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Il poeta «paesologo» Franco Arminio a Rovereto

Invitato dal Lions Club Rovereto Host, è stato presentato alla Sala Filarmonica in corso Rosmini e ha dialogato magistralmente con lui il prof. Giuseppe Mocatti

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Franco Arminio, poeta, scrittore e regista italiano, nato a Bisaccia (AV) nel 1960.
Autodefinitosi «paesologo», ha raccontato i piccoli paesi d'Italia, descrivendo con estrema realtà la situazione soprattutto del Mezzogiorno d’Italia.
Animatore di battaglie civili, collabora con diverse testate locali e nazionali e ha realizzato anche vari documentari.
Dopo il racconto erotico L'universo alle undici del mattino, è del 2003 Viaggio nel cratere, in cui Arminio racconta l'Irpinia di oggi e la zona del «cratere», quella colpita dal grande terremoto del 1980, riuscendo a coniugare uno stile narrativo straordinario all’impegno civile e all’indagine psicologica.
 
Negli ultimi anni ha pubblicato molti libri, con notevole successo di critica e crescente apprezzamento dei lettori.
Tra gli ultimi: Vento forte tra Lacedonia e Candela (2008, Premio Stephen Dedalus per la sezione Altre Scritture), Nevica e ho le prove, Cronache dal paese della cicuta (2009), Cartoline dai morti (2010), Terracarne (2011), Geografia commossa dell'Italia interna (2013).
Ha pubblicato numerose raccolte di versi, tra cui Le vacche erano vacche e gli uomini farfalle (2011), Stato in luogo (2012), Cedi la strada agli alberi.
Poesie d'amore e di terra (2017, premio Brancati 2018) e Resteranno i canti (2018).
La poesia di Franco Arminio, l’eterna giocosa sfida tra intimità e distanza
 

 
La sensibilità e il talento del poeta paesologo Franco Arminio, in felice empatia col prof. Giuseppe Mocatti, hanno sin da subito «bucato» le menti e scosso i cuori dei numerosi presenti in Sala Filarmonica nel tardo pomeriggio di questo martedì.
«La poesia è come una lucciola alle due del pomeriggio, – ci dice Franco Arminio. – Non la vedi, ma sai che c’è, la percepisci.
«Poesia è il tentativo gentile di riparare il vaso rotto, un gesto per comunicare. Lo fai per te, ma pure per tutti coloro che ti stanno attorno.
«La poesia ha un senso civile, nasce dai luoghi e guarda verso il mondo, è desiderio di ingentilire il mondo, di coglierne la vitale bellezza.»
 
La paesologia di Franco Arminio è raccontare il paese, il proprio paese, tra case e montagne, è testimonianza dell’evolversi di questi luoghi, è fare proprio lo scorrere delle storie e donarlo agli altri.
«I paesi si evolvono con gli occhi, – ci scrive il poeta irpino. – La poesia ci aiuta ad educare i bambini al paesaggio, ad osservarlo e a compiacersi dello stesso, tra distanza e intimità
I paesi e i luoghi di Arminio sono le case raccolte sulle alture della sua Irpinia, ai confini della Lucania.
Terre di emigrazione, di svuotamento di borghi, ma proprio per questo strade e campagne pregne di suoni, di odori, di rumori e di profumi che stimolano i sensi di coloro che vogliono e sanno guardare e ascoltare.
La poesia richiede di conoscere il paesaggio con lo sguardo dello straniero e con quello di chi ci vive.
«La poesia non ama la stazione, ama la varietà.»
 

 
«Amo molto il dialetto, i molti dialetti, e con loro la poesia dialettale, ma preferisco scrivere in italiano per rispetto dei miei nonni.
«È comunque una grande fortuna che ancora oggi venga usato il dialetto. Anche i giovani lo parlano. Il dialetto è tradizione pura, che va certamente salvaguardata.»
«Alla fine risuoneranno i canti, – scrive Arminio. – Molti hanno incontrato strade diverse. Ma l’abbandono delle campagne e delle montagne in Italia non è significato snaturare ciò che è locale.»
 
Franco Arminio scandisce le parole con ritmo lento e regolare, senza alcuna paura, ma con grande rispetto per loro.
Accanto a lui il prof. Giuseppe Mocatti lo elogia e lo stimola, laddove ce ne fosse bisogno, a scavare con le sue poesie nella luce e nella bellezza più intime.
Ne nasce una lezione unica, originale, schietta, vestita di quella purezza che è propria solo della poesia.
«La poesia ha il compito anche di ingentilire il mondo, di far emergere la bellezza su questo nostro pianeta, – è un fermo messaggio di Arminio. – Non si spara mai nel mucchio, bisogna saper discernere.
«Si sorride col corpo, c’è molto cuore e molto sogno nella poesia, spesso tagliati dalla ragione.»
 

 
Le parole di Arminio, tra la lettura di più sue poesie, giungono all’oggi.
«Stiamo cambiando epoca, dobbiamo educare i nostri giovani che non conoscono la tradizione. Dobbiamo aiutarli a guardare il mondo, a scoprire il loro paese, come per me il mio paese è divenuto il mio utero.
«È nato un nuovo umanesimo della montagna. Dobbiamo guardare con rispetto alla montagna.»
E Franco Arminio coltiva tutto questo ogni anno con un Festival al suo paese natale, Bisaccia, dal titolo «Festa della Paesologia.»
Più giornate con concerti, poeti, narratori, teatro, tradizioni senza alcuna interruzione.
«Una nuova necessaria vitale modernità plurale, come ama chiamare Arminio questa sua festa.
Il locale che incontra e si intreccia col globale. E la poesia, la sua poesia, ne esce regina.
 
L’incontro e il dialogo tra Franco Arminio e il prof. Giuseppe Mocatti ha incantato tutti i presenti, sancendo ancora una volta l’universalità del linguaggio della poesia.
Come l’arte poliedrica di Fortunato Depero, che Arminio ha desiderato conoscere nel suo soggiorno a Rovereto, rimanendone felicemente sorpreso e stimolato.

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