte le future generazioni, grazie al lavoro che faremo tutti assieme.»
 

 
Dopo i saluti del presidente SOGEI Andrea Riggio e del generale C.A. Claudio Berto, comandante delle Truppe Alpine, e la presentazione del Centro da parte della direttrice Elena Dai Prà, è stata la volta della lectio magistralis di Giuseppe Scanu, presidente dell’Associazione italiana di cartografia.
Scanu ha messo in luce nel suo intervento l’elemento di novità e originalità costituito dal nuovo centro.
«Parte dall’obiettivo ambizioso di introdurre una formula innovativa nella ricerca delle fonti di conoscenza del passato, da cui trarre informazioni da rilocalizzare sulle attuali basi di riferimento geografico, come mappe e immagini di varia tipologia, formato e scala.
«Informazioni utilizzabili in senso operativo e applicativo nella ricerca così come nella pianificazione e nella gestione del territorio. La nuova rivoluzione culturale mette in discussione l’attualità dei prodotti cartografici, non tanto sotto il profilo tecnico-informativo quanto piuttosto sulle modalità di realizzazione e sulle nuove esigenze delle società più avanzate, dominate dai social e dalle ridondanti offerte dei colossi dell’ICT come Google.
«È evidente come sia necessaria la ricerca di un prodotto cartografico (per utilizzare una parola della tradizione), che abbia un senso diverso dal fornire una mera conoscenza transcalare del territorio. Proprio come finora è stato nella storia della mappa.»
 
La cerimonia di inaugurazione si è spostata quindi a Palazzo Alberti Poja per il taglio del nastro nella nuova sede del Centro e l’apertura dell’esposizione cartografico-storica.
A introdurre la visita alla mostra sono stati Franco Marzatico, responsabile della Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento e Carla Masetti, Coordinatrice centrale del Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici (CISGE). A seguire si è tenuta la visita, guidata dalla professoressa Elena Dai Prà, alla mostra cartografica, «Imago tridentina».
La cartografia storica manoscritta del Trentino dagli archivi territoriali, a cura della professoressa Elena Dai Prà, che raccoglie la cartografia storica manoscritta provenienti dagli archivi del territorio provinciale, e che è stata organizzata grazie al fondamentale supporto della Soprintendenza per i Beni culturali.

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