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«Semplicemente donne» in mostra al Palazzo della Regione

La mostra, realizzata su proposta dell’assessore regionale al Patrimonio Waltraud Deeg, sarà disponibile fino al 29 marzo

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Sarà in mostra fino al 29 marzo nel palazzo della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol la mostra «Semplicemente donne» realizzata su proposta dell’assessore regionale al Patrimonio Waltraud Deeg. Si tratta di una riflessione sulla figura femminile attraverso 39 artisti trentini, alto-atesini e ladini che hanno rappresentato e celebrato le donne nelle diverse correnti artistiche e tempèrie culturali lungo tutto il Novecento e fino ai giorni nostri. Sono circa 70 opere, tra dipinti e sculture, provenienti dalla collezione d’arte della Regione che documentano come l’universo femminile sia stato sempre oggetto prediletto dell’attenzione artistica, da oggetto da ammirare, in veste di angelo o di tentatrice, a soggetto misterioso che s’interroga sulla propria identità fino alla nuova immagine nata dalla contestazione degli anni sessanta.
 
Nella serie dei ritratti esposti spiccano, tra gli altri le donne di Rita Vivori, ritratte in varie situazioni. Il valore iconico dell’immagine è racchiuso nello sguardo che muta lo stupore in seduzione e curiosità trasformando il ritratto delle giovani donne da oggetto da ammirare a soggetto misterioso. Rita Vivori ha insistito molto nel corso della sua carriera artistica sull’importanza e la centralità della donna, e sulla condizione femminile e più in generale «il femminile», inteso come rappresentazione e autorappresentazione di un’identità che era in forte trasformazione nell’Italia di quell’epoca, tra solidarietà sororale, contestazione dei ruoli e rivendicazione di un’alterità rispetto al mondo maschile. La semplicità della donna di Conrad Bergman, che spazia dal ritratto dallo sguardo sfuggente all’espressione del dolore più cupo e profondo
 

 
Sarà il «saper aspettare» il tema che Guido Polo ci ha vuole trasmettere attraverso i suoi dipinti? Case, palazzi e finestre attendono sullo sfondo un aiuto, dietro a quell’immagine, a quella figura singolare che ognuno di noi rivede nelle seriose foto dei propri cari. Paura, violenza, attesa, sono queste le sensazioni che incarnano e immortalano le singolari donne di Guido Polo. Grazie a Polo, queste opere ci fanno pensare. Le donne senza volto di Paolo Dalponte, di Michelangelo Perghem Gelmi, di Ilaria Montixi ci ricordano quante donne sono invisibili agli occhi di chi guarda e quante donne sono segregate nel mondo da un ruolo di fantasmi viventi. La donna tentatrice è, in Bepi Debiasi scacciata dall’angelo, mentre è esaltata da Franco Murer che la colloca nel giardino degli dei. Il Belli compone una saga di 10 opere che raccontano i miti del Mediterraneo con Elena di Troia, Fedra, Ippocrito.
 
«Nel 2023, viviamo ancora in strutture patriarcali, le donne si fanno carico di gran parte del lavoro di cura non retribuito e sono anche meno pagate nel lavoro salariato – ha spiegato Deeg – antichi cliché travestiti e riproposti da nuove strategie comunicative, rientrano subdoli nelle modalità quotidiane delle nostre vite lavorative e famigliari. Per aiutare a superare gli stereotipi si deve partire dalla famiglia e dalla scuola, con una dichiarata in-formazione alla consapevolezza di genere. Varie e diverse possono essere le strategie di comunicazione di una criticità sociale, che da sempre permea tutte le relazioni pubbliche e private, come le politiche con e per le donne. L’arte ha una capacità di comunicazione attraverso canali emozionali che vanno al di là del valore dell’opera – ha concluso Deeg – e toccano sfere di gusto e apprezzamento che con modalità diverse appagano, impressionano o stupiscono e fanno interpretare il messaggio con gli strumenti propri di ognuno. L’Arte è la prima strategia comunicativa veramente democratica e mai come in questa occasione se ne sente veramente la necessità».

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