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Nei «salotti d’autore» si è parlato anche di Donne e imprese

Le socie del club Inner Wheel Trento Castello Carf non hanno mai rallentato l’attività

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È stata un’impresa quella delle socie del club Inner Wheel Trento Castello Carf di continuare – nonostante la pandemia – a organizzare gli incontri del «Salotto d’autore»:
Il 7 aprile la Presidente Loredana Bettonte ha presentato, sia al pubblico accolto nella Sala Depero del Grand Hotel Trento che alle molte amiche collegate su piattaforma dalla Lombardia alla Puglia, il dr. Vincenzo Faggiano, padovano di adozione, campano-salentino di nascita, esperto di politiche del lavoro, con esperienze lavorative assai interessanti presso le Nazioni Unite a Ginevra, autore del romanzo «Vite senza tempo».
 
È stata poi Luciana Grillo (foto di copertina) a dialogare con l’autore di questo testo senza tempo, che racconta – partendo dal casuale ritrovamento di un manoscritto – una vicenda duplice di amore e violenza, di dedizione e sopraffazione, di uomini che diventano eroi anche senza dar prova di umanità e di donne che per fedeltà mettono in gioco la propria vita e persino la propria dignità.
In realtà il romanzo è nato dopo che Faggiano aveva raccontato questa storia in un dramma lirico, «La serva padrona», rappresentato con successo in Italia, in Europa e persino a Broadway.
 

 
La possibilità di far conoscere la storia della Contessa e di Bettina, di Marsilio sconfitto da eroe, dei Carraresi sopraffatti dai Morosini, ha suggerito a Faggiano di abbandonare la forma poetica e di tradurre nella sua bella prosa scorrevole ed elegante le vicende che naturalmente sono state ampliate e approfondite, con uno sguardo attento all’attualità.
Ecco la chiave del successo di questo breve romanzo: la leggerezza mai banale della scrittura, la declinazione della violenza in più forme, l’analisi profonda e non invadente della personalità e della sensibilità dei personaggi, l’intreccio fra epoche diverse (1400/2000).
 
Da non dimenticare, inoltre, la contestualizzazione sociale e politica, le considerazioni amare sull’attualità, le osservazioni sul nostro rapportarci con gli anziani.
A titolo esemplificativo, riportiamo poche righe: «Io ci vivevo bene, nel mio tugurio, ignorato da tutti, nonostante la solitudine, la scarsità di mezzi, gli acciacchi della vecchiaia.
Fatto si è che alcuni saccenti vicini tanto fecero da convincermi a rivolgermi ai servizi assistenziali… Inserito nel magnanimo ingranaggio dell’assistenza pubblica, potevo solo vegetare tra un programma televisivo, i pasti a base di pappette e qualche disperante conversazione con i miei compagni di sventura.»
 
Sembra un romanzo intinto nel pessimismo quando la Contessa dice a Bettina: «La cosa veramente assurda è la violenza, la cattiveria umana che genera la guerra. L’uomo giusto può solo subire o reagire, ma in ogni caso la sua vita ne uscirà distrutta», invece «Ogni dolore si può dimenticare se si riesce a vivere con dignità, ad avere uno scopo per la propria vita». E dunque si apre uno spiraglio di speranza.
Il pubblico ha ascoltato in silenzio religioso, prima di avvicinarsi all’autore per le dediche.
Non era scontato che un libro tanto diverso dalla letteratura di consumo a cui siamo abituati potesse suscitare un interesse così vivo.
 

 
Altra impresa l’8 aprile, nell’Aula Magna della Fondazione Demarchi: la F.I.D.AP.A., sezione di Trento, guidata con piglio deciso dalla Presidente Iva Berasi, con il sostegno della C.P.O. e di «Donne in cooperazione», ha ospitato Laura Boldrini (entrambe nella foto qui sopra) e il suo ultimo libro, «Questo non è normale», e di nuovo si è parlato di violenza, di femminicidi, di sopraffazione, di silenzi colpevoli, di pregiudizi e stereotipi.
Hanno dialogato con l’autrice l’avvocata Eleonora Stenico, socia della F.I.D.A.P.A., già Consigliera di Parità, sempre interessata al mondo delle donne, e la professoressa Barbara Poggio, Prorettrice dell’Università di Trento, con delega per le Politiche di Equità e Diversità.
 
Boldrini è partita dai proverbi popolari, che non sono distillati di saggezza antica, ma frutto di pregiudizi secolari.
Non solo si offendono le donne quando si borbotta con un sorriso di scherno «donna al volante, pericolo costante» e così via, ma anche quando si insultano gli uomini che rispettano le donne, che con loro condividono lavoro e famiglia, che le sostengono, le valorizzano, le apprezzano.
E poi, facendo riferimento all’esperienza politica, ha ricordato quanto abbia dovuto lottare perché alla Camera dei Deputati, di cui era Presidente, si usasse un linguaggio corretto, si dicesse la deputata, la ministra
 
La delegittimazione è l’arma maschile per far tacere le donne, il linguaggio volgare e sessista è un’offesa grave e gratuita [di cui abbiamo ricordi recenti anche nella nostra PAT – NdR], l’assuefazione a comportamenti scorretti diventa una patologia nel nostro Paese quando si finisce col considerarli “normali”.
Dunque, è proprio il momento che le donne si mobilitino, impegnandosi – insieme agli uomini – a formare persone migliori, rispettose delle differenze, compiendo un lavoro culturale profondo, per far sì che l’Italia diventi «un Paese per donne».
 
Boldrini, dopo aver elencato alcuni provvedimenti recenti e meno recenti come la cancellazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore, ha ricordato che soltanto dal 1963 è consentito alle donne l’ingresso nella Magistratura e nella carriera diplomatica – grazie ad una legge emanata dopo una causa intentata e vinta contro lo Stato da Rosa Oliva, che alcuni anni fa fu ospite a Trento della CPO – e ha infine spinto tutte le donne «a mollare gli ormeggi», citando il deputato visionario Salvatore Morelli, primo sostenitore dell’uguaglianza giuridica tra i sessi, che già nel 1861 chiedeva che alle donne fosse dato il diritto di voto, pubblicando «La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale».
Molto spesso Boldrini è stata interrotta dagli applausi del pubblico, rimasto inchiodato sulle poltrone per ascoltare, condividere e fare propri (speriamo) i tanti suggerimenti ascoltati, stimolati dalle domande pertinenti e penetranti di Stenico e Poggio.
 

 
La sera dell’8 aprile si è chiusa con un’altra impresa, quella «di mettersi in proprio» come recita il titolo della bella Mostra allestita da Roberto Festi a Palazzo Roccabruna, fortemente voluta dal Comitato per l’imprenditoria femminile e dalla sua determinata Presidente Claudia Gasperetti.
Alcune socie del Soroptimist International club di Trento, di cui Gasperetti è socia, capitanate dalla Presidente Annalisa Bortolotti, hanno visitato la Mostra, accolte anche dal dottor Adriano Zanotelli e dalla dottoressa Maria Pellegrini: dopo la visita del palazzo, illustrata con dovizia di particolari da Zanotelli, che ha aperto anche le porte del suggestivo Oratorio di San Girolamo, Gasperetti ha spiegato la storia e le funzioni del Comitato che presiede, ha parlato delle componenti, ha raccontato come è nata l’idea dell’esposizione di foto delle ventiquattro imprenditrici e libere professioniste trentine che hanno scelto di gestire in prima persona la loro vita familiare e professionale, dimostrando coraggio, determinazione, capacità.
 
Ogni foto è accompagnata da cenni biografici e da oggetti identificativi: alcuni tessuti per Katia Brida, restauratrice di tessuti antichi, un abito da sposa per Luisa De Oratiis, stilista di moda, volumi corposi per la commercialista Marilena Segnana e poi posate per le ristoratrici, e così via.
La dottoressa Pellegrini ha concluso la visita dando numeri e dati relativi alle imprese femminili, alla loro crescita, al loro sviluppo, riportati su tabelloni che chiudono in pratica la Mostra.
 
Ultimo momento della serata, ma vera sorpresa per le Soroptimiste, è stata la presenza di Lilia Mercedes Vega, una giovane donna peruviana che ha aperto il suo «Centro Estetico Andino» dopo aver frequentato un Corso di Formazione organizzato dal Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile e finanziato dal Soroptimist Trento.
Lilia ha raccontato come lavora, seguendo principi finalizzati al benessere, e ha ringraziato Comitato e Soroptimist che l’hanno aiutata a realizzare il suo sogno.
E anche questa è un’Impresa… o no?

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